Dopo la sconfitta casalinga con la Lazio, per il Napoli arriva un'altra delusione, questa volta a Genova, i partenopei infatti escono dal Ferraris con 1 punto, 2-2 il verdetto finale, risultato che per come si era messa, probabilmente non lascia completamente soddisfatto neppure Gilardino, che al minuto 71', vedeva i suoi avanti 2-0 in una gara fin lì controllata, e riaperta dall'orgoglio e dal talento prima di Raspadori, che su assist di Cajuste appena entrato la mette all'incrocio di sinistro, e poi di Politano, che confeziona con un gol al volo un assist splendido dalla trequarti di Piotr Zielinski. 7 punti in quattro giornate per gli uomini di Garcia, che ora si trovano a 5 lunghezze dall'Inter in vetta a punteggio pieno. Per il Genoa, nonostante come sia maturato il risultato, si tratta di un punto che fa respirare la squadra dopo un inizio negativo, proprio in casa. Andiamo ora ad analizzare il match attraverso i numeri dei protagonisti in campo.

Genoa-Napoli: lo schieramento tattico

Il Genoa scende in campo con un 442 (all'occorrenza 4321), in porta Martinez; difesa composta da De Winter, Bani, Dragusin, Martin; a centrocampo Badelj e Strootman, con Frendrup e Sabelli sugli esterni; in attacco coppia formata da Gudmunsson e Retegui. In fase di possesso riproposto, come a Torino, uno schema che prevede Gudmunsson e Frendrup alle spalle di Retegui centrale, con De Winter bloccato sulla destra e Martin libero di salire, Badelj e Strootman davanti la difesa con Sabelli alto a destra. In fase difensiva squadra bassissima, addirittura 33m il baricentro medio, tanta densità in mezzo al campo, con Frendrup che si accentra sulla mediana sinistra, affiancando Badelj e Strootman.

Garcia opta per un 433 in partenza, Meret tra i pali; difesa inedita con Di Lorenzo, Juan Jesus, Ostigard e Mario Rui; a centrocampo i soliti inamovibili con Zielinski e Anguissa al fianco di Lobotka; il trio offensivo formato da Kvaratskhelia, Osimhen ed Elmas, alla prima da titolare in stagione. In fase di non possesso 451, con Osimhen come unico riferimento offensivo, in fase di possesso squadra altissima (65m), Elmas e Kvaratskhelia molto larghi e Zielinski a fare da seconda punta alle spalle del numero 9.

Genoa-Napoli: i numeri del match

La partita questa volta, al contrario della terza giornata con la Lazio, prende subito una brutta piega, il gol di Bani da corner gela il Napoli che chiude la prima frazione con uno sterile 63% di possesso, nessuna occasione creata e 0.40 xG, mentre il Genoa trova la rete del vantaggio alla prima occasione. Nel secondo tempo la partita pare continuare sulla falsariga dei primi 45', ed anche qui il raddoppio arriva da sviluppo di corner, questa volta con Retegui, secondo gol in campionato per il neo acquisto dei liguri, il Napoli non tira in porta, o perlomeno, non lo fa fino al 72', quando Raspadori con un grandissimo gol sotto la traversa col sinistro, riapre la partita, il pareggio arriva poco più tardi con Politano, dopo un passaggio straordinario del numero 20, secondo tempo in cui il Napoli crea leggermente di più (0.54 xG), arrivando 4 volte alla conclusione in porta, Genoa invece più impreciso in uscita, 67% il dato sui passaggi riusciti, 81% nel primo tempo.

A preoccupare però, non può e non deve essere il risultato, ma il modo in cui è maturato, i numeri non possono dire tutto, ma in parte fanno capire che l'allarmismo che si inizia a intravedere nell'ambiente Napoli non è del tutto infondato, basti pensare che per il Genoa è la prima volta in stagione che riesce a chiudere un match con un xG (1.20) superiore all'avversario (0.95), dato ancora più preoccupante dal punto di vista degli azzurri se rapportato al possesso palla, 34%, e di questo dato solo il 38% nella metà campo avversaria, il che significa che la squadra di Gilardino si è resa pericolosa praticamente in ogni occasione in cui si è affacciata oltre la metà campo. Altro dato rilevante è quello riguardante le conclusioni in area, 5 per i padroni di casa, che avevano concluso 8 volte negli ultimi 16 metri nelle tre precedenti partite, ma perchè questo dato va sottolineato anche in ottica Napoli?

