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La Lazio viola per il secondo anno consecutivo le mura del Maradona: dopo Luciano Spalletti anche il nuovo tecnico azzurro, Rudi Garcìa, sventola bandiera bianca contro la squadra bianco celeste allenata dall’ex Maurizio Sarri.

In conferenza post gara l’allenatore francese ammette di aver visto un secondo tempo sotto tono rispetto alle potenzialità dei suoi calciatori, ma, allo stesso tempo, ha elogiato la sua squadra durante la prima frazione di gioco per aver espresso una prestazione da Champions League.

Primo tempo

Il Napoli parte bene, contraddistinguendosi per aggressività sul portatore di palla avversaria e una buona condizione fisica prostrata sin dai primi minuti di gioco.

La pressione del reparto offensivo con 5 uomini pronti a coprire le zone di costruzione degli avversari.

La squadra riesce a tenere le linee tra i reparti in maniera congrua in fase di possesso palla, con scambi ravvicinati e con annessa elusione della pressione laziale anche a palla coperta.

Immagine che mostra lo scacchiere tattico di entrambe le squadre.

L’unico correttivo che Garcìa rimprovera alla squadra è diretta nei confronti di Zielinski, il quale dovrà essere lui ad accompagnare Osimhen in fase di non possesso nel pressare il reparto difensivo della squadra di Maurizio Sarri, per inibirla in fase di costruzione e obbligarla al rilancio lungo.

Sempre in cinque a pressare l’area avversaria cercando di concedere pochi spazi ai difendenti laziali.

Nonostante la continua pressione della squadra partenopea la Lazio riesce a restare nei ranghi cercando di reggere l’onda d’urto che esprime la squadra di Garcìa. La qualità dei partenopei risulta di spessore al punto tale che sia Kvaratskhelia che Osimhen riusciranno a rendersi pericolosi in più di un’occasione. In fase di ripiegamento, però, qualche punto di domanda si comincia a paventare.

L’ultra pressione comporta alcuni estremismi tattici come quello di vedere Juan Jesus che rincorre Kamada nella propria trequarti di campo.

Perché la Lazio inizia a trovare ampi spazi che gli garantiscono l’uno contro uno e poter, così, esprimere al meglio il gioco in velocità.

In virtù della linea spezzata vista in precedenza, Juan Jesus è costretto a rincorrere il suo diretto avversario lasciando uno dei tanti 1 vs. 1 che vedremo in seguito.

Gli errori di passaggio sono una statistica assolutamente concepibile durante l’arco di una partita, questi, però, vanno compensati, riducendone il grado di pericolosità con una corretta ridistribuzione degli uomini di reparto

Qui si osserva come la riuscita interdizione possa innescare una ripartenza pericolosa per una copertura non omogenea del reparto

La non corretta omogeneità della squadra comporta la propensione della squadra di Garcìa alla continua rincorsa sugli avversari .

Ulteriore ripartenza dei bianco celesti

I minuti trascorrono e i punti di domanda continuano ad aumentare: perché la pressione a ridosso dell’area avversaria va eseguita con l’intero gruppo dei centrocampisti al seguito?

Sulla costruzione dal basso affidata al portiere della Lazio, Provedel, a ridosso dell’area ci sono - oltre a Kvara e Osimhen - Zielinski, Lobotka e Anguissa: un reparto intero

Non solo, l’episodio che ha riguardato in precedenza Juan Jesus non sembra essere casuale, in quanto - oltre alla pressione dell’intero reparto di centrocampo a ridosso dell’area avversaria - anche Rrahmani va sul proprio uomo nella trequarti laziale. La motivazione potrebbe risultare plausibile, e cioè inibire di fungere da spola all’attaccante laziale e, di conseguenza, ridurre le linee di passaggio degli avversari.

Rrahmani va a prendere Immobile nella sua trequarti di gioco per inibirne il gioco di sponda.

Purtroppo le idee non corrispondono sempre al poterle realizzare, specie se la propensione al corretto posizionamento sul terreno di gioco provoca pericolosi svarioni

Con il passare dei minuti l’uno vs. uno che la squadra di Garcìa concedeva ad inizio partita inizia a diventare una concreta superiorità numerica per gli uomini di Sarri

L’azione che ha portato al vantaggio degli ospiti si sviluppa in condizioni alquanto inusuali per il grado di concentrazione che la squadra azzurra ha mostrato nella scorsa stagione: una semplice triangolazione sull’out di dx tra Kamada e Felipe Anderson porterà al gol di Luis Alberto.

Lobotka in fase di rientro non segue più l’uomo di riferimento lasciando Oliveira in balia di entrambi i calciatori della Lazio
La mancata propensione al posizionamento comporta una continua visione al movimento del pallone, trascurando l’uomo di riferimento. L’equivoco, stavolta, è quello di Rrahmani che non prende in consegna Luis Alberto lasciandolo solo ed in grado di concludere a rete

Secondo tempo

La seconda frazione di gioco risulterà maggiormente opaca per i partenopei, complice la fretta - sempre cattiva consigliera, come specificato anche da Garcìa in conferenza - e le continue sbavature tra i reparti che hanno reso vita facile ai propri avversari. La Lazio, nella fattispecie, ha sfruttato la continua centralità del gioco degli azzurri per ripartire in velocità in maniera fluida ed efficace.

In questo frangente di gioco sono addirittura 9 gli uomini di Garcìa nel presenziare nella trequarti avversaria, una ripartizione dei ruoli alquanto discutibile che concederà l’ennesima ripartenza laziale che solo l’uscita di Meret riuscirà a sventare.

Se gli eccessi manifestati nel primo tempo nell’andare a prendere il pivot bianco celeste nella propria trequarti poteva risultare pericoloso nella seconda metà di gioco - accompagnata da una ridotta lucidità dovuta ad un naturale calo delle condizioni fisiche - è risultata pressoché perseverante. Linee tra i reparti spezzate e totalmente sfalsate che hanno concesso ampie praterie ai calciatori della Lazio e che solo il duplice intervento del VAR ha impedito loro di aumentare il vantaggio acquisito.

Ennesimo 2 vs. 2 che porterà al gol di Zaccagni successivamente annullato: Rrahmani resta lungo su Immobile nella trequarti laziale, con il centrocampo azzurro non in grado di accorciare sui suoi diretti avversari

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