Della Supercoppa interessa solo a Mazzarri e ai tifosi
È sempre una questione di obiettivi. Ed è evidente che la Supercoppa Italiana, che andrà di scena nei prossimi giorni a Ryad, non è un obiettivo del Napoli. Come non lo è stata la Coppa Italia. Il club di Aurelio De Laurentiis ha 2 target quest'anno: entrare nelle prime 4, garantendosi quindi la qualificazione alla prossima Champions League, e accedere al Mondiale per Club, anche se complicatissimo.
I giorni in Arabia serviranno più a conciliare il gruppo che a tentare davvero di vincere la coppa. Forse solo Walter Mazzarri ci proverà per davvero. Per lui alzare al cielo quel trofeo sarebbe l'epilogo insperato di una carriera fatta di fatica e sudore.
Alla società interessa poco. Dovessero riuscire in quella che oggi può essere considerata quasi una impresa, bene. Diversamente, poco male. La dimostrazione è il mercato di riparazione. Per ora è arrivato solo Pasquale Mazzocchi e non si è mosso nessun altro nome in entrata per ovviare alle assenze di Anguissa e Elmas su tutti.
Il segnale è chiaro. Ed è un peccato. Fare di tutto per cercare di vincere un trofeo è sempre importante, soprattutto dopo una annata storica e con il bis scudetto impossibile. Perché l'abitudine a vincere è un aspetto molto importante nella testa dei calciatori e nella mentalità di una società.
Ma il Napoli, in questo discorso, non è solo. Il calcio moderno, a meno che non si abbia una proprietà araba, non vede come obiettivo finale la vittoria, ma la sostenibilità ed il guadagno. Discorso lontano anni luce dalla mentalità di chi invece questo gioco lo segue e per farlo sacrifica pezzi importanti della propria vita.
Basterebbe leggere le dichiarazioni di qualche mese fa, tra gli altri, del presidente del Milan, Paolo Scaroni: "Se potessi vincere sempre lo scudetto sarei ovviamente contento, ma sarebbe un di più. L'obiettivo minimo è qualificarci ogni anno in Champions. Chiaramente lo è anche superare il girone, speriamo accada pure quest'anno".
In quel "è un di più" è racchiusa tutta la freddezza di una realtà che si fa tanta fatica ad accettare. La direzione è questa purtroppo.
Il resto è solo show. L'obiettivo sono i soldi delle TV, della Champions, delle cessioni. Un enorme giro di soldi che non ha come obiettivo la vittoria, ma il guadagno. La sostenibilità delle aziende. Prima lo capiamo, meglio è.
Credere che, ad esempio, a Milano sponda Inter vogliano vincere lo scudetto per la gloria eterna è una utopia. Non si sono strappati i capelli per le 12 sconfitte dello scorso anno, concluse comunque con la diretta qualificazione in Champions, non li strapperanno qualora fossero campioni a maggio.
Il calcio come lo conosciamo non esiste più. È solo un maledetto business.