Napoli-Torino: Vanoli ha diversi dubbi di formazione

La Gazzetta dello Sport prova ad analizzare le possibili scelte di Paolo Vanoli per Napoli-Torino.

Torino: quali scelte per Vanoli in vista del Napoli?
“Confermare il 4-2-3-1 tipico di questo girone di ritorno, oppure aggiungere un centrocampista in più? O ancora, virare su un modulo diverso? Pensieri che passano per la testa di Paolo Vanoli e che con ogni probabilmente verranno sciolti all’ultimo, quando avrà un quadro definitivo delle condizioni di alcuni uomini chiave. Ieri, in una giornata in cui non si è tenuto la consueta conferenza stampa di vigilia della partita, durante l’ultima rifinitura del pomeriggio prima della partenza per Napoli si sono allenati non solo Nikola Vlasic e Valentino Lazaro, ma anche Ivan Ilic, che venerdì invece sembrava vicino al forfeit. È tornato invece in bilico Samuele Ricci, che per tutta la settimana ha sofferto di un fastidio al ginocchio sinistro. Contro l’Udinese il capitano ha giocato poco più di un’ora prima di essere sostituito da Tameze; di solito, se viene sostituito, ciò avviene sempre dopo l’ottantesimo. Confermata invece l’assenza di Borna Sosa.
Se avesse a disposizione tutti i giocatori che a ieri erano in dubbio, contro il Napoli Paolo Vanoli opterebbe con ogni probabilità per il 4-2-3-1 che ha adottato dalla ripresa di Udine in poi. Al rientro dalla squalifica, ci si attende che Coco riprenda il suo posto al fianco di Maripan come difensore centrale, nonostante la buona prova di Masina mercoledì contro l’Udinese. Come difensore di destra sembra favorito Walukiewicz: dopo sei partite in panchina, con i friulani Marcus Pedersen ha avuto una chance da titolare, ma il polacco sembra offrire maggiori garanzie in copertura, specie contro i partenopei. Ricci e Casadei sarebbero mediani in mezzo al campo, la trequarti vedrebbe Lazaro esterno di destra e Elmas a sinistra con Vlasic in mezzo, alle spalle di Adams. L’assenza dello squalificato Gineitis, l’uomo che secondo Vanoli ha le caratteristiche per sostituire Lazaro, porta però il tecnico a pensare delle alternative. L’austriaco infatti potrebbe essere considerato non ancora pronto: ieri ha lavorato con il gruppo per la prima volta dopo quasi un mese, il sovraccarico a un polpaccio risale a fine marzo e anche prima aveva avuto noie muscolari. In questo caso con ogni probabilità si passerà a un centrocampo a tre — magari Linetty, Ricci e Casadei — con Vlasic ed Elmas affiancati sulla trequarti, come era successo contro l’Empoli. Scenario ancora diverso se non dovesse farcela Vlasic: potrebbe essere sostituito da Sanabria, magari con un diverso assetto offensivo, ma potrebbe anche essere spostato in avanti Casadei, come era successo contro l’Udinese; l’ipotesi di Ilic trequartista alle spalle di un’unica punta, che Vanoli aveva provato il 20 marzo nel test contro l’Asti, appare invece remota. Il serbo e Tameze tornerebbero invece in ballo nel caso in cui dovesse mancare proprio Ricci. Le incognite sono tante, la sensazione è che Vanoli troverà una soluzione al rebus soltanto a ridosso della partita.
Vanoli: il suo Torino arbitro dello scudetto
Arbitro dello scudetto, diviso tra due fuochi. Da un lato il maestro, l’amico Antonio che lo ha plasmato e lo ha aiutato a diventare ciò che adesso, un allenatore da Serie A. Dall’altra parte la squadra di cui era appassionato da bambino e con cui – proprio accanto al maestro – ha festeggiato uno scudetto appena quattro anni fa. Paolo Vanoli arriva al Maradona con una valigia carica di emozioni e pure di responsabilità. Stasera sfiderà Antonio Conte, di cui è stato allievo sia ai tempi della Nazionale sia nelle avventure con Chelsea e Inter. E tra due settimane ospiterà Simone Inzaghi, quando mancheranno ancora meno partite alla fine del campionato e i punti potrebbero valere il doppio. Insomma, sarà un periodo bello e intenso per Vanoli, che al primo anno di A ha dimostrato di avere idee e soluzioni vincenti, in qualche modo comunque legate all’influenza contiana. All’andata mise in difficoltà il maestro nella prima mezzora, stasera proverà di nuovo a tendergli qualche imboscata, pur sapendo benissimo il tipo di ambiente e di squadra che si troverà di fronte.
