C'è chi acquista il classe 2000 Jesper Lindstrøm per cifre vicine ai 30 milioni e chi elemosina un prestito gratuito del classe 1993 Romelu Lukaku, reduce da due stagioni che definire fallimentari è decisamente poco. C'è chi, con ingegno e bravura, riesce quasi sempre a cavare il ragno dal buco e chi si affida alla mentalità dell'instant team e, da almeno tre anni, fallisce clamorosamente l'obiettivo massimo definito a inizio stagione, cioè l'accesso in Champions League.

Napoli e Roma, adesso, rappresentano due filosofie diametralmente opposte. Vuoi per necessità (non si può non tenere conto delle difficoltà economiche della Roma), vuoi per bravura dirigenziale, vuoi per aspettative della piazza. Ciò che adesso è Roma, una volta era Napoli: una piazza che si infiamma per i trentenni da infermeria e chi se ne frega se, a fine anno, ci si ritrova per l'ennesima stagione dal sesto posto in giù nonostante il terzo monte ingaggi più alto del campionato.

Napoli e Roma, per la serie: ci sono progetti e proggetti. Eppure, poco più di un anno fa, nel napoletano non si faceva altro che elogiare proprio "er proggetto" dei giallorossi.