Kvaratskhelia, una mancanza di rispetto per Napoli e la squadra
Un campione non si misura solo dai gol, dagli assist o dalle giocate spettacolari, ma anche dalla capacità di rispettare chi lo ha sostenuto. E Napoli, di rispetto, ne merita tanto.
In una città come Napoli, dove il calcio non è solo sport, bensì un’autentica religione, certe dinamiche non possono essere ignorate. La questione legata a Khvicha Kvaratskhelia non riguarda tanto la sua volontà di cambiare aria, quanto il tempismo e il modo in cui questa volontà si manifesta. Chiedere la cessione a gennaio, in piena stagione, non è solo una mossa poco elegante, ma una mancanza di rispetto verso una squadra che lo ha accolto come un eroe e verso una città che non ha mai lesinato applausi, nemmeno nei momenti meno brillanti della sua avventura. Una scelta non giustificabile, non contemplabile, nemmeno per quanto concerne un rinnovo contrattuale pervenuto con notevole ritardo.
Kvaratskhelia sostenuto oltremodo
Kvaratskhelia è stato osannato, coccolato, reso una sorta di simbolo della rinascita partenopea, ma negli ultimi tempi le sue prestazioni non sono sempre state all’altezza delle aspettative. Perché a gennaio? Perché nel pieno di una stagione che richiede compattezza, determinazione e un progetto condiviso, un giocatore decide di destabilizzare tutto con una richiesta che sa di egoismo? L'impressione è che Kvaratskhelia non abbia mai davvero compreso cosa significhi essere parte di un sistema collettivo. Le sue continue pretese di voler "vincere da solo" le partite, la sua ostinazione a prendersi il palcoscenico a tutti i costi, sono state tollerate fino a un certo punto, ma ora emergono in tutta la loro inconciliabilità con lo spirito di squadra.
Conte deluso ma consapevole
E poi c’è Antonio Conte, che nella sua recente dichiarazione ha sottolineato di non voler porre alcun veto sulla questione. Una scelta apparentemente neutrale, ma che - secondo il sottoscritto - in realtà rivela un pensiero più profondo: per il tecnico pugliese, Kvaratskhelia non è indispensabile per la squadra. E sarebbe difficile dargli torto perché non si costruisce una squadra su un giocatore che non rispetta le dinamiche del gruppo. Cedere un giocatore a gennaio non è mai facile, ma se dalla sua partenza si potrà ricavare il giusto valore economico, allora l’addio potrà rivelarsi persino una benedizione. I sostituti non mancano, soprattutto se si ha una società capace di muoversi con lungimiranza sul mercato.
Trattenere Kvaratskhelia avrebbe senso?
E allora viene da chiedersi: ha davvero senso trattenere un giocatore scontento, che potrebbe influire negativamente sull’armonia dello spogliatoio? Probabilmente no. Il Napoli, grazie a una cessione ben calibrata, potrebbe non solo ricavare una cifra importante, ma anche assicurarsi un sostituto più motivato e funzionale al progetto di Conte.
Kvaratskhelia, d’altro canto, dovrebbe riflettere sul valore della gratitudine e sul peso delle aspettative. La vera perdita, tuttavia, non è tanto quella tecnica, quanto quella umana. Kvaratskhelia aveva l’occasione di diventare un simbolo per Napoli. Ha scelto di buttare via questa possibilità, dimenticando che il rispetto non si compra con i gol o con le giocate spettacolari: si guadagna con la lealtà e con la capacità di mettere il collettivo sopra il proprio ego. E, purtroppo, in questo, il georgiano ha fallito.