Inzaghi si conferma re di coppe, l’Inter batte il Napoli 1-0 con un gol al 91’ di Lautaro Martinez, rete che consegna al mister ex Lazio la sua quinta Supercoppa Italia, primo posto solitario in questa speciale classifica. Per il Napoli va comunque tenuto in considerazione la portata dell’avversario, in questo momento nettamente superiore, e le numerose assenze a cui si è aggiunto un arbitraggio che ha fatto discutere, e che al netto dell’espulsione di Simeone, è stato inadeguato e incoerente, non all’altezza dell’evento e di chi lo ha onorato in campo.

Napoli-Inter: lo schieramento tattico 

Napoli (343): Gollini; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus; Zerbin, Cajuste, Lobotka, Mazzocchi; Politano, Simeone, Kvaratskhelia. All. Mazzarri

  • La squadra in fase di possesso passa alla difesa a quattro, impostando con Mazzocchi che scala e Di Lorenzo che si allarga sulla destra, Lobotka da vertice basso e Zerbin a destra al fianco di Politano, creando sovrapposizioni e cercando di contenere in caso di ripartenze la catena di sinistra nerazzurra, dove arrivano gran parte delle azioni offensive. In fase difensiva il Napoli si abbassa sui 44m, la difesa passa a cinque con Zerbin che scende al fianco di Di Lorenzo, che è in costante aiuto del numero 23 su Dimarco, anche gli esterni offensivi stringono in mezzo al campo (33m di larghezza) per sporcare le linee di passaggio di Calhanoglu, in impostazione il giocatore più pericoloso della squadra di Inzaghi.

Inter (352): Sommer; Pavard, De Vrij, Acerbi; Darmian, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Thuram, Lautaro Martinez. All. Simone Inzaghi 

  • In fase offensiva, come spesso accade, la squadra si allarga notevolmente (45m), con uno dei tre centrali che sale sulla linea di Calhanoglu per dare doppia soluzione di passaggio sulla metà campo, in questo caso è toccata ad Acerbi la posizione più avanzata. In fase difensiva i quinti di centrocampo scalano al fianco della linea a tre, formando una difesa a cinque, a centrocampo le mezzali stringono al fianco di Calhanoglu creando forte densità al centro del campo.

Napoli-Inter: i numeri del match 

Tante assenze, poca fiducia, un secondo tempo giocato interamente in dieci uomini e un avversario nettamente superiore hanno fatto la differenza ed hanno costretto la squadra di Mazzarri a snaturarsi, non proponendo più quello che è il calcio visto negli ultimi anni, di aggressione, possesso e ritmo alto, ma aspettando l’Inter con prudenza, chiudendo gli spazi al centro con grande densità e affidandosi alle giocate individuali di Kvaratskhelia, unico in grado di alzare il baricentro in giornate come questa.

Se nel primo tempo si è intravisto equilibrio, è nella seconda frazione che con l’espulsione di Simeone e l’uscita del georgiano il Napoli si è definitivamente consegnato all’avversario, costringendosi ad una partita prettamente difensiva e senza poter mai respirare uscendo dalla propria metà campo, nel secondo tempo è l’Inter a comandare con il 76% di possesso palla, 4 grandi occasioni create, 15 tiri (5 in porta) e 320 passaggi riusciti (91%). Il Napoli al contrario privo di soluzioni offensive ha cercato fino all’ultimo di difendere il pari e portare la sfida ai calci di rigore, rinunciando totalmente al controllo di palla, 24% il possesso, nessuna occasione creata1 tiro in porta e appena 79 passaggi riusciti (69%), con un baricentro schiacciato sulla propria area di rigore.

Come anticipato, il Napoli sull’esterno si è concentrato maggiormente a destra, sia chiedendo al capitano Di Lorenzo di allargarsi in aiuto su Dimarco, e sia utilizzando Zerbin al fianco di Politano per creare raddoppio e cercare di impedire agli avversari di costruire su quella fascia, dove arrivano gran parte dei pericoli (41%), l’Inter però si è adattata e allora è toccato a Pavard, sulla destra, alzarsi sulla linea di metà campo, con Barella che scambia sull’esterno e il francese che va a giocare sull’interno, se nel primo tempo questa giocata si è vista poco, nel secondo con tanto campo a disposizione l’hanno ripetuta più volte, questo per evitare il raddoppio sulla sinistra sulla coppia Acerbi-Dimarco in uscita. 

Pavard

Tocca 69 volte il pallone, con il 97% di precisione, 3 i passaggi chiave, 7 le palle lunghe riuscite (su 8), 3 grandi opportunità create, appena 3 possessi persi, e 4 salvataggi.

Se con Pavard l’Inter è andata verticale sfruttando la fascia destra, la più scoperta del Napoli, per tagliare la difesa trovando l’attaccante che si allarga sulla destra, come in occasione del gol, al centro del campo a gestire ci ha pensato il solito Calhanoglu, il turco nonostante l’ammonizione non si è fatto condizionare ed è stato il punto di riferimento della squadra di Inzaghi, nonostante la densità al centro ha gestito bene palla facendo muovere la squadra ed è risultato un’arma importante anche per le preventive quando il Napoli ha tentato la ripartenza non riuscendo mai però a chiudere in modo pulito l’uscita. Questi i suoi numeri: 106 tocchi, 97% di precisione, 1 passaggio chiave, 4 palle lunghe riuscite (su 4), 5 contrasti vinti a terra.

La sensazione è che dove si è decisa la partita, a livello offensivo, per il Napoli, è stato sulle fasce, Mazzocchi e Zerbin sono risultati troppo leggeri in spinta e nei contrasti, non hanno praticamente mai inciso, e la posizione di Zerbin ha aiutato in fase difensiva, ma ha tolto dalla disponibilità di Politano diversi palloni in fase offensiva, che è passato dai 46 tocchi di media ai 31 in quest’occasione, a sinistra Mazzocchi è stato sempre impegnato in fase difensiva, preso in mezzo da Barella e Pavard, con Darmian più alto, l’Inter in questo modo, creando queste triangolazioni, ha costretto il Napoli a trovarsi in inferiorità numerica e a rincorrere l’avversario, motivo per cui Kvaratskhelia risultava fondamentale, i quarti a centrocampo non hanno avuto tempo e forza per spingere, essendo impegnati in copertura, ed il georgiano infatti ha rappresentato l’unico spiraglio di luce in un attacco privo di idee, movimento, e arrendevole dai primi istanti del match.

Il risultato poteva essere prevedibile, l’Inter si è confermata superiore in ogni reparto, e più pronta a giocare partite del genere, il Napoli da questa Supercoppa si porta la compattezza ritrovata, lo spirito di sacrificio e la forza di volontà di adattarsi ad un calcio non suo, ma necessario in questo momento, per spazzare via le paure e ritrovare quella fiducia che sarà fondamentale per la corsa all’ultimo obiettivo stagionale rimanente, la Champions League.