Il Napoli sarà una bella squadra, ma in realtà già lo era
Fiducia e ottimismo aleggia nei cuori dei supporters azzurri, in preda a un entusiasmo sfrenato, fatto di proclami ad alta voce nell’ avere finalmente una buona squadra dopo le tre amichevoli vinte in maniera netta durante il ritiro precampionato. Tuttavia, questa visione rosea è frutto di una memoria corta e selettiva, che dimentica quanto il Napoli sia sempre stato una squadra di alta qualità, anche se ha dovuto subire le conseguenze di un anno post-scudetto deludente e ancorché inverosimile.
Un Napoli già strutturato
L'anno del trionfo ha visto brillare calciatori del calibro di Giovanni Di Lorenzo, Amir Rrahmani, Stanislav Lobotka, André-Frank Zambo Anguissa, Matteo Politano e Khvicha Kvaratskhelia. Questi talenti, senza contare l'apporto del bomber nigeriano, Victor Osimhen, in procinto (almeno sembra, ndr) di cessione, insieme al prezioso contributo dalla panchina di giocatori come Giacomo Raspadori e Giovanni Simeone, hanno dimostrato di avere un potenziale straordinario che solo una malsana gestione e scellerate decisioni ne hanno deteriorato il rendimento. Errare è umano. Capita. L’importante è sapersi rialzare e agire di conseguenza. Lo hanno fatto tutti, calciatori e società, anche perché non è plausibile pensare che le qualità prostrate fossero svanite improvvisamente.
Un Napoli rinsavito
La vera rivoluzione è avvenuta nell'organizzazione societaria di quest'anno. Un team che comprende medici, magazzinieri, nutrizionisti, fisioterapisti e collaboratori di campo, tutti al servizio di un leader carismatico come Antonio Conte, rappresenta una svolta significativa. Conte, con la sua personalità e il suo approccio rigoroso, ha già avuto un impatto positivo, rassicurando e motivando una squadra che sembrava alla deriva. L'arrivo di un difensore del calibro di Alessandro Buongiorno, miglior difensore per numero di palloni intercettati nei principali campionati europei
- e inserito nella Best XI della stagione appena conclusasi -
ne testimonia la capacità di attrarre talenti nonostante la concorrenza di club più blasonati.
Con tutto il rispetto per Rudi Garcia e il suo staff, la gestione della scorsa stagione è stata carente, l'unico calciatore che sono riusciti a convincