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Conte
Conte

In queste ore è tutto un refrain di intrighi psicologici. È un po' il gioco del "perché" legato alle dichiarazioni di Conte ante e post Monz-Napoli. E intanto è avvenuta la modifica delle prospettive a breve termine, grazie alla semi-rovesciata di Orsolini al 94º di Bologna-Inter.

Tutto in equilibrio 

In parole povere, ci siamo trovati con un ambiente stupito (non positivamente) dalle parole demansionanti del mister, salvo ritrovarsi entusiasta per ciò che è avvenuto al Dall'Ara. In un giorno si è passati dalla potenziale recriminazione per pensieri espressi fuori dal tempo, all'incameramento delle negatività finalizzato alla conservazione del "sereno" variabile.

Onestamente a me pare che la piazza, intesa come combo popolo+stampa, si sia comportata con un discreto equilibrio durante tutta la stagione. E lo ha dimostrato anche nella gestione delle ultime vicende mediatiche, lasciandosi andare solo a qualche mugugno relativo alla conferenza stampa inaspettata del 18 aprile.

Psicologia contiana 

Ecco, io non so da quali basi Conte desuma la possibile cattiveria dei tifosi napoletani ribaltata su di lui. Ma poi, cosa sarà mai questa cattiveria? Un'azione critica verso una o più scelte tecniche? In quale contesto ciò non accade? Dove mai potrà esserci una sterile scena di approvazione di massa?

Per chi scrive, Antonio Conte è il meglio che potesse capitare al Napoli dopo il disastro della scorsa stagione. È un maestro dei cocci da riesumare. Ma è altrettanto vero che le sue esternazioni (storiche, reiterate) vanno gestite con furbizia e intelligenza.

Inutile stare a girovagare nelle motivazioni alla base delle sue riflessioni. Sono e saranno sempre collegate al suo ego smisurato, ovvero una composizione Lego di presunzione e vittimismo, due facce della stessa medaglia. E non riesce a sopportare l'idea, tutta nella sua testa, di diventare un capro espiatorio.

Tutto questo lo spinge a mettere continuamente le mani avanti, con un occhio al futuro intriso di pregiudizio. Non si può dare per buono che creda in toto a ciò che ha dichiarato, in particolare sull'impossibilità di costruire a Napoli. Non può non essersi guardato attorno, nel panorama italiano.

Semplicemente, Conte è sopraffatto dai suoi istinti. Se sente la puzza della criticità (non voglio usare il termine "fallimento") rispetto alle sue aspettative, va in tilt. E si prende tutta la scena apparendo come un contenitore di frasi inopportune.

Basti sapere che il tessuto caratteriale è questo. Che non c'è speranza di redenzione. E che su certe cose, mentre lui c'è, si deve soffiare a gote larghissime. Senza fare il gioco della stampa nazionale.

Certo, sovente risulta insopportabile anche a se stesso (forse). Il suo calcio è brutto ma straordinario. È per antonomasia un nemico della longevità di rapporto. E va benissimo così.


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