Kvaratskhelia è un finto problema, ma un consiglio lo merita
Kvaratskhelia sembra essere il problema perfetto. Il soggetto e l’ideale per i professionisti ricamatori: legittimo, il calcio è una forma di letteratura.
A fotterci non è la realtà. Ma l’aspettativa. L’ingordigia. Volersi abbuffare di ogni giocata strabiliante, non poterne fare a meno. E, d’altra parte, mugugnare se qualcosa non riesce, se uno stop è più difettoso, se un cross non esce bene.
Kvaratskhelia sembra essere il problema perfetto. Il soggetto è l’ideale per i professionisti ricamatori: legittimo, il calcio è una forma a suo modo di letteratura.
E poi, il dibattito post proiezione in sala, con i soliti personaggi da commedia dell’arte: quelli dell’’è colpa del contratto’, contrapposti ai ‘è un giocatore normale’, rintuzzati dai ‘viva o’ (Ne)RRes’ ai quali si contrappongono coloro che ne rimpiangono la valorizzazione dei tempi di Garcia (sembra incredibile!!!).
Non si offendano se agli occhi di chi scrive questo pezzo, ciascuno fa la propria personalissima battaglia ideologica (chi per attaccare la società, chi per esaltarla, chi ancor più per Schadenfreude e chi per idiosincrasia nei confronti del tecnico) sulle spalle di un ragazzo che ha fatto 6 mesi da fuoriclasse, un anno da martire ed oggi appare semplicemente appannato.
Kvara - che ricordiamo dopo una settimana di stop è rientrato in campo dopo una distrazione al legamento, roba non da poco - ieri c’è stato, altroché.
Anzi, se la vigoria della strenua difesa del fortino lagunare si è affievolita con il passare dei minuti lo si deve molto alle continue corse del georgiano, chiedere a Zampano e Altare - che han preso più tunnel che gialli. È mancato nelle scelte. Un tiro ciabattato, una botta troppo centrale, una conclusione poco convinta.
Cose che allo Kvara dell’autunno 22 non abbiamo visto fare ma che, a mente fredda, sono normalissime in qualsiasi atleta, in special modo in quella fase di carriera in cui c’è da fare il salto da colui che stupisce a colui che si conferma.
Kvara è ancora un perno di questa squadra, checchè si dica, perché Conte lo ha voluto ad ogni costo. È centrale nel progetto tecnico e, semplicemente, gioverebbe di una minore attenzione mediatica che sta trasformando una opportunità in un problema.
Neres, che sembra il gemello dioscuro venuto d’oltremare e Politano, maresciallo di carriera, sembrano insidiarne la titolarità, ma non la centralità. Che Kvara ha semplicemente perché di un livello superiore a tutti gli altri 10 e spesso agli altri 21 in campo.
Semmai, il 2025 deve insegnargli la calma dei più forti. Si è capito, in una partita, almeno 5 dei falli subiti non glieli fischiano. Faccia come il Ronaldo madridista; si estranei, si faccia superiore, ragioni soltanto con la porta avversaria in testa.
Un calciatore del suo livello deve imparare a fare 20 gol a stagione. Questo deve essere il suo ultimo step. Non pensi a chi lo tira in ballo in maniera strumentale; pensi soltanto a fare le scelte giuste.
È un bravo ragazzo, un campione di sicuro; se scopre l’atarassia, confermerà le previsioni del suo primo anno, che lo vedevano come un fuoriclasse universalmente riconosciuto.