A Milano, contro il Milan di Stefano Pioli, il Napoli di Walter Mazzarri si gioca una grossa fetta di possibilità di partecipare alla prossima Champions.

Il gruppone per il quarto posto vede la capofila Atalanta a 39 punti, alle 18:00, impegnata in casa del Genoa di Gilardino. Qualora i bergamaschi dovessero fare bottino pieno, prima del fischio d'inizio di San Siro, gli azzurri si troverebbero a meno sette.

A Marassi, quest'anno, ha vinto solo il Milan, al novantesimo, con un gol irregolare di Pulisic non ravvisato dal Var. E la Fiorentina alla prima di campionato.

Qualora Gasperini dovesse battere la sua ex squadra, metterebbe un mattone importante per il quarto posto. A quel punto, Kvaratskhelia e soci saranno costretti all'impresa per tenere vive le speranze.

Con tredici gare ancora da giocare definire Milan Napoli come gara decisiva rischia di essere - almeno dal punto di vista matematico - una forzatura.

Ma nel pentolone delle valutazioni bollono troppi fattori, la maggior parte dei quali rientrano nell'ambito psicologico del gruppo azzurro. E forse il risultato del match è l'ultimo per valore di impatto sul futuro. Più del quanto, sarà decisivo il come.

Uscire da San Siro con una prestazione convincente sarebbe un'iniezione di fiducia importante. Diversamente, anche la conquista di un punto attraverso un approccio simile alla trasferta di Roma contro la Lazio, rischierebbe di tenere la mente dei calciatori ben lontana dallo status di squadra alla ricerca di un'identità condivisa.

Il Napoli si gioca l'autostima. Che in questa fase del campionato vale più dei punti di svantaggio dal quarto posto. Con una settimana di lavoro a disposizione, Mazzarri deve assolutamente invertire la rotta del gruppo squadra per affacciarsi alla terza parte del campionato con maggiore fiducia e rinnovate ambizioni.

Al momento il vero gap con le competitor per la Champions (Atalanta, Fiorentina, Bologna, Roma e Lazio) è proprio il fattore identitario. Tutte hanno dei difetti e delle lacune, nessuna ha una rosa superiore a quella degli azzurri. Ma la differenza fin qui è stata marcata dalla consapevolezza della proposta di gioco da sviluppare. Se gli azzurri non ci mettono mano presto il quarto posto diventa una possibilità solo matematica. E nulla più.