Boris Sollazzo, giornalista e critico cinematografico, scrittore commentatore e telecronista sportivo, ha espresso il suo parere sulla vicenda Figc - Spalletti - De Laurentiis:

Il calcio italiano è imbarazzante. Un uomo che chiede di rispettare una clausola controfirmata nel giugno del 2023 viene dileggiato da alcuni e disprezzato dagli altri. Solo perché chiede il rispetto di una regola da parte di chi dovrebbe esserne garante (e che, ricordiamolo, non dovrebbe pagare la clausola, dovrebbe farlo Luciano Spalletti, quindi la protesta delle altre squadre di serie A sarebbe ridicola). Ma ovviamente la Figc non ha alcun interesse che le norme siano osservate, da anni - vedi la maximulta alla Juventus - non garantisce niente e nessuno che non sia bianconero, neanche il ct uscente che ha provato a commissariare con gli ex campione del 2006 (Buffon, Barzagli e la goccia che fa traboccare il vaso, Bonucci, con cui la Figc voleva togliere alla Juventus stessa un problema da 12 milioni di euro, altro che i 2,8 al Napoli: questo per chi sostiene che pagare la clausola sarebbe un'ingerenza nel campionato). Gravina d'altronde lo dimostrò ai tempi del Castel di Sangro (leggete il libro di Joe McGinnis in merito) di non amare il rispetto di leggi elementari, sportive e non. Aurelio De Laurentiis è antipatico e sbruffone? Probabile, ma lo è anche perché ha spesso ragione. E in un ambiente omertoso e connivente come il calcio, in cui tutti si aiutano, anche storiche rivali, lui sta lì e vince uno scudetto senza fare debiti con le banche, andando in Europa per 15 anni consecutivi, rispettando ogni regola mentre altri con centinaia di milioni di euro di debiti possono iscriversi (il Napoli lo fecero fallire al tempo per 16 milioni di euro di debito). Fare un favore a Spalletti? Ci sto. Magari decidendo con lui di investire in impianti sportivi di base in Campania con i soldi di quella clausola. Ma a una federazione che consentì alla Fiorentina di fare il doppio salto di categoria in un'estate oppure che non ha battuto ciglio dopo lo scandalo del 2018, che permise alla Juve di rimanere in b e al Milan in Champions che poi vinse, dopo Calciopoli, fare favori, mai. Qualcuno deve insegnare loro che le regole vanno rispettate, anche perché è l'unica garanzia di pulizia: altrimenti, se il Napoli non si farà pagare tutti penseranno che riceverà favori e prebende, se lo farà, che gliela faranno pagare. Ma il punto è ancora un altro. Se Capuano e soci ora impazziscono perché Adl vuole essere rispettato, è perché il Napoli è un modello inaccettabile. Perché da sud ha insegnato a vincere con programmazione e lungimiranza, mentre il Milan cambiava padroni sempre più ridicoli e l'Inter si barcamenava tra thorir e zhang, la Juventus prendeva Ronaldo e faceva ridere il mondo, gli americani a Roma facevano più ridere di Sordi (e senza Soldi) e Lotito faceva della Figc quello che voleva (quello sì, scandalo federale veto). Si attacca Aurelio De Laurentiis perché questo paese non sopporta di prendere lezione sotto l'Arno (ora potrebbe essere la Roma un modello simile: campagne acquisti quasi in attivo, colpi alla Mourinho e Dybala e due coppe europee vinte, perché per me la rapina del Siviglia, fin dagli ottavi, non è da considerarsi una vittoria). Il Napoli non ha solo vinto, ha umiliato un modello fallimentare di gestione sportiva che ha rovinato il calcio italiano. Ed è quello che Adl dice in quel comunicato: vogliamo tornare a essere una potenza sportiva? Cominciamo a comportarci come un'industria, non come una confraternita di bulli in cui i soliti tre dell'ultimo anno, figli dei ricchi, fanno valere i loro privilegio sugli altri. Piaccia o no il Napoli negli ultimi anni è stato l'unico a trattare grandi allenatori europei (Luis Enrique e Klopp e Emery per loro stessa ammissione) e a metterli sotto contratto (Benitez e Ancelotti). L'unico a portare campioni affermati nel pieno della loro forza e non a fine carriera da squadre top (Higuain) e a scoprire i crack dei prossimi anni (Oshimen e Kvara). Ora ci si sta strappando i capelli per avere l'allenatore del terzo scudetto per la nazionale. Qualcosa di simile ha fatto il Milan con Maldini ma dopo aver sprecato per anni. Insomma, la merda mediatica e populista che ora colpisce De Laurentiis è la stessa che per tutta l'estate vi ha detto che il Napoli stava smobilitando. Se n'è andato solo Kim. Con clausola. Mentre la Juventus non compra nessuno, l'Inter ha venduto il mondo e si lascia sfuggire Carlos Augusto e Samardzic, il Milan vende Tonali e si affida a Billy Beane (anche se va detto, ha fatto un mercato figo). La Roma a zero ha fatto miracoli ma non sembra aver colmato il gap, la Lazio ha venduto Milinkovic (ma attenti, ottima squadra). Ma toni apocalittici solo per il Napoli. Invece di farvi fregare da un giochetto fatto nell'ultimo secolo per tutti i settori, dalla politica all'economia, ci cascate con tutte le scarpe. Il problema è che lo juventino Giuntoli che non sa nulla di viaggi (otto ore in bus da Prato a Torino neanche andando solo in prima) e Kolarov, caso strano un altro che passa per antipatico, avevano ragione: i tifosi non capiscono un cazzo. Ma pretendono di disquisire di macroeconomia complessa, di legge (e ancora che dicono che quella di spalletti è una clausola di non concorrenza) e ovviamente di calcio e moduli quando non sanno neanche le nozioni elementari di geometria e non saprebbero capire neanche la tesi più fessa degli allievi di Coverciano. Ultima cosa: schifavate Tavecchio, giustamente, perché faceva le sue gaffes oltre a farne più di Carlo in Francia. Ma Gravina è molto peggio. Nel frattempo seguite il consiglio di Oshimen. Perché non solo non sopportate che abbiamo vinto. Ma che vi abbiamo insegnato come si fa. Vi abbiamo fatto uscire pazzi”