De Laurentiis comincia a preoccuparmi. Seriamente. Nella settimana della giusta celebrazione dell'utile da sogno registrato nel bilancio 2023, è tornato a parlare, nel pre-gara contro il Real Madrid, a bordocampo. E lo ha fatto con i soliti stilemi da intemerate televisive, volte a rubare la scena, come un retore di La Sai L'Ultima?

A parte il dato statistico, che vede il Napoli fare bene quando dallo scranno più alto della società si adotta il low profile, le dichiarazioni di ieri lasciano di stucco; in primis per un tempismo irriguardoso di quanto accaduto non più tardi di due settimane fa. Quando il Napoli ha finalmente abiurato Garcia ed ingaggiato Mazzarri, senza il bisogno di rendere una dichiarazione pubblica e/o una conferenza stampa per raccontarci diagnosi e prospettive di una stagione partita in tutt'altra chiave.

Dicevamo, il tempismo: evidentemente chi s'aspettava discrezione, morigeratezza e compostezza, dovute al momento tutt'altro che positivo, ha dovuto constatare ancora una volta che l'ego e il bisogno di stare al centro dell'attenzione restano un propellente inesauribile per un animale da palcoscenico.

Ovviamente, in eurovisione, ADL ha ben pensato di ricominciare con il solito refrain dello stadio, del sindaco juventino (peraltro persona serissima, che ha ben guidato la fase dei festeggiamenti e che ha mostrato la vicinanza del suo ruolo alle sorti della squadra della città che è chiamato ad amministrare), del consiglio comunale cattivo. Attirandosi, naturalmente, le ire di mezza Napoli, quella che pende dalle labbra del presidente per cominciare una nuova polemica.

La questione stadio

Il Comune di Napoli ha ovviamente tutto l'interesse a che un privato metta mano alla sacca e trasformi un suo cespite patrimoniale, ammodernandolo, e rendendolo remunerativo; e le richieste di ADL sono le richieste che vanno fatte alla politica, dando prova di una solvibilità e di una progettualità che vale molto di più di mille parole.

Il modo in cui, magari nel frattempo di trattative o tavoli di concertazione, si violi la generale etichetta e si 'sputtani' il proprio interlocutore porta inevitabilmente a passare dalla ragione di un progetto imprenditoriale importante e decisivo per alzare ancora di più l'asticella, al torto di modi e formule da Mario Brega.

Non foss'altro che il consiglio comunale è cambiato dai tempi di De Magistris e che le condizioni politiche sembrano più indicate a trovare una soluzione adeguata; una polemica stucchevole, ingigantita nelle modalità mediatiche, con l'intento furbesco di mettere in cattiva luce l'istituzione, non è solo prossemica, di modi e visioni, ma anche sintomatica di un dubbio che inizia a risuonarmi nella testa come un tintinnio che mette a pensare.

Un De Laurentiis… antiquato

Può esistere un De Laurentiis fuori da una cornice, da un frame che è lo stesso di 18 anni fa? Quello del Don Quixote, intento a combattere contro i mulini a vento delle istituzioni, che gli si frappongono e che sembrano condannarlo allo strapuntino.

Nei fatti esiste. Perchè l'ADL imprenditore ha fatto molto di più e molto meglio di questo abito di cui non riesce a liberarsi; ma l'ADL mediatico è un numero da circo, ripetuto alla sfinimento, che toglie anche interesse al racconto, che, esclusa l'aneddotica, spesso volgare ed inopportuna, non riesce a trasmettere nulla di nuovo da troppo.

De Laurentiis sembra essere rimasto fermo al personaggio che s'è costruito nel decennio scorso; ma nel frattempo il mondo è andato avanti. E, volente o nolente, anche lui ha dovuto fare i conti, nei fatti, con la realtà. Il suo Napoli ha un anelito di visione del futuro, una strategia di posizionamento del brand ed una crescita costante dell'area marketing; ha una squadra piena zeppa di asset che, nonostante scelte approssimative, restano inscalfibili riserve auree a garanzia del progetto tecnico.

Quello che sembra fuori posto, anacronistico, in altri termini, vecchio è proprio lui, il padrone della baracca, quello che il circolo virtuoso lo ha creato ed ha contribuito ad alimentarlo; sembra che il suo Napoli, metaspazio di società, ambiente, dirigenti, brand etc., vada ad una velocità diversa e che lui stesso sia destinato inevitabilmente a non starvici dietro.

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