Il Napoli, dopo la rivoluzione tecnica iniziata la passata stagione, con la cessione dei “senatori” della rosa, si appresta a percorrere strade fino ad ora mai battute dal punto di vista della organizzazione manageriale. È da anni che De Laurentiis parla di un calcio vecchio, che si è trasformato nel tempo in industria, ma che continua a sottostare a processi che nulla hanno a che vedere con la realtà imprenditoriale. Proprio a margine della presentazione del nuovo coach Rudi Garcia, il presidente ha tenuto a ribadire come i calciatori, pur se dipendenti, sono essi stessi piccole realtà industriali e come tali devono perseguire determinati comportamenti virtuosi.

L’ultima strepitosa stagione sportiva ha probabilmente messo in secondo piano o comunque reso meno visibile, un cambiamento radicale nello sviluppo del “marchio” Napoli. Con la brand reputation cresciuta in maniera esponenziale, grazie al lavoro di Tommaso Bianchini e del suo gruppo, al quale continuano ad aggiungersi figure di primissimo piano - come già trattato dalla nostra redazione in un precedente editoriale – e il rilancio sui social, fino a poco tempo fa gestiti in maniera a dir poco amatoriale.

Cambiamento che è ancora in essere e che con più di qualche probabilità andrà a toccare anche la figura del DS, con Cristiano Giuntoli ormai separato in casa e che dovrebbe essere liberato in vista della sua nuova avventura professionale all’ombra della Mole. Proprio durante la conferenza di presentazione del ritiro di Castel di Sangro, il patron azzurro ha risposto stizzito a chi gli chiedeva del futuro dell’attuale direttore sportivo, aggiungendo come quella del DS non sia una figura centrale all’interno del suo ricco organigramma manageriale. Una frecciatina nemmeno tanto velata nei confronti di Giuntoli che, chiedendo di liberarsi con un anno di anticipo rispetto la naturale scadenza contrattuale, ha di fatto rovinato il processo di crescita interna studiato dal patron, che prevedeva una stagione di praticantato sotto la supervisione del “Falco” per Antonio Sinicropi, pronto a rilevare il ruolo al termine del tirocinio.

Chi è Antonio Sinicropi?

Ma chi è Antonio Sinicropi? Ex calciatore con un passato in Lega Pro, ha affiancato nella scorsa stagione Ciro Polito a Bari, facendo da cuscinetto tra squadra e area tecnica, per poi distinguersi a Coverciano durante il corso per DS, brillantemente superato nel mese di marzo, sua infatti la miglior prova “tecnica” tra tutti i partecipanti. Sinicropi è anche il compagno di Valentina, secondogenita del Presidente De Laurentiis e attuale responsabile dell’area marketing del club, cosa che alimenterà più di qualche mugugno tra i detrattori societari dal dito sempre puntato, come quando ai tempi della sua militanza in azzurro definivano “raccomandato” Davide Ancelotti. Una brutta abitudine, tipica di certe piazze, più inclini ad attribuire al nepotismo piuttosto che al merito il riconoscimento di certi ruoli.

Ma in un certo senso anche quello del legame affettivo non è un aspetto da mettere in secondo piano in questa scelta. E si perché la volontà è sempre stata quella di andare a rompere schemi ritenuti superati, gestendo il club e andando ad intessere rapporti che non siano esclusivamente professionali e quindi destinati col tempo ad esaurirsi, ma piazzando uomini di fiducia in alcuni ruoli strategici, evitando così la dispersione di conoscenze, di quel know how che ha permesso al Napoli di accomodarsi sul gradino più alto del podio e di farlo con una situazione finanziaria che oggi rappresenta una eccezione nell’ intero panorama, non solo nazionale.

Il Napoli negli anni, a dispetto di differenti guide tecniche, ha mantenuto nel proprio organigramma più di una figura dei vari staff che si sono avvicendati, andando a plasmare una propria scuderia di professionisti. Questo permetterà alla squadra di non subire una variazione traumatica di abitudini in termini di allenamento o aspetti tattici e al nuovo tecnico di avere un più immediato riscontro del materiale a propria disposizione e conoscere fin da subito gli aspetti peculiari di ogni singolo calciatore.

Evidentemente De Laurentiis ha avuto modo di valutare il gran lavoro di Micheli e Mantovani, ritenuti i veri artefici del capolavoro tecnico che ha portato Spalletti e calciatori al tanto agognato terzo tricolore, riconoscendo loro una figura più centrale all’interno del progetto e inserendo Sinicropi come uomo di fiducia, non avvicinabile da altri club per ragioni di natura personale.

Una scelta che potrebbe sembrare impopolare, per alcuni versi innovativa, ma che rientra senza dubbio nel modus operandi della famiglia De Laurentiis. D’altronde la forza di questa società è sempre stata quella di non lasciarsi condizionare dalla piazza, incapace di staccarsi da quel concetto tradizionale scimmiottato come indice di legame alle proprie radici. Perché l’evoluzione è la condizione naturale della vita stessa e di tutti i processi che l’accompagnano. Perché ciò che rappresentava un plus cinque anni fa oggi potrebbe ritenersi obsoleto e la grandezza sta nell’anticipare gli sviluppi mutevoli, evitando i luoghi comuni che ci parlavano della necessità di avere in campo ex campioni strapagati per la loro mentalità vincente o vecchie glorie come dirigenti.  

Il futuro è già qui.