Il fuoco amico è solo in pausa di riflessione
Il Napoli di Aurelio De Laurentiis avanza spedito verso i suoi obiettivi. Li sta centrando tutti, segno di una ferrea programmazione messa in pratica da anni. Ogni meta viene raggiunta anche abbastanza facilmente. Cresce il Napoli, a vista d'occhio. In pochissime settimane sono state messe da parte discussioni, diatribe, situazioni spiacevoli.
Tutto mentre contestualmente in città ritornava l'entusiasmo. Che oggi, potesse essere calcolato, toccherebbe vette altissime. Ma è proprio in questo clima che si può trovare una piccola preoccupazione, talmente impercettibile da non essere visibile a occhio nudo. Soprattutto se l'occhio è oltremodo ottimista.
Il Napoli ha chiuso il campionato al decimo posto. Mai così in basso da quando era dal post ambientamento da ritorno in Serie A, nell'era De Laurentiis.
Cosa accadrà qualora questa squadra dovesse vivere dei momenti difficili? Non abbiamo dubbi: si scatenerà il fuoco "amico" che da un mese pare essersi messo in disparte attendendo il corso degli eventi.
Una ricca prima fila di contestazioni e accuse divenuta in poche settimane un'ultimissima fila, lontana, dove a stento si sente la voce. Tutti coloro che non sono stati coinvolti nel progetto Napoli di internazionalizzazione del brand sono pronti al varco.
Perché il tempo ha dimostrato che raramente quest'azienda viene difesa nei momenti complicati. Facendo volare un pó la fantasia, ma non più di tanto, potremo fare l'esempio di Pino Daniele, spesso sdoganato in questi giorni come esempio per il fenomeno Geolier.
Il fuoriclasse napoletano negli anni 80 iniziò il suo processo di internazionalizzazione e, stesso in città, soprattutto in città molto più che altrove, lo attesero al varco ai primi passi falsi. Perché il successo crea nemici e falsi amici.
Il Napoli di De Laurentiis, così come la musica di Pino Daniele, trovavano e trovano più estimatori fuori dalle mura della città. E non esiste un modo per cancellare e spazzare via tutto questo.
Si son resi conto della potenza di Pino Daniele dopo la sua morte. Forse si renderanno conto della forza di questa gestione dopo che De Laurentiis passerà la mano. Perché non si riesce a godere del presente. Soprattutto quando "Vesuvio, pizza e mandolino" non sono al centro del progetto.