Il divario tra Nord e Sud Italia si sta allargando. L'allegato al Def 2023, infatti, mostra come l'attuale distribuzione delle infrastrutture sul territorio nazionale sia l'esatta fotografia di come stanno aumentando le differenze tra le due parti del Paese. Per fare un esempio su tutti, infatti, basti vedere la situazione della rete ferroviaria: nel Mezzogiorno ben il 43% di essa non è elettrificata, a differenza del 23% del Nord e del 24% del Centro, così come nel Meridione è ancora presente addirittura il 70% della rete a binario semplice, rispetto al 52% del Nord e al 45% del Centro. Ma, soprattutto, al Sud è presente solo il 3% delle linee ad alta velocità.

E via via il discorso potrebbe continuare passando in rassegna le autostrade, la rete idrica o i servizi sociali... D'altronde, un recente rapporto Eures - Uil certifica che, dei 131 miliardi di euro delle spese in conto capitale del bilancio dello Stato, nel quinquennio 2016-20 ben il 54,9% è stato speso per il Nord, mentre solo il 41,6% è stato destinato al Sud. Una distribuzione delle risorse che, ahinoi, è più o meno la stessa da oltre vent'anni.

In questo contesto, dunque, l'autonomia differenziata rischia solamente di allargare il divario tra Regioni settentrionali e Mezzogiorno. Basti pensare che i livelli essenziali delle prestazioni (Lep), considerati come precondizione per la conclusione dell'intesa tra governo centrale e Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, soprattutto se ancorati al criterio della spesa storica, rischiano di fare ben poco. È difficile, inoltre, che il ddl Calderoli possa far ricorso al fondo di perequazione: è notizia di questi giorni, infatti, che i 4,6 miliardi di euro previsti per esso tre anni fa non sono mai arrivati a destinazione.