Pochi altri allenatori di A sanno leggere Conte come Vanoli, non fosse altro per tutto il tempo passato insieme, a studiarne ogni dettaglio. Stasera a Paolo basterà il saluto pre partita per rivedere negli occhi di Antonio quello spirito e quella fame che lo hanno portato a essere uno dei migliori tecnici al mondo. Quel suo modo unico di entrare nel cuore e nella testa dei giocatori, pronti a tutto per soddisfare le richieste del proprio condottiero. Vanoli, in parte, ha provato a replicare nelle sue esperienze ciò che aveva imparato sul campo affiancando Conte, che lo aveva voluto nel suo staff per la prima volta durante la preparazione ad Euro 2016. Antonio aveva bisogno di nuovi collaboratori per la sua Italia, così coinvolse Paolo, all’epoca allenatore dell’Under 19 azzurra diventata vicecampione d’Europa. Il Conte ct era un reale supervisore del mondo azzurro, seguiva tutto attentamente, dagli allenamenti alle partite. E il modo di allenare di Vanoli lo colpì particolarmente, tanto da volerlo con sé come collaboratore anche dopo l’esperienza in azzurro a Coverciano.
Succede tutto nell’estate 2017: Conte è già al Chelsea da un anno, mentre Vanoli spera nella promozione alla guida dell’Under 21 azzurra. Cose che invece non arrivò, e spinse Vanoli di nuovo tra le braccia di Conte, stavolta come collaboratore ufficiale, membro dello staff. Giorni e giorni passati sul campo e davanti a una lavagna, a studiare avversari e soluzioni nuove. Vanoli seguì poi Conte anche all’Inter, dove si occupava in prima battuta della fase difensiva. Tutto bello, fino allo scudetto vinto. Poi, quando Antonio decise di fermarsi per un anno, nel momento in cui arrivò la chiamata dal Tottenham fu costretto a rinunciare all’aiuto di Paolo, lusingato dall’offerta dello Spartak Mosca. Un nuovo inizio, per entrambi. E ognuno per la sua strada.
Eppure in Vanoli è rimasto tanto di Conte. Dal sistema di riferimento iniziale (3-5-2) alla capacità di saper mutare in corso d’opera, di adattarsi al materiale a disposizione e non fossilizzarsi sul proprio dogma. E la storia di questo campionato sintetizza bene questo aspetto, dell’uno e dell’altro. Conte aveva deciso di far ripartire il progetto Napoli col 3-4-2-1, ma a fine mercato – con un McTominay in più nel motore – ha virato sul 4-3-3, sistema più congeniale alle caratteristiche dei singoli e anche più “amato” all’ombra del Vesuvio. Vanoli ha fatto un percorso praticamente identico: 3-5-2 fino a fine dicembre, poi via al 4-2-3-1, cercando il giusto mix di fisicità (vedi Casadei) e qualità (Elmas) grazie alla mini rivoluzione sul mercato di gennaio. Se c’è una cosa che ha imparato Vanoli da Conte, oltre alla cultura del lavoro e alla tenuta fisica, è che per vincere bisogna saper unire furore e qualità. Gambe, testa e pallone devono viaggiare a mille all’ora, senza pause. Antonio all’andata sorprese Paolo con l’avanzamento dei terzini trasformati in mediani, chissà quale altra diavoleria avrà studiato per stasera. Con un sogno da portare avanti e un altro amico da superare. Dopo D’Aversa, ecco Vanoli. Ma niente sconti, solo un abbraccio prima e dopo il match“.