Vedo la gente gobba
"Vedo la gente morta"
È questa una delle prime battute, sicuramente la più celebre, con la quale entra in scena il personaggio di Cole, il bimbo medium protagonista di uno dei movies meglio riusciti sul finire del secolo scorso: Il sesto senso.
Esiste un filo conduttore che unisce questo bellissimo film ed un altro che mi è stato molto utile per descrivere la situazione grave della quale si è resa protagonista la Juventus, con la lega serie A complice e spettatrice, almeno fino a ieri.
Questo legame è spiegabile in parole semplici: in entrambi i casi i protagonisti vivono una realtà che non esiste, se non nella loro testa.
Come già scritto in precedenza, questo concetto di realtà soggettiva è quello che ha accompagnato tanti tifosi sportivi nel corso degli ultimi decenni in cui l’informazione – tranne rare mosche bianche – si è prostrata al servizio del potente nascondendo o distorcendo molti dei fatti accaduti sul campo e fuori. La conseguenza è stata che molte persone si sono trovate spiazzate, quasi derise, considerate folli, per il solo fatto di applicare la logica a certi eventi.
Le recenti inchieste e, finalmente, la prima attesa sentenza che ha condannato la Juventus a 15 punti di penalizzazione, vanificando in pratica 5 di quelle sbandierate 8 vittorie consecutive ottenute dalla banda di Allegri a cavallo della sosta mondiale, hanno restituito a noi pazzi la coerenza della logica e, forse, alla serie A un minimo di dignità. Ed è solo l’inizio, dato che reati ben più gravi sono contestati alla dirigenza sabauda.
Ma non facciamo nemmeno in tempo ad esultare per questa novità che assistiamo ad un altro capovolgimento della realtà, degna appunto del film che accompagna questo pezzo.
Già, perché esattamente come Malcom Crowe, lo psichiatra interpretato da Bruce Willis, che crede di essere vivo quando in realtà è un fantasma (perdonatemi ma lo spoiler cade in prescrizione se fatto oltre vent'anni dopo l'uscita del film) anche oggi, subito dopo l’annuncio della sentenza, tanti ectoplasmi sono comparsi sul mondo dei social, commentando e descrivendo situazioni che, semplicemente, non esistevano.
Dall’avvocato tifoso e prezzemolino all’influencer su Twitter, dall’anchorman televisivo al giornalista servile della carta stampata fino ad arrivare a qualche politicante di infimo livello. Per non dimenticare ex calciatori, alcuni ora opinionisti RAI (servizio pubblico) altri ancora ufficialmente in carriera, ma ormai più impegnati a dissertar di draghi a sette teste che a rincorrere un pallone: tutti si sono esibiti in una delirante ricerca dell’alibi.
Le attenuanti più gettonate sono state il benaltrismo – “eh ma allora anche le altre” – il patriottismo – “la Juve ha dovuto fare finanza creativa per contrastare il dominio in Europa dei club stranieri” e il complottismo: “vogliono farci retrocedere perché il Sistema ha paura di noi”. Arringhe talmente deboli da non valere nemmeno il (poco) tempo che serve per smontarle.
Sono fantasmi.
Sono tutti fantasmi, come nel film di Shyamalan. Non si rendono conto di quanto le loro frasi, i loro pensieri, siano inconsistenti, vuoti, privi della sostanza che rende una cosa reale: la verità oggettiva.
Se però, da spettatore affascinato, si può provare compassione per l’inconsapevolezza nella quale vivono Bruce Willis e gli altri protagonisti della pellicola, in questo Calcio ciò che ci viene restituito da questo genere di personaggi è un sentimento completamento diverso: fastidio.
Perché abbiamo vissuto per anni ciò che hanno vissuto loro. E da loro proprio siamo stati definiti, per anni, vittimisti.
Ecco, a quanto pare, stavolta tocca a loro esserlo, nell'ipotesi più benevola, e sta a loro dimostrare che il Sistema è contro la povera Juventus, che la loro dirigenza è innocente e che la Juve non merita la penalizzazione o la retrocessione. Ma dovrà essere fatto attraverso la verità oggettiva, non con teorie degne del Terrapiattismo,
A noi non compete più.
Noi ci godiamo quello che resta del Calcio Italiano e quello che verrà. E nel frattempo speriamo che i fantasmi ritornino in pace nella loro dimensione e i club nelle serie che compete loro. Per esempio, per la Juventus, dispiace per i suoi veri tifosi, quelli che probabilmente evitano trasmissioni televisive e social per l'imbarazzo, sarebbe la serie B o C. Ma questa è soltanto opinione di chi scrive.
Più che opinione è, come dire, un sesto senso.
Almeno per adesso.