Calma, questo non è un articolo che prova ad approfondire questioni bibliche. Lo scritto in questione evidenzierà semplicemente una dinamica che assume i caratteri della tragicommedia. Alludiamo ad una costante, un gran classico, un concetto di "polibiana" ciclicità: i fallimenti tedeschi che si tramutano in motivo di giubilo in terra Cisalpina. Che si tratti di questioni politiche o che si disquisisca di cose economiche o, ancora, di più effimere vicende sportive, una virgola sardonica sorgerà sulla bocca dell'italiano medio quando gli eredi di Otto von Bismarck le prendono sui denti.

La sconfitta della Germania nel mondiale del Qatar è sonora e cocente, inutile girarci intorno. Certo, non stiamo parlando della Mannschaft campione del mondo di Italia '90. Quella di Bodo Illgner, Jürgen Kohler, Andreas Brehme, Thomas Häßler, del capitano Lothar Matthäus, di Rudi Völler e di Jürgen Klinsmann. Né di quella che nel 2014, in semifinale, con uno stadio intero dipinto dei colori verde-oro, palleggiò con irriverenza in faccia al Brasile ospitante prendendolo letteralmente a pallonate nella serata più umiliante per un popolo che del calcio ha fatto religione laica.

Quella nazionale che si reggeva, tra gli altri, su un sontuoso Manuel Neuer e su un devastante Thomas Muller. Proprio questi ultimi due, retaggio dei tempi che furono, sono stati la traballante colonna intorno alla quale Hans-Dieter “Hansi” Flick ha preteso di erigere una fortezza che tale non si è dimostrata. Ma, nonostante ciò, i “Panzer” erano una delle realtà accreditate alla vittoria finale dell'agognato trofeo dorato.

Germania
I calciatori della Germania si coprono la bocca in segno di protesta prima della partita d'esordio ai Mondiali di Qatar 2022

Germania: Qatar indigesto

Invece la Germania si commiata da Qatar 2022 senza lodi né gloria, con quattro miseri punti in carniere. Una sola vittoria contro la non irresistibile Costa Rica. Un pareggio sofferto contro la Spagna che ieri sera, lucidissima e cinica, ha scientificamente deciso di scansarsi per "accomodarsi" un ottavo facile facile. Una sconfitta contro la sorpresa del torneo, il Giappone, che ha chiuso in testa un girone che doveva essere vinto in carrozza dall'asse Madrid – Berlino. Che invece, nel ventre della ripresa dei due match giocati in simultanea, avevano rischiato di fare anzitempo le valigie.

Insomma i tedeschi salutano la truppa e si ritirano per capire cosa sia andato storto. Nel mesto e sanguinoso cammino di ritorno assistiamo ad altre entità che si sperticano in un giubileo sopra le righe. Un atteggiamento comprensibile, una routine delle umane cose: provare ristoro vedendo gli altri soffrire. Ammettiamolo mondandoci da facili e ridicole ipocrisie.

Ma il fatto è che quando c'è di mezzo la nazione mitteleuropea per definizione il fenomeno diventa patologico. Questo scritto, una sorta di sfogo ad alta voce, si è “reso necessario” (invero non lo è) dopo il classico giro dei social netwok che ognuno di noi fa al sorgere del sole mentre espleta quella pratica. Sì, proprio quella che state immaginando.

Ebbene, la timeline di Facebook e di Twitter era un inno alla gioia che nemmeno Ludwig van Beethoven è riuscito a rendere così manifesto quando ha tradotto in musica i versi scritti da Friedrich Schiller sul morire del Diciottesimo secolo. Esultanze, frasi irriverenti, esternazioni smodate, meme dalla dubbia resa. Un campionario di spruzzi di gioia degno del Carnevale di Rio. Tutto lecito, ma abbastanza grottesco.

Roberto Mancini
Roberto Mancini, commissario tecnico dell'Italia

L'Italia il mondiale lo sta guardando dal divano di casa. Ed è la seconda volta consecutiva che accade. Qua ci sarebbe da far muovere le esequie per formalizzare il trapasso del calcio tricolore, invece si pensa a godere dei disagi altrui. Il pallone del Belpaese è nuovamente sconquassato da un potenziale scandalo che potrebbe deflagrare nell'ennesima pagina a tinte marroni (il colore della pratica di cui sopra a cui state ancora pensando). Mentre la UEFA chiede chiarezza, la magistratura fa il suo corso e CONSOB e Guardia di Finanza analizzano faldoni, prove e telefonate registrate, c'è gente che pensa a quelli là credendo di essere migliore.

Forse anche questa è una reazione scontata. Si elabora il lutto ritenendo che le altrui doglianze siano più profonde. Così non è. L'uscita di scena anticipata della Germania è un brodino insipido rispetto al calderone pieno di miasmi che potrebbe essere definitivamente scoperchiato per farci passare un bel Natale da zimbelli del Vecchio Continente. E in questo marasma generale, se diamo uno sguardo alla nostra Nazionale, ci viene il magone valutando la qualità media dei player su cui Roberto Mancini può contare.

Cosa dire, amici lettori, sarebbe forse il caso di guardare cosa accade nel nostro orticello devastato dai venti di bora piuttosto che soffermarci sulla lieve scossa d'assestamento che ieri ha toccato la Germania (piuttosto che il Belgio) e che domani potrebbe sfiorare ogni altra franchigia che si presentava ai nastri di partenza per provare a prendersi il bottino pieno.

Perché alla fine a vincere sarà uno solo. Gli altri, dal secondo classificato alla cenerentola Qatar, avranno perso. Tutti. Ma avranno partecipato, potranno dire di esserci stati. Non voi tifosi giubilanti flaccidamente accomodati su divani consumati dinanzi a megaschermi domestici. Quindi sarebbe più sano, logico e intelligente un dignitoso silenzio di riflessione. Perché aprendo bocca – o sprecando tempo sui social – rischiate di mostrare la vostra vera indole. Che non identificherò in questa sede.

Piccolo post scriptum: per sintetizzare in un'immagine i concetti espressi in questo articolo serviva la foto di un divano. Non ho trovato nulla di meglio che la copertina di "One Size Fits All", straordinario disco del maestro Frank Zappa che, dall'alto della sua cultura e della sua acutissima ironia, avrebbe sicuramente saputo definire meglio di chi scrive i soggetti che hanno ispirato queste righe.