E se alla fine fosse proprio Mancini a spuntarla tra Galtier e Paulo Sousa? D’altronde la conferma del Roberto nazionale da parte di Gravina potrebbe rappresentare esclusivamente la volontà della Federazione di confermare il tecnico di Jesi, laureatosi Campione d’Europa nel 2021, ma non quella di Mancini che, dopo 5 anni alla guida degli azzurri di Coverciano, potrebbe essere stuzzicato dall’idea di ritornare ad allenare una squadra di club.

Quello di Mancini è un profilo che da sempre affascina De Laurentiis, con il patron azzurro che più volte ha speso parole di elogio per il CT, affascinato da un personaggio che garantirebbe di avere non solo un degno sostituto di Spalletti in termini di esperienza, ma anche di continuità tecnica.

D’altronde era stato proprio il Presidente a tracciare le linee guida per l’individuazione del nuovo tecnico e una delle caratteristiche primarie era la ricerca di un “allenatore” che non fosse un semplice gestore del gruppo, ma che soprattutto avesse nel 4-3-3 il suo modulo distintivo. Mancini alla guida della nazionale si è dimostrato un CT sui generis, che ha dovuto prima di ogni cosa plasmare un gruppo rivoluzionato dopo la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018 in Russia, andando a recuperare nel morale e nell’orgoglio quei calciatori rimasti traumatizzati dall’esperienza con Ventura in panchina e inserendo nuovi elementi o quelli che fino a quel momento erano restati ai margini.

Un mix che ha portato la Nazionale prima al record, ancora imbattuto, di 37 risultati utili consecutivi e poi a conquistare, nella splendida cornice di Wembley, il secondo campionato Europeo della sua storia. Titolo inaspettato alla vigilia e ottenuto dopo aver eliminato avversarie del calibro di Belgio, Spagna (allenata proprio da Luis Enrique) e l’Inghilterra padrona di casa e favorita dai pronostici. A quel magnifico momento è seguita la seconda amarissima esclusione dal mondiale del Qatar, con l’Italia che ha sprecato più di un matchball dal dischetto prima di capitolare contro l’orgogliosa Macedonia di Elmas.

Tra pochi giorni Mancini affronterà, per la seconda volta, la fase finale della Nations League, a dimostrazione della capacità di saper ripartire dalle delusioni e ritrovare sempre nuovi stimoli e nuove idee per proporre una squadra all’altezza delle competizioni, ma soprattutto delle aspettative di una nazione dal palato fine.

Considerando il materiale a disposizione c’è da dire che Mancini ha compiuto, nel suo quinquennio, una sorta di miracolo, ottenendo risultati probabilmente superiori rispetto al roster da cui attingere. Costretto anche a convocare oriundi sconosciuti ai più e dimostrando una grandissima capacità di adattamento.

Ecco, probabilmente proprio questo aspetto, di non essere un allenatore pretenzioso, ma incline ad uno spirito formativo che tanto bene si sposa con la politica societaria che non rincorre i grandi nomi, ma la ricerca di prospetti, come Kvara e Kim per fare due esempi recenti, potrebbe spingere De Laurentiis a fare più di un pensierino sul tecnico marchigiano. Non trascurabile anche il fatto che Mancini conosce perfettamente il campionato italiano, a differenza di altri pretendenti alla panchina azzurra, conosce le peculiarità di una piazza calda come quella partenopea e che negli ultimi anni si sia specializzato nel 4-3-3 con vertice basso.

Mancini inoltre ha già avuto modo di lavorare con più di un elemento della rosa attuale del Napoli, con Di Lorenzo diventato titolare della fascia in nazionale proprio sotto la sua guida o Raspadori, importante investimento del club, che gode della stima assoluta del CT e che potrebbe ritagliarsi un ruolo sempre più centrale nelle prossime stagioni. Ma il tecnico potrebbe anche accelerare il processo di crescita di alcuni elementi prospettici e poco utilizzati come Gaetano e Zanoli, che ritornerà all’ovile dopo il proficuo prestito alla Samp, già convocati per diversi stage a Coverciano.  

E andando oltre l’aspetto prettamente professionale e di campo, che ci restituisce l’immagine di un professionista vincente sia come calciatore che come tecnico, quella di Mancini è una figura dal grande carisma e fascino, lato apprezzato dal presidente De Laurentiis che ricerca un uomo che possa anche appresentare al meglio l’immagine di un club in continua ascesa.

Mancano due settimane alla dead line tracciata per la scelta del tecnico, pronto ad accollarsi la pesante eredità lasciata da mister Spalletti, mentre domani partirà la Nations League con l’ultimo atto fissato per il 18 giugno. Da li in poi potrebbe esserci un’accelerata e la tanto attesa fumata bianca, che sia il Mancio il nome giusto?