C'è chi ha sorriso, chi non si è fatto pregare e ha riesumato poster a grandezza naturale di vecchi idoli, c'è chi mastica amaro: l'esonero di Garcia è arrivato, ma è quasi passato in secondo piano per quanto scontato. La copertina non è neanche oggi dell'allenatore francese, metafora d'un trascorso mai realmente felice e segnante. La nuova era del Napoli dunque riparte paradossalmente da chi aveva iniziato anche la passata, riportando gli azzurri ai piani alti della classifica: Walter Mazzarri. Non possiamo prevedere quali saranno i dettami tattici dell'allenatore toscano. Possiamo però proseguire all'analisi tattica del Napoli di Mazzarri che regalò sogni ad una piazza che tanto aveva sofferto.

Segreti e meccanismi del Napoli di Mazzarri

Per la seconda volta l'avventura di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli è la diretta conseguenza di una burrascosa separazione: nel 2009-10 fu nominato sostituto di Donadoni, esonerato ad ottobre dopo un inizio orrendo costellato di rimonte (subite). Condurremo però sotto esame l'ultimo dei Napoli di Mazzarri, la sua versione probabilmente più matura e prolifica. Andiamo alla scoperta dei segreti degli azzurri che, pur con una rosa modesta ma grintosa, raggiunsero il secondo posto a -9 dalla Juventus e il record di punti della storia del club fino ad allora, 78.

Attacco

Gli azzurri nella stagione 2012-13 si schierarono con un 3-4-2-1 che vedeva nel suo interprete chiave Marek Hamsik: con le sue abili doti da rifinitore lo slovacco faceva da trait d'union tra il centrocampo e l'attacco azzurro proprio come ad oggi potrebbe operare Piotr Zielinski. Attacco che si completava con Goran Pandev ed Edinson Cavani. Vista la micidiale propensione al contrattacco di quel Napoli che ebbe in un infallibile Cavani la sua arma migliore, sarà decisivo un rientro ad alti livelli di Victor Osimhen.

Interni di centrocampo

Una squadra, quel Napoli, che comunque non disdegnava affatto le triangolazioni pur mantenendo una certa fluidità. In fase di non possesso è fondamentale l'apporto dei due centrocampisti, tuttocampisti ideali di una squadra di lottatori. L'obiettivo primario della coppia Behrami-Dzemaili era arrivare prima sulle seconde palle, sulle situazioni di contesa e subito dopo aver perso il pallone, così da poter avviare subito le mortifere ripartenze. Occhio alla posizione di Diego Demme: questo identikit calza a pennello per lui e, complice una posizione scomoda per un Lobotka sempre più in ombra, potrebbe finalmente ritagliarsi spazio di fianco ad un indicatissimo Anguissa.

Esterni

Fondamentale l'apporto dei due esterni sia in fase difensiva, incaricati di creare superiorità numerica, sia in fase offensiva dove spesso ricevevano precisi lanci lunghi. Occhio a Zanoli: ha già dimostrato tantissimo con la maglia della Sampdoria in quel ruolo e se Mazzarri dovesse portare Capitan Di Lorenzo sulla linea dei difensori... Trovata la controfigura di Superbike Maggio, bisognerà ora trovare quella del frenetico Zuniga. Olivera, per stazza ed esperienze passate, il più adatto al paragone.

Reparto difensivo del Napoli di Mazzarri

Passiamo ora alla criticata linea arretrata, ma prima una considerazione azzardata: la gestione della fase difensiva di Mazzarri può essere la salvezza di questo Napoli. Il lavoro sull'identità tattica dei singoli svolto in passato ha portato i suoi difensori a raggiungere picchi mai più raggiunti in carriera. Se la tecnica è il pane dei ricchi, la tattica è il pane dei poveri, diceva il compianto Carlo Mazzone. Onesti e pur degni mestieranti come Aronica, Grava e Cannavaro riuscirono a nascondere sotto il caldo tappeto tattico mazzarriano la polvere dei loro limiti tecnici. Di quei tempi, infatti, ricordiamo principalmente errori individuali e immaginare un Rrahmani perno della difesa con al suo fianco Natan e Ostigard (o forse Di Lorenzo) non è utopico.

Grazie per l'attenzione, un saluto carico di curiosità per il modo in cui l'esperto tecnico toscano proverà a risollevare un Napoli allo sbando.

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