Il Milan è il club italiano più vincente in Europa e nel mondo con 18 titoli conquistati, secondo solo al Real Madrid e Al Ahly e una spanna sopra al Barcellona (17) al pari di Independiente e Boca Junior. Basti ciò per ricordare quale marchio di fabbrica da circa un cinquantennio, l'avvento della dinastia Berlusconiana ha inciso a diverse latitudini, intingendosi di maestosità attraverso blasone e fama, annoverando per diversi lustri i migliori campioni del panorama mondiale.

LA STORIA

L'excursus storico per una società di tale calibro è obbligatorio per figurarsi la fastosa grandeur del Milan a livello internazionale.

Negli anfratti delle scritture calcistiche del secondo dopo guerra, la pièce letteraria Milanista è notoria, oltre che apprezzata su larga scala sportiva, considerato il club e la squadra più forte al mondo per quasi un decennio a cavallo tra anni ottanta e novanta. A contribuire alla forza di questa società sportiva sono stati i vari calciatori, presidenti e allenatori che si sono avvicendati con successo. Per ricostruire la storia dell’A.C. Milan dobbiamo risalire indietro nel tempo, alla fondazione ufficiale del “Milan Foot-Ball and Cricket Club”, il 16 dicembre 1899.

Il 18 dicembre 1899 La Gazzetta dello Sport rende nota la sua nascita: i soci fondatori fanno parte di un gruppo di inglesi e italiani animati dalla passione per il gioco del calcio e del cricket. Inizialmente la sede viene fissata in Via Berchet, a Torino, presso la Fiaschetteria Toscana.

L’attività ufficiale della squadra comincia con una partita contro l’F.C. Torinese, poi nel 1900/1901 arriva il primo scudetto, seguito dal secondo (nella stagione 1905/1906) e nella stagione successiva se ne aggiunge anche un terzo. Intanto la società comincia ad avere i primi scricchiolii fisiologici ad un nuovo corso: un gruppo di soci si stacca dalla compagine iniziale e fonda la società “Football Club Internazionale Milano”, oggi conosciuta da tutti come Inter.

Nel 1919 la società prende il nome di “Milan Football Club”: pur ottenendo buoni risultati, avvalendosi di grandi giocatori in campo (quali Giuseppe Meazza e Aldo Boffi), la squadra non riesce a superare il terzo posto, rimanendo fermo a metà classifica, dietro all’Inter e al Bologna. In questo periodo la società sportiva viene affidata a Piero Pirelli: durante la sua lunga presidenza viene inaugurato lo Stadio di San Siro, nel 1926. Dopo una serie di cambiamenti nella denominazione, si arriva nel 1945 alla nascita dell’Associazione Calcio Milan. Intanto Umberto Trabattoni dirige la squadra dal 1940 al 1954: il Milan però in questi anni arranca nei bassifondi della classifica, senza mai spiccare veramente il volo.

Il Milan vince lo scudetto nel 1956/1957, mentre è guidato dal Presidente Gipo Viani. La squadra può contare su una rosa di giocatori di alto livello, ai quali nel 1958 si aggiunge anche Josè Altafini (che poi finirà per giocare nel Napoli), il giocatore brasiliano che conquista subito il cuore dei tifosi. Questo è uno dei momenti d’oro del Milan, che vince il titolo sconfiggendo la Fiorentina. Il decennio successivo (1960-1970) è caratterizzato dalla presenza di molti calciatori italiani che si impongono a livello internazionale con la loro bravura, su tutti Gianni Rivera. Ancora oggi indimenticata icona del mondo meneghino.

Nel 1963 la Società cambia ancora nome in “Milan Associazione Sportiva”. Il risultato più importante di questo lustro è la conquista della Coppa dei Campioni, che avviene nella stagione 1962/63: il Benfica viene sconfitto 2-1 in finale dal Milan. Il capitano che alza la coppa al cielo è Cesare Maldini. Nel 1967/68 il Milan vince lo scudetto, la Coppa dei Campioni ed anche la sua prima Coppa intercontinentale. Rivera viene premiato con il pallone d'oro, primo italiano di sempre. Lascierà il calcio pochi anni dopo.

Nel 1986 conquista la scena Silvio Berlusconi che diventa Presidente del Milan, e decide di ridare smalto alla squadra, instaurando una vera e propria industria oligarchica del calcio. Nel 1987 il Milan va alla riscossa: conquista l’undicesimo scudetto, schierando in campo gli olandesi Gullit Van Basten.

