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Olivera
Olivera

Antonio Giordano, penna della Gazzetta, analizza il momento di casa Napoli.

Cosa scrive Giordano

”L’ immagine cult d’un sabato bestiale è in quel labiale - «chi posso mettere?» - in cui un uomo solo al comando cerca dentro di sé un’idea nuova o anche no, per riuscire a starsene dolcemente adagiato in un sogno da custodire con prudenza. E mentre Lazio-Napoli sta per finire, e la pressione sale e qualche gamba comincia a essere pesante, non è stato neanche necessario voltarsi oltre Stellini, il suo secondo, per ricordarsi che, nell’ordine: Olivera era in poltrona a casa sua; Spinazzola magari sul divano, Neres appartato davanti al televisore e Kvara, eh sì, ormai da un bel pezzo a Parigi. L ’emergenza, assoluta e quasi totale, sulla corsia ha richiesto di ricorrere alle alternative delle alternative delle alternative, con quell’effetto-domino stordente: fuori Olivera e dentro Spinazzola poi fuori anche Spinazzola e spazio a Mazzocchi che a Roma, ad un certo punto, si è arreso. E davanti, in quella fascia ch’è stata del dualismo Kvara-Neres, a Firenze ci ha giocato Spinazzola, poi è toccato per un attimo a Okafor e infine, la resa di Conte, non avendo scelte: via il tridente.

Ma qualcuno si muove, per esempio Olivera, che spera di farcela per domenica o, se dovesse andargli male, per la gara con l’Inter , la nuova madre di tutte le partite. E così sarà più confortante aspettare Spinazzola, atteso per il 2 marzo.

Mercato e sorte Già, l’Inter . La sconfitta con la Juve cambia – per ora – l’avvicinamento alla sfida del Maradona. Il Napoli poteva essere sorpassato e oggi è invece a +2 sui nerazzurri. Il Napoli che pudicamente vede uno scudetto che non è un obiettivo né un dovere ma una possibilità da sbranare con i denti, sabato al minuto 88’ del match con la Lazio s’è accorto d’essere finito dentro a un paradosso, figlio d’un tempo sprecato (il mercato) e di un braccio di ferro con la sorte perduto: però ora che mancano 13 gare, quell’impresa va inseguita, fingendo disinteresse e restando comunque fedeli ad un mantra che Conte urla alle stelle: «Qui stiamo ricostruendo, il nostro riferimento è l’Europa».

E quindi? La Champions per essere garantita ha bisogno di qualche opportuna blindatura, ma l’impronunciabile scudettoBnon appartiene alle fantasie sfrenate di visionari dell’ultima ora, come suggeriscono i 56 punti, i 10 risultati utili consecutivi, una autorevolezza che questi ultimi tre pareggi non hanno minato. Però, in quel bicchiere mezzo pieno, c’è pure la metà vuota che s’avverte e che sta nell’organico, dunque nelle difficoltà di Conte di riuscire a modellare una squadra secondo la propria natura (il 4-3-3): a sinistra, s’è aperta una falla dietro l’altra, è stato indispensabile industriarsi e tornare alle origini, la difesa a tre; e poi, ad occhio, qualcuno sta avvertendo la stanchezza, perché giocare una volta a settimana non riduce il rischio di affaticarsi.

Olivera

Un centrocampo affaticato 

Proprio loro In mezzo, lo raccontano le statistiche, è sempre l’ora e mezza di Anguissa, Lobotka e McT ominay , le braccia, le gambe, la mente, i polmoni d’una squadra che non sa a fare a meno dei suoi interpreti di maggior spessore, meno brillanti di qualche settimana fa, con quei dati personali che fanno rabbrividire. Lobotka nelle ultime 13 partite, ha dovuto rinunciare soltanto a 20’; Anguissa ha fatto l’enplein e s’è risparmiato per 46’; mentre McTominay , dalla quinta in poi, ha lasciato per strada 21’.

La verità o le bugie stanno in mezzo al campo, dove il Napoli non ha cambi che possano avvicinarsi ai titolari: lo sarebbe Gilmour , che è un centrale, dunque l’alternativa di Lobotka, mentre Billing sta studiando il calcio italiano, per capirlo dall’alto del suo metro e novantatré. Gilmour è l’amabile ossessione di Conte («Vorrei dargli più spazio») e quindi diventa un’opzione, aspettando pure Billing”.

Cosa dice Schira su Olivera

”Il rinnovo di Olivera è alle fasi finali: pronto un contratto fino al 2030 con stipendio sui 2.2 milioni annui”.


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