Il nuovo diktat dell’ovattato mondo bianconero - che grida al complotto ordito ai danni dell’irreprensibile vecchia signora - è caratterizzato dalle disdette di massa alle pay-tv. Sparato via etere, così, come un mantra, con annessa - e curiosa - teoria secondo cui questo campionato sia da considerarsi falsato. Sì, avete capito bene, la tracotanza sabauda, al culmine dell’indigestione da bile provocata dalla sentenza della Corte d’appello federale, con conseguente penalizzazione di 15 punti, è riuscita a superare sé stessa e da giorni si sta impegnando fino allo strenuo per definire di cartone lo scudetto che il Napoli sta contendendo alle sue rivali.

Certo è che quando si è con le spalle al muro, sull’orlo di un evidente crollo emotivo, quando le proprie certezze finiscono per sciogliersi tra le mani come un ghiacciolo sotto al sole d’agosto, qualcosa nel cervello scatta. Un sistema di autodifesa umano, irrazionale e che quindi non ha nessun senso logico o attinente alla realtà del mondo che li circonda. Eppure, nonostante uno sforzo titanico, proprio non si riesce a comprendere cosa abbia spinto al concepimento di questo nuovo dogma in tinta bianconera.

Potremmo anche abbozzare un timido sorriso se tali farneticazioni non arrivassero proprio da quella parte di tifoseria che ancora si vanta di due scudetti revocati e orgogliosamente esposti dalla loro società. Se non fosse che era stata la stessa banda di Allegri ad auto eliminarsi con una prestazione horror al Maradona meno di due settimane fa. Una sconfitta che non ha concesso alcun appello e che ha cancellato in un sol colpo le timide speranze di rimonta, sostenute fino a quel momento da un filotto di otto vittorie consecutive (quanto mai casuali) e che avevano messo in piedi un fragile castello di carte, non sorretto da uno straccio di gioco, ma dai colpi estemporanei di alcuni interpreti e crollati sotto i fendenti impietosi di Osimhen e compagni.

Abbiamo letto di tutto, previsioni che annunciavano che il nuovo anno avrebbe dato un volto nuovo al campionato, che la sera del 13 gennaio la classifica avrebbe recitato un Napoli dal misero vantaggio di quattro punti sulle inseguitrici per poi ridursi al puerile sorreggersi dello slogan “campionato falZato”.

Sia chiaro, a Napoli siamo maestri della contraffazione, esiste un mercato del falso che una rete fitta, come la tela di un ragno, collega agli angoli più remoti del globo, ma quando si tratta di pallone alziamo le mani. Abbiamo l’umiltà di inchinarci di fronte ai veri esperti. Quelli che hanno forgiato la propria storia recente a suon di vittorie macchiate dal sospetto e dagli scandali, credendo che vincere fosse l’unica cosa che contasse e che pertanto qualsiasi mezzo fosse lecito.

Vorremo metterci nei loro panni, ma a parte l’allergia ad una certa scala cromatica, ci è impossibile concepire tanto complottismo. Già in passato abbiamo dimostrato di concedere l’onore delle armi, ma soprattutto di essere in possesso di una cultura sportiva che ci portò ad applaudire, nell’allora San Paolo, il Milan di Sacchi che nel 1988 ci contese vittoriosamente lo scudetto. Però, ripensandoci, in effetti hanno ragione, questo campionato è falsato, ma dalla manifesta superiorità degli uomini di Spalletti che al giro di boa hanno staccato le inseguitrici, esprimendo un gioco invidiabile per chi ama davvero questo sport , celebrato nel mondo da quel giornalismo che in Italia è assoggettato al vento settentrionale e dichiaratamente di parte.

Se sarà vittoria sarà incontestabile, figlia della competenza manageriale di una società virtuosa, dell’applicazione maniacale di Spalletti e del suo staff, delle qualità tecniche e umane della squadra e dell’amore del popolo napoletano. E se non vi sta bene, attaccatevi al falso.