Ricordate i record strampalati sulle prime pagine di quel quotidiano sportivo torinese? Quelli che, a lungo andare, sono diventati oggetto di derisioni sul web, tanto da diventare - nel tempo - meme. Cose del tipo "Juventus prima al mondo per numero di gol segnati quando Saturno entra in Giove". Oppure "Juve, è record: in Italia nessuno ha più calciatori col cognome che comincia per V".

Le ricordate? Bene! Messe a confronto con maldestri tentativi di pargonare l'ultima, strepitosa, parte di campionato di Spalletti con questo disastroso inizio di Garcìa, sembrano argomenti di primissimo rilievo internazionale. Un paragone che non ha senso nemmeno di esistere, visto che si mettono a confronto la parte finale di un torneo vinto a gennaio e uno nuovo, dove il Napoli è costretto a rincorrere oramai dalla terza giornata. Un quarto di campionato di stenti, dove il gioco ha finora in gran parte latitato e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Anche di quelli che negano la realtà.

Ah, le motivazioni...

Le motivazioni, nel calcio, a volte sono tutto. E se non sono tutto, hanno una quota di azioni importante nel generare una vittoria. Motivazioni che, con le distanze siderali che il Napoli aveva costruito a suon di gol e calcio sciorinato così tanto bene da essere riportato su tutti i media del mondo, è logico pensare possano venire meno quando il traguardo è praticamente a una manciata di centimetri.

Di questo, non si è reso protagonista soltanto il Napoli. Quando un campionato non è combattuto, chi è davanti a tutti tende ad allentare la presa nelle ultime giornate. Capita al Bayern. Capita al City. Capita al Psg. Senza andare fuori dai confini italici, però, basterebbe prendere in esame la Juventus del campionato 2018/2019, quello col primo anno di Ancelotti sulla panchina del Napoli. Nemmeno a farlo a posta, la prima sconfitta in campionato dei bianconeri arrivò alla ventottesima giornata, cioè a undici dalla fine.

Chi parla dei 18 punti in 11 partite dello scorso anno, forse dimentica dei 15 in altrettanti incontri fatti dai bianconeri quell'anno. E indovinate chi rivinse il campionato successivo? Domanda senza risposta: non serve.

L'eredità di Spalletti per Garcìa

Garcìa non ha ereditato una squadra sazia. Ma un collettivo di uomini che sono riusciti in un'impresa storica, dentro i quali è stata costruita, gol dopo gol, vittoria dopo vittoria, una mentalità vincente che qui a Napoli raramente si è vista. Ha ereditato una rosa non forte, ma fortissima. Se non pareggiabile a quella dell'Inter, quantomeno capace di fare meglio dei 18 punti in 10 partite. Sicuramente capace di giocare meglio. Spalletti gli ha lasciato il primo calciatore della storia del Napoli nella top 10 del Pallone D'Oro e ben due in top 20. Spalletti gli ha lasciato un gruppo di uomini pronti alla battaglia col coltello tra i denti.

A rendere ancora più difficile il compito dei calciatori, è la spada di Damocle che pende sulla testa di Garcìa. Un allenatore che è stato a un millimetro dall'esonero, se solo si fosse chiuso l'accordo con Conte. Con quanto spirito di iniziativa dovrebbero mettersi a seguire un allenatore messo praticamente alla porta dalla dirigenza?

Come finirà questa storia ce lo dirà il tempo, certo. Ma se le premesse sono queste e il buongiorno si vede dal mattino, c'è ben poco da essere allegri o fiduciosi.