Si è conclusa Napoli-Barcellona allo Stadio Maradona, partita valevole per l'andata degli ottavi di finale della Champions League 2023-2024. Gli azzurri hanno pareggiato per 1-1.

Napoli-Barcellona, i voti del match

Di seguito i voti di Napoli-Barcellona.

Napoli

Meret: 6,5. Si esalta su Lewandowski, pronto nella risposta a Gundogan. Prestazione di livello.

Di Lorenzo: 5. Sente il peso dell'ennesimo cambio allenatore, alla fine caricarsi la squadra sulle spalle comporta un certo strascico psicologico. Ha paura e si vede: chissà se di deludere o illudere.

Juan Jesus: 6,5. A differenza del compagno di reparto, si dimostra valido avversario di un centravanti stellare.

Rrahmani: 5. È triste averne una considerazione così negativa, specialmente dopo una partita per 60' abbastanza pulita. Poi, come spesso accade in questa stagione, decide di concedersi una dolce gita in terreno non suo. E il Barcellona fa gol...

Olivera: 7,5. In Europa comanda lui, la sua struttura fisica lo aiuta tanto. Sembra quasi spaesato negli sguardi rivolti ai suoi compagni: "Ma di cosa avete paura? Noi siamo il Napoli!". Ha recepito il messaggio del suo mister, più degli altri e prima degli altri. Ne verrà capito il valore quando sarà troppo tardi.

Anguissa: 6. La condizione fisica quantomeno intaccata è innegabile evidenza, ma nel secondo tempo prende le misure.

Lobotka: 7,5. Al Camp Nou? 11 Lobotka. E potete starne certi: in una partita così brutta, è stato l'unico a tenere alti i concetti di quello che fu il Barcellona. Banco di Napoli.

Cajuste: 5,5. Solito discorso: mette un paio di toppe servendosi del suo smisurato QI calcistico, ma estremamente povero nel bagaglio tecnico. (Dal 68' Traoré: 6.)

Politano: 5. Molle, prevedibile, inadeguato alla gara. (Dal 77' Raspadori: 5,5.)

Osimhen: 7. Fisicamente sfiancato dalla Coppa D'Africa, vive una gara complicatissima. Poi vede il Cholito prepararsi e ritiene sia il momento di lasciare il segno: fisico davanti, Martinez crolla come un birillo e palla in porta senza neanche guardare il portiere. Centravanti vero, poco da aggiungere. Ed è grazie a lui che la storia di questo Napoli-Barcellona è ancora tutta da scrivere. (Dal 77' Simeone: 6.)

Kvaratskhelia: 6. Poco incisivo, ma è stata dura per tutti. (Dal 68' Lindstrom: 6.)

Calzona: 7. Mezzo allenamento, ma le facce sono conosciute e certi metodi anche. E si rivede calcio: nelle conferenze, nella costruzione dal basso, in un paio di situazioni di Spallettiana memoria. 9 mesi dopo l'ultima volta.

Barcellona

Ter Stegen: 6. Spettatore non pagante, incolpevole in occasione del gol.

Koundé: 6,5. Terzino solo sulla carta, dotato di una certa propriocezione all'interno dell'area di rigore

Araujo: 6,5. Cattiveria, grinta, malizia. Il centrale che non vorresti mai affrontare.

Martinez: 5,5. Nell'unica situazione in cui deve tenere realmente il 9 azzurro, mette in fila svariate figuracce in poche frazioni di secondo: prima finisce a terra rintontito, poi prova a tirare giù Osimhen da terra, infine si lamenta scandalizzato con l'arbitro. Perché se vesti in blaugrana, queste cose, possono anche accadere. Per fortuna non oggi.

Cancelo: 6. Consapevole del suo bagaglio tecnico, forse fin troppo. Si perde in preziosismi da campetto, alla fin fine a causa di quelli è nel limbo di quei giocatori che "potrebbero essere top mondiali", già da un po'.

De Jong: 6. È la squadra degli inespressi: grande intelligenza tattica, e poi? Possibile ridurre ad un paio di tagliafuori la sua classe?

Christensen: 5,5. Davanti alla difesa più che un'intuizione è un abbaglio di Allegriana memoria. Te ne intendi di ippiha, Xavi? (Dall'86' Romeu: SV.)

Gundogan: 6. La sua capacità d'inserimento ci dice due cose: non a caso ha vinto la Champions da titolare, non a caso era un pupillo di Guardiola. Esagera e amplifica contatti che, in Europa, ti fischiano solo a determinate condizioni.

Yamal: 5,5. In ombra. Ma ripensandoci lui alla mia età gioca titolare in Champions, che gli vuoi dire? (Dall'80' Raphinha: 6.)

Lewandowski: 7. 672 gol non li fai a caso. Anzi, 673. Glaciale.

Pedri: 7. Nelle sue vene scorre un esorbitante quantitativo di calcio allo stato puro. Un paio di imbucate da campione, quella sensazione che possa sempre far male. (Dall'86' Félix: SV.)

Xavi: 5. Un po' di stampa, un po' di narrazione e un campionato vinto col Real proiettato alla Champions: è nata così l'enorme fandonia che vede Xavi come diretto erede di Guardiola. Vi dirò: un allenatore che fino al minuto 86 si riserva ben 4 cambi non mi ricorda Guardiola. Mi ricorda Mazzarri. Se poi escludi gente come Joao Félix e soffri così tanto contro una squadra decima nel suo campionato e che non ha avuto neanche la possibilità di preparare la gara...