La risposta è riconducibile ad Osimhen, in campo visibilmente nervoso e privo di ordine tattico nella propria testa, il Napoli ha chiuso il match con 7 tiri all'interno dell'area, e con 30 tocchi, 8 sono di Kvara (2 le conclusioni), solamente 1 tocco in area per il nigeriano, impensabile se teniamo conto delle sue caratteristiche, completamente offuscate da un sistema di gioco che lo rende comprimario, più che protagonista, l'ex Lille sappiamo quanto sia importante in ogni zona del campo per la sua progressione, i duelli vinti di testa e le sponde per i compagni, ma allargarlo addirittura a destra o costringerlo a duellare tutto il match sul fondo con i difensori avversari per ricevere i lanci lunghi dei compagni vuol dire privarlo di ogni sua arma realizzativa, basti pensare che nella scorsa stagione, i 30 gol prodotti (26 reti+4 assist) sono arrivati tutti in area di rigore, così come le conclusioni, su 134 tiri verso la porta, solamente 15 quelli dalla lunga distanza.

Altro tema da analizzare è il centrocampo, in particolare il ruolo di Lobotka, se Zielinski non ha stravolto la sua posizione in campo, lo slovacco ha visto nel suo gioco un cambiamento radicale, la maggiore verticalizzazione chiesta da Garcia ovviamente deresponsabilizzano l'ex Celta Vigo, che però è costretto a calcare zolle di campo a lui non congeniali, e soprattutto a portare palla, il che rende la manovra meno fluida ma soprattutto pone un problema ad oggi importante nello schema del tecnico francese: la fase difensiva. E perchè c'entra il posizionamento di Lobotka? Da queste due immagini sarà più chiaro:

Ostigard:

Juan Jesus:

Le posizioni in campo denotano un importante coinvolgimento alla manovra dei due centrali, i numeri lo confermano, 95 i palloni toccati da Juan Jesus (95% di precisione) e 116 quelli giocati da Ostigard (87% di precisione), statisticamente parlando, non c'è troppa differenza dalla scorsa stagione, ma la manovra risulta così poco fluida e incostante perchè avendo questa posizione così avanzata per verticalizzare immediatamente pestano i piedi al numero 68, che quindi risulta futile nella prima uscita e agisce principalmente al limite dell'area, dove vengono evidenziati tutti i suoi limiti, e questo come ribadito in precedenza si ricollega alla fase difensiva, avere un centrocampo così alto posizionato praticamente tutto sulla trequarti avversaria non permette in fase di transizione difensiva di essere ordinati nel cambiare ed è molto facile andare in affanno, come avvenuto in ogni partita da inizio stagione ad oggi, e motivo per cui il Genoa è stato sempre pericoloso una volta superata la metà campo, ritrovandosi costantemente in parità o addirittura superiorità numerica.

Siamo solo alla quarta giornata, ed ovviamente per le sentenze è ancora presto, ma la sensazione è che la situazione stia sfuggendo di mano, tatticamente questa squadra a distanza di qualche mese non ha un'identità, e delle pedine fondamentali della storia recente stanno perdendo di valore in un contesto tattico a loro non congeniale; se Garcia ritiene che sia giusto stravolgere il lavoro fatto negli ultimi due anni, che lo facesse con decisione, le vie di mezzo (come il non partire con il 4231 ma cambiare in corso forzando alcuni giocatori in posizioni non ideali a sè) non bastano per una squadra che partita dopo partita sembra sempre più confusa, disordinata e spazientita, e per un ambiente che si aspettava ben altro dai campioni d'Italia in questo inizio; il tempo c'è, vanno però quanto prima, prese delle decisioni.