Dopo giorni di forti attriti, comunicati e contestazioni, la querelle che ha coinvolto parte del tifo napoletano e la società azzurra sembra volgere ai titoli di coda. Molti si sono affrettati a dire che finalmente ha prevalso il buonsenso, quello che permetterà di interrompere, già da stasera, nella sfida col Verona, lo sciopero del tifo che aveva contraddistinto le ultime apparizioni allo stadio Maradona.

Aurelio De Laurentiis è stato fortemente contestato anche a Milano dalla curva rossonera - per le sue idee di stadio “british” - a favore di alcune frange del movimento Ultras partenopeo. Ma quello che in pochi hanno colto è stata la volontà del Presidente di coinvolgere il Governo Italiano nel dibattito, portando la questione sul tavolo del Ministro degli Interni Piantedosi, per affibbiargli la paternità della ricomparsa nelle curve del Maradona di tamburi e striscioni. L’ennesimo colpo da maestro del patron azzurro che, in una mossa, si assicura uno stadio infuocato per il rush finale della sua squadra, senza cedere di un passo rispetto alla sua irremovibile posizione di avere, anche in Italia, una legislazione ad hoc che punisca con fermezza i violenti e tuteli la parte sana del tifo.

Nessuna trattativa, dunque, con gli Ultras da parte del club azzurro, ma solo l’apertura nei confronti di quei gruppi organizzati che hanno accettato di presentare regolare richiesta, attraverso il canale messo a disposizione dalla società, per introdurre all’interno dell’impianto i propri vessilli. Lo stesso Prefetto di Napoli Claudio Palomba ha parlato di confronto, ma sempre e solo nel rispetto delle leggi.

Una condizione che poteva avere un’unica e scontata conclusione, bastava solo aspettare e De Laurentiis, da abile stratega, lo sapeva fin troppo bene. C’era stato più di un segnale di poca compattezza all’interno del movimento Ultras e gli scontri nel proprio settore, prima a Francoforte e poi a Napoli in occasione della sfida al Milan, erano li a dimostrarlo. E sì perché non tutti i gruppi hanno deciso di seguire la stessa linea, come ad esempio quando fu introdotta la fidelity e il coro unanime fu “no alla tessera”, con alcuni che successivamente si rassegnarono all’idea di abbandonare il dogma e finirono per tesserarsi, pur di seguire la squadra in trasferta. Ed ecco che le nuove leve del tifo organizzato, seguendo la più banale delle leggi evolutive, hanno ammorbidito le loro posizioni, andando a rivedere quel principio di “coerenza e mentalità” di cui si nutrono, abbandonando inesorabilmente quegli ultimi dinosauri del tifo che ancora si ostinano a mantenere posizioni estreme. Destinati ad essere messi ai margini fino alla fatale estinzione.

Doveva passare la nottata e la splendida atmosfera assaporata a S.Siro, nel primo atto dei quarti Champions, per riaccendere lo spirito competitivo del tifo azzurro, che ha voglia di riprendersi in una notte non solo la qualificazione, ma anche lo scettro di tifoseria più calda d’Italia, ritornando ad infuocare il catino di Fuorigrotta, come magma incandescente che ribolle sotto il prato dell’ex San Paolo. Affinchè scene come quelle a cui i più sfortunati hanno dovuto assistere la sera del 2 aprile non si ripetano più: perché si può perdere in campo - fa parte del gioco - ma non sugli spalti.

Solo chi si nutre di pregiudizi poteva credere che un uomo di spettacolo, abituato alla ribalta hollywoodiana, volesse reprimere il calore che da sempre ha contraddistinto la platea napoletana, quando l’aspirazione è sempre stata quella di proteggere chi era ostaggio della violenza e della prevaricazione. Ambire ad uno stadio che non fosse più zona franca alla mercé di chi, col volto travisato da una sciarpa, poteva perpetrare i più svariati crimini.

Sono tornato in Italia, a Napoli, perché per me l’Italia è Napoli

Aurelio De Laurentiis

Eppure c’è ancora chi si ostina a vedere un nemico in chi, dal 5 settembre 2004, tutti i giorni lavora per portare Napoli e il Napoli sempre più in alto. Con la passione di chi non accetta di essere una semplice comparsa e il desiderio di spingersi oltre i propri limiti fino a toccare vette inesplorate. Se ci pensate gli stessi sentimenti che albergano i cuori della torcida azzurra e che abbiamo il dovere di riaccendere, ripensando alle serate passate a guardare gli altri vivere momenti come questi, sognando di esserne un giorno protagonisti.