Si è da poco conclusa una sessione di calciomercato invernale molto atipica e dai due volti e che forse segna in modo incontrovertibile la potenza economica incredibile sella Premier Leauge che ha speso circa 830 milioni di euro solo a gennaio: più del triplo degli altri quattro principali campionati che hanno speso 255 milioni in totale, ovvero meno di un terzo del campionato inglese: un gap incolmabile. 

L’Italia, poi, tra questi 4 campionati (Francia, Germania, Spagna) è quella che ha speso meno con soli 31.2 mln spesi ed addirittura solamente 600k spesi tra Inter, Juventus e Milan: le tre “strisciate” non chiudevano un mercato così povero dal 1989.

In quell’epoca però di trasferimenti ce ne erano in quantità ben ridotta, il calcio era uno sport molto meno ricco di oggi e soprattutto l’Italia era la culla del pallone visto che la Serie A era il campionato di riferimento di quel tempo, quindi questo dato di una finestra di gennaio assai scarna nel campionato italiano deve senz’altro far riflettere i vertici della Serie A ed i Presidenti dei vari club. Terminata questa sessione c’è spazio solo per il campo, almeno fino al 10/6 giorno della finale di Champions League (e chissà che un’italiana non possa tornarci 13 anni dopo l’ultima volta), ma i vari club non smettono mai di programmare e pensare al futuro così come in tutte le aziende.

E così, in questa fase di mercato chiuso, i vari dirigenti impostano i vari rinnovi contrattuali che risultano poi essere decisivi per la gestione dell’azienda stessa e quindi delle successive sessioni di mercato.

Ed è per questo che da oggi, ogni giovedì, verrà pubblicato un articolo sulle big di Serie A per capire meglio le strategie future dei club di punta nostrani. 

Oggi si partirà dal Napoli capolista: come sono messi gli azzurri?

Il Napoli, oltre a dominare sul campo, lo sta facendo anche dal punto di vista della gestione aziendale visto che è “solo” il quinto monte ingaggi del campionato ed inoltre ha un pieno controllo su tutti i suoi “asset”; la società partenopea infatti ha 5 tesserati in scadenza a giugno (Simeone, Bereszynski, Ndombele, Juan Jesus ed il mister Spalletti), ma il sodalizio napoletano può esercitare il riscatto o l’opzione unilaterale a seconda dei casi essendo pienamente padrone del proprio destino su questi tesserati.

Il club di Aurelio De Laurentiis inoltre ha anche altri 5 tesserati in scadenza nel giugno 2024 che però o sono comunque calciatori almeno 28enni (quindi con un valore di mercato non al picco) o calciatori in cui c’è un’opzione di rinnovo per la società azzurra (come il caso del portiere Meret). Tutti gli altri giocatori, che sono la maggioranza, hanno contratti che svariano dal 2025 al 2027 e danno sicurezza al club azzurro visto che dispone di pieno potere contrattuale, con l’unica eccezione di Kim che ha una clausola di circa 50 milioni di euro (su cui però ci sono trattative serrate per il rinnovo).

Il club partenopeo ha quindi gettato ottime basi per il presente e per l’immediato futuro vista la difficile situazione economica dell’Inter e la catastrofe giudiziaria bianconera, ma per poter cercare di durare nel tempo aprendo un ciclo di successi dovrà continuare a lavorare in maniera virtuosa ed ambiziosa anche nei prossimi mesi a costo di prendersi dei rischi se non si vuole evitare il caso del Milan, l’anno scorso campione ed adesso quinto ed in forte crisi dal punto di vista sportivo (la peggior difesa del 2023).

Il tempo c’è, la competenza pure non manca in casa Napoli: è ora di cogliere l’attimo e creare qualcosa di ambizioso ed indimenticabile che duri nel tempo.