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Antonio Conte
Antonio Conte

Un calo improvviso, o forse no?

Il Napoli inciampa, nuovamente, nella giornata di ieri nel match delle 12.30 al Pier Luigi Penzo di Venezia, in un deludente 0-0 che proietta gli azzurri in vetta, in attesa però dello scontro diretto tra Atalanta e Inter, prima di una sosta in cui a prescindere aleggerà amarezza per le numerose occasioni perse.

Stadio Penzo
Stadio Penzo, Venezia

Il Napoli infatti sta subendo una preoccupante involuzione, sia dal punto di vista dei risultati, con 1 vittoria, 5 pareggi e 1 sconfitta nelle ultime 7 di campionato, e sia da un punto di vista tecnico, con una squadra che sistematicamente cala nella seconda frazione e che in fase offensiva troppe volte risulta stagnante.

Continui nella discontinuità 

È chiaro, e giusto, sottolineare l’impatto che ha avuto Antonio Conte su questa squadra, un impatto praticamente immediato, che con la possibilità di giocare una sola competizione, l’ha resa una competitor per la vittoria finale, e le cose, nonostante risultati recenti, ad oggi non sono cambiate, ma è davvero la strada giusta? La classifica sarà sempre e comunque il giudice supremo, ma le aspettative future quali sono?

Il Napoli non ha un’identità, o quantomeno non ancora, ma è chiaro che uno dei problemi maggiori di questa squadra deriva dal non sapere chi si è realmente, non avere punti fissi su cui poggiarti fa perdere certezze (o non le crea) ma soprattutto è un chiaro indice che porta alla discontinuità, quella che il Napoli ha sempre mostrato, con molta continuità. Da inizio stagione le partite della squadra di Conte sono state caratterizzate da up and down continui, momenti di sofferenza alternati a esaltazione, senza mai trovare l’equilibrio tra questi due punti.

Non un caso se il Napoli si trova a suo agio quando affronta avversari di medio-alto livello, appoggiandosi al loro ritmo e con un gran lavoro fisico pressando a tutto campo, per poi risaltare i gesti tecnici, ma quando invece il ritmo lo deve impostare da sé (come quest’oggi) il copione è già scritto, tendenzialmente si parte bene, segnando o meno, per poi calare e in caso di vantaggio difendere il risultato (Lecce, Torino e Genoa per fare un esempio), oppure attaccare in modo poco lucido e privo di alternative.

Il fine non giustifica i mezzi, e non può essere il solo obiettivo 

La classifica non può e non deve essere fonte di verità insindacabile, questa squadra pare trascinarsi da troppo tempo, e oggettivamente, con una Inter al top della condizione, probabilmente sarebbe già fuori dalla lotta. È facile, e in parte anche giusto, riferirsi al mercato con rimpianto per quello che poteva essere, e doveva essere, e non è stato. Ma i segnali negativi arrivano da ben prima, quando l’essere in vetta nascondeva per comodità l’assenza di proposta del Napoli, che poi è diventata per l’appunto, mancanza di identità. I problemi nascono quando nonostante un solo impegno a settimana e talvolta partite ampiamente chiuse, assistiamo a cambi tardivi concedendo a elementi potenzialmente validi nessuna possibilità per entrare in ritmo partita; nascono quando le conferenze passano da essere l’arma in più di Conte al suo carnefice, con dichiarazioni che più volte hanno l’effetto opposto, caricando troppo la squadra fino a scaricarla, come nella fatidica settimana della doppia sconfitta con Baroni, o come l’ultimo match, definito ‘la finale dei Mondiali’, per poi entrare in campo e essere totalmente bloccati. I problemi nascono quando si gettano le seconde linee in pasto ad una sconfitta annunciata in Coppa Italia, dichiarando apertamente con le successive gare, che quello spazio sarebbe iniziato e finito in quella serata. E nascono anche e soprattutto quando in estate si è preferito puntare sull’usato sicuro, che tanto sicuro non era, piuttosto che sostituire Osimhen con un profilo fresco e con prospettiva, come ci ha abituati la società nella gestione De Laurentiis.

Napoli-Lazio
Napoli-Lazio

Il fine non giustifica i mezzi, il primato va contestualizzato in una stagione particolare in cui la media punti scudetto si abbasserà e in cui la sola partita a settimana ha agevolato gli azzurri. La vittoria non può essere sempre l’unico e solo obiettivo, perché in questo modo se la si dovesse mancare, ci si ritroverebbe punto e a capo, senza basi, ma soprattutto senza certezze su cui ripartire, le stesse che hanno permesso a Spalletti di vincere al secondo anno di panchina a Napoli dopo una deludente sconfitta nella prima stagione. Ad oggi, 16 marzo, il Napoli è lì in lotta, ma dà tutta l’idea di non avere coscienza di chi vorrà essere da grande, e chissà se scoprirlo, sia nell’interesse di Antonio Conte.


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