È proprio vero, Chi onora la maglia non perde mai, nemmeno di fronte agli status mentis dove la falsa diplomazia prevale sia dentro che fuori il terreno di gioco.

Tanto per cominciare il “misterioso” tabù sulle carenti prestazioni degli arbitri in questo turno di Champions. Prima Kovacs per le ingiustizie nei confronti di Anguissa e Kim compromettendo la gara di ritorno di Champions e poi ieri, Marciniak apparentemente blasonato per aver arbitrato la finale mondiale in Qatar ma  “cieco e protagonista” sul fallo da rigore su Lozano. Eventi che probabilmente non avrebbero cambiato le sorti dei match, ma che indubbiamente andrebbero quantomeno discusse. Invece restano soppresse da chi non vuol sentir commento. Il miglior sordo è colui che non vuol sentire, calato in un mondo e contesto dove emerge solo chi è più potente. Il Napoli, purtroppo, di questo mondo non ne fa parte.

Spesso ci concentriamo su quanto sia corrotto il calcio in Italia senza rendersi conto che quello giocato in Europa può essere peggio, anzi letale, perché uccide la sana onestà degli eventi, degli episodi.  Un'ipocrisia che non toglie alcun merito a chi i meriti li ha guadagnati sul campo, partita dopo partita dove la perseveranza degli “orrori” non può prevalere perché si adatta di più ai singoli eventi, come quelli raccontati dai recenti accaduti.

Detto questo, ieri è passata la squadra più furba con due giocatori di fondamentale importanza e decisivi, come Leao e Maignan e, al contempo, coadiuvati dalle disgraziate sorti di Mario Rui e Politano, quest'ultimo tra i migliori in campo fino al momento dell'infortunio.

Oggi è un altro giorno. Napoli si sveglia consapevole che, a prescindere dai fatti, è iniziata una nuova era e lotteremo fino all’ultimo secondo per ottenere, in futuro, quanto merita.