Nel 1988/1989 alza la Coppa dei Campioni a Barcellona. Sotto la guida di Arrigo Sacchi in panchina e Franco Baresi in campo, conquista anche per due volte la Coppa Intercontinentale. Nel 1992/93 subentra Fabio Capello, che porta il Milan alla conquista di quattro scudetti, una Supercoppa Europea, tre Supercoppe di Lega e una Champions League.

Negli anni Novanta in panchina si avvicendano diversi tecnici, ma la squadra torna a vincere solo con Alberto Zaccheroni: nel 1999 il Milan ottiene il suo sedicesimo scudetto. Nei primi anni 2000 è Carlo Ancelotti a segnare la storia della società calcistica rossonera : il suo arrivo apre nuovi scenari e la conquista di altri trofei, tra cui la Champions League.

Nell’estate del 2016, il patron di Mediaset abdica in favore dei potentati economici asiatici ed arabi, rassegnandosi alla cessione che conclude un trentennio laccato in oro. La società viene rilevata da una cordata di aziende orientali, prevalentemente cinesi. Dopo varie vicissitudini necessarie al cosiddetto 'closing' dell’accordo economico, diventa formalmente cinese nel mese di aprile 2017, in un passaggio di consegne che stranisce tutto il mondo occidentale. Il nuovo presidente del Milan diventa pro tempore l’imprenditore cinese Yonghong Li.

Oggi il club è in mano ad un fondo con capitale statunitense denominato Elliot Management Corporation, che è amministrato finanziariamente per l'Italia da Giorgio Furlani e Gordon Singer, e gestito a livello dirigenziale dal trio Scarioni (Presidente), Paolo Maldini (direttore tecnico), Massara (direttore sportivo).

IL TEAM

Nello scorso campionato, grazie all'edificazione sapiente del parmigiano Stefano Pioli, il Milan si è laureato campione d'Italia e ha restituito gloria al club dopo anni consecutivi di inezie e fallimenti, riconquistando un titolo dopo quasi 6 anni. La sua idea di calcio, alacre e propulsivo, ha variato schemi, forme e stili di gioco in base alle caratteristiche avversarie, in una camaleontica esegesi del football contemporaneo, dove vigono posizioni fluide e schemi alterabili in corso d'opera. Il tecnico, dopo trascorsi non eccelsi, è così diventato considerato, uno dei migliori allenatori d'Europa anche per l'eleganza dei comportamenti.

La formazione è la squadra che detiene il titolo di campione d'Italia per 10/11, con modifiche tattiche recenti ad annebbiare le inquietudini d'inizio Gennaio e potenziare le ritrovate certezze del pacchetto arretrato ed una simbiosi di variazioni d'assetto senza perdere brio.

A coprire la porta con una leggera discontinuità nell'ultimo anno solare quello che viene considerato a furor di popolo uno dei migliori portieri del mondo se non addirittura il migliore in assoluto. Mike Maignan è uno scrigno di potenza, esplosività, reattività, intuito, senso della posizione, lettura delle traiettorie, capacità anaerobica ma soprattutto personalità.
Dopo aver mandato a bersaglio il suo primo campionato nazionale con il Lille ha fatto altrettanto con il Milan affermandosi con i guantoni d'oro come uno degli interpreti del ruolo più innovatori e più determinanti in un'ottica di gioco di squadra. Ottimo con i piedi e bravissimo sulle parate plastiche, impressionante sui colpi di reni; Maignan tiene sulla corda tutto il reparto arretrato che quando egli sta a protezione dei pali è evidentemente rassicurato da ridurre all'osso il margine di errore.

I vari Tomori, Kjaer, Kalulu, Gabbia e Thiaw che si sono alternati a protezione dell'area di rigore hanno acuminato il livello di performance quando il portiere francese, ormai successore anche di LIoris in nazionale, ha corroborato con i suoi atteggiamenti tutta la squadra.

Da quando Pioli proprio nel pretesting di Champions ha rivisitato l'assetto a quattro del suo reparto arretrato si è rivisto scatenarsi a sinistra quello che a detta di tanti è il miglior terzino sinistro in circolazione ovvero Theo Hernandez.
Calciatore dirompente, devastante, deflagrante sulla sua fascia, capace di ricoprirla una media di 20-25 volte a partita senza perdere di intensità e qualità tecnica, con una resistenza a tratti disarcionante e un alto livello di incisività in fase offensiva.
Negli ultimi tempi ha abituato a rincorse poderose, recuperi e allineamenti preventivi seri e utili anche nella fase di non possesso, anche se come riconosciuto il suo meglio lo dà nello Sprint con la palla al piede. Una vera e propria forza della natura che consente al Milan di sfogare in continuazione anche sotto ritmo, ribaltando il campo rispetto a un suo inserimento o andando a marcare in ampiezza l’avversario. Insieme a Leao sulla fascia sinistra rappresenta l'evoluzione 2.0 di uno sviluppo meteoritico del gioco in catena.

Al centro della Difesa i campioni d'Italia Tomori e Kalulu hanno costituito e continuano a costituire, insieme al quasi decano Kjaer, la trazione posteriore di una squadra che difende tanto bene quanto attacca. I due retroposti della difesa rossonera Nell'anno del Tricolore si sono ibridati tecnicamente in una durissima barriera frangiflutti senza mai perdere il fiuto agonistico e intuizioni tecniche degne di una coppia di difensori moderna. Assieme alla new entry Thiaw, valgono oggi buona parte dei vantaggi che la squadra si procura sia con l'impostazione dal basso che con il pressing alto. Da gennaio il tedesco naturalizzato senegalese ha soppiantato un terreno che si stava seccando.

Sul canale di destra, capitan Calabria, è un regista di fascia con ottime interpretazioni del ruolo all'interno della partita. Anni di cimentamento ad altissimi livelli e l'abbandono di Romagnoli che lo ha automaticamente investito della fascia da capitano, lo hanno elevato ancor più a leader della squadra. Il campione d'europa Florenzi lo spalleggia nel turn over senza mai farne sentire la mancanza.

Bennacer - Algerino e miglior calciatore della coppa d'Africa vinta nel 2019 - e Tonali, new generation al potere del nuovo corso della nazionale italiana, drizzano la diga che antepone qualità al contrasto, ma senza disdegnarlo, in un mix di tenacia, predominio degli spazi, efficenza tecnica e affinità posizionale nel dedalo del gioco. Una delle principali forze motrici del Diavolo rossonero nell'annata scorsa.

Il Bosniaco Krunic, estremamente sottovalutato, integra e perfeziona il reparto in più ruoli, fungendo da accalappiatore di palloni da pulire o da lucido cucitore di gioco, che crea densità e fissa l'ampiezza allo stesso modo, in un ottimo vademecum del centrocampista totale.

Il reparto d'offensiva è il rompicapo enigmatico degli avversari. Un poker di giocatori che assembla i vari De Ketelaere, Messias, Pobega, Saelemaekers , Leao e Diaz a supporto del titolare Giroud o della riserva Origi. Il rampollo Belga ha bruciato alcune cartucce in maglia rossonera dal suo arrivo, tradendo al 99% le attese fino a questo momento. Il connazionale, ex Anderlecht costituisce elemento vivace nell'insiemistica del rombo d'arrembaggio ideato da Pioli, che buoni frutti ha dato in questa stagione.

Quanto a Brahim Diaz, esterno destro schierato anche spesso in treqquarti, il suo funambolismo saltuariamente trova mirabilie d'indubbia bellezza e proficuità. Mentre Rafael Leao è un top plyer affermato, che mangia campo e avversari e assieme alla palla può spostare velocemente equilibri e ritmi. Pericolo conclamato come avvenimenti ultimi certificano.

UDINE, ITALY - MARCH 18: Rafael Leao of AC Milan looks on during the Serie A match between Udinese Calcio and AC Milan at Dacia Arena on March 18, 2023 in Udine, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Olivier Giroud è un vecchio potente dei centravanti mondiali. Ha vinto tutto, con clubs e nazionali. E' un bomber di pura razza posizionale che scalfisce il marcatore di turno, anzitutto mentalmente. Grandioso nel crearsi spazio in area, forte nel contatto fisico, abile a spondare per i centrocapisti e con un naturale senso del goal che ha sottolineato il suo destino. Ha trafitto già tre volte il Napoli tra campionati e coppe e sarà fermamente motivato a far bene in quelle che potrebbero essere le sue ultime partite in Champions della carriera.

Mancherà l'attempato Ibrahimovic perchè fuori dalla lista Champions per infortunio. Uno dei calciatori più forti e decisivi di tutti i tempi.

La lezione in campionato è stata servita a freddo ma non offrirà vantaggi alla squadra Milanese se non quello atavico delle 7 coppe dalle grandi orecchie in bacheca. Le stelline della Champions faranno ribollire il sangue nelle vene degli azzurri, che troveranno un forcone rossonero pronto ad infilzare, da spezzare con talento, idee e coraggio, quello delle notti da Leoni.