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La panchina del Napoli
La panchina del Napoli

La partita con l'Inter non avrà restituito agli azzurri il primo posto in classifica, ma sicuramente avrà accresciuto nell'ambiente la considerazione che forse la rosa non è poi così corta come qualcuno, frettolosamente, ha voluto far credere.

Proprio quelle che venivano considerate, con una tutt'altro che velata nota polemica, seconde linee, hanno finito per impattare sul match in maniera determinante. Proprio l'ex faro del Brighton di De Zerbi, Billy Gilmour, è stato tra i migliori in campo, partendo dal primo minuto. Il suo inserimento ha permesso agli azzurri di Conte di abbassare Lobotka tra i due centrali, con Di Lorenzo che saliva in mediana per un 3+2 che ha messo in notevole difficoltà la prima pressione nerazzurra. Il doppio play ha permesso al Napoli di non avere un' unica fonte di gioco, dando maggiore libertà a Stanislav Lobotka e consentendogli di sfruttare la sua capacità di penetrare tra le linee palla al piede. Arma che ha permesso a Philip Billing, subentrato nella ripresa, di impattare il pari al secondo tentativo, dopo la prima straordinaria opposizione dell'estremo difensore interista.

Philip Billing esulta dopo il suo primo gol in maglia azzurra
Philip Billing, Napoli-Inter

E nel finale poteva esserci gloria anche per Noah Okafor, autore di una ubriacante percussione sull'out mancino. Dribbling e sterzate in serie che hanno messo in imbarazzo la retroguardia di Inzaghi, salvata da una serie di caotiche ribattute prima su Scott McTominay e poi Cyril Ngonge.

Per i tifosi anche Hamsik e Kim erano “inadeguati”

Che il pubblico napoletano sia stato sempre frettoloso nei giudizi non lo scopriamo di certo oggi. Basta ricordare le polemiche che accompagnarono la presentazione di Marek Hamsik e il Pocho Lavezzi o più recentemente, due tra i principali protagonisti del terzo scudetto, Kim Min-jae e Kvicha Kvaratskhelia. Certo è che, nel complesso, la gestione della rosa da parte di mister Antonio Conte, ha di fatto gonfiato la percezione di una rosa corta per l'inadeguatezza delle alternative.

Anche se il mister ha sempre avuto parole di elogio per tutti i suoi ragazzi, anche quelli poco o non impiegati, lo stato d'animo a targhe alterne con il quale si è presentato nelle conferenze stampa, non ha aiutato a fare chiarezza. Per non parlare della scelta di tenere in campo calciatori in evidente debito di ossigeno, per poi venire raggiunti nel finale come nelle sfide dell' Olimpico. Sia chiaro, qui nessuno ha la sfera di cristallo e il Napoli avrebbe potuto prendere gol nonostante i cambi, ma alla luce di quanto dimostrato negli ultimi 180 minuti da Billing e Gilmour più di un interrogativo nasce.

Gilmour: 20' giocati nelle ultime 14 partite prima di ieri

Ci è più facile comprendere il mancato impiego di Billing, arrivato solo a gennaio e con uno scarso minutaggio in stagione, ma possiamo dire lo stesso di Gilmour? Lo scozzese aveva giocato l'ultima da titolare in campionato proprio contro l'Inter il 10 novembre, poi tanta panchina e appena 20 minuti giocati nelle successive 14 giornate. Un minutaggio oggettivamente scarso per un calciatore delle sue qualità. Ovviamente nessuno è in grado di dare consigli all'allenatore di una squadra in lotta per il titolo, figuriamoci se si chiama Antonio Conte, ma è scorretto pensare che se alcuni elementi fossero stati coinvolti quando non c'era una necessità impellente, oggi ci ritroveremmo ragazzi più pronti e con qualche minuto in più nelle gambe? 

Il grafico dei minuti giocati in stagione a partire dall'ultimo match da titolare di Gilmour
Minutaggio Gilmour in stagione

Inserire un calciatore in un contesto di inerzia positiva del match può aiutarlo a esprimere con più leggerezza il proprio talento. In modo da acquisire fiducia e mettersi in mostra davanti ai propri tifosi. Perché se ci aspettassimo  sempre che un calciatore quasi mai impiegato risolva la partita, entrando in un momento di difficoltà generale della squadra, con i compagni magari già fisicamente stanchi e poco lucidi nelle scelte, finiremmo per essere costantemente delusi. Credendo alla balla della panchina corta.


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