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Conte e Lukaku
Conte e Lukaku

La Gazzetta dello Sport analizza l’impatto di Romelu Lukaku sul Napoli di Conte.

Lukaku decisivo per Conte

«Ghe pensi mi», boh! Oppure: «m’o veco io!». Ci pensa lui o se la vedrà lui? Il gol, in tutti i dialetti dello scudetto sta in quei trentatré punti firmati (anche da) Romelu Lukaku, quattrocento reti in giro per il mondo e la voglia matta di continuare ancora, finché difensore o portiere non lo separi dalla felicità, a dare un senso alle sue partite, sempre gonfie di successi. Si scrive Lukaku e comunque si pronuncia vittoria, perché in questo campionato un po’ così - un po’ sotto ai suoi livelli abituali ma mica poi tanto - Big Rome s’è tolto almeno lo sfizio di animare le festicciole necessarie per crederci ancora, per starsene lì, a distanza dall’Inter, ma comunque minacciosamente presente: undici gol per altrettanti successi, come se il destino avesse bisogno di lui, decisivo, determinante, influente, praticamente essenziale per potersi regalare sette «finali mondiali» in cui vibrare.

Il bancomat Le modalità non sono mutate: si va in campo, ci si allunga in area di rigore, si pigia sull’11, una specie di pin, e poi si passa all’incasso, come se fosse un bancomat. E’ andata sempre così, dal Parma in poi, il debutto in una giornata per uomini forti, dunque per lui, afferrato per la gola al minuto 90’ per il momentaneo pareggio e poi sballottato, grazie ad Anguissa, al 96’ per la rimonta o per la remuntada, insomma per la rivoluzione. Ma poi, a seguire, Cagliari e Como, Milan e Roma, Udinese e Fiorentina, Atalanta e Juventus, ancora la Fiorentina e ancora il Milan, perché “repetita juvant”. Lukaku è una garanzia, lo raccontano le sue incursioni da “nomade” del gol, lo sussurra - pardon, lo strilla - una carriera che dal 2013 è stata trascinata in doppia cifra, giocasse per il West Bromwich o per il Chelsea, per l’Everton o per il Manchester United, per l’Inter o per la Roma: e il Napoli, la sua ultima tentazione per ergersi a protagonista, certo che non poteva restare sotto la linea di galleggiamento di un’eccellenza.

Conte e Lukaku

Lukaku: solo gol pesanti per Conte

Nel regno Undici Lukaku pesano eccome, lo spiega la classifica (non solo quella dei cannonieri) che è stata orientata - e in che modo - contro Fiorentina e Milan, gli ultimi due successi, da un uomo che per un po’ ha dovuto pure sopportare i pregiudizi di pancia e però se ne è stato zitto, si è messo a lavorare, ha perso chili e ha dato consistenza non solo a se stesso ma al Napoli, diventato sempre più suo, per ledership che si coglie negli sguardi dei compagni e ora pure nell’ammirazione d’uno stadio - il Maradona - che ha apprezzato e che ha salutato le sue ottantuno prodezze in serie A che l’hanno statisticamente sistemato proprio al fianco di Diego.

Intoccabile E che sia tridente, che diventi 4-4-2, che si avvii il gioco con la difesa a tre, nelle trasformazioni di Antonio Conte “quel” Lukaku rimane centrale, intoccabile, titolarissimo non per fama e non per crediti del passato ma per una consistenza tecnica e caratteriale, per quella personalità avvolgente che diventa, nei momenti difficili, una coperta di Linus, una zattera, una spalla su cui andarsi a poggiare. O semplicemente un valore aggiunto, come spiega questa sua esistenza un bel po’ esagerata, che sbriciola le diffidenze d’un tempo passato senza concedere la possibilità di replicare: perché poi uno può anche dare i numeri, ma come si fa poi a dargli torto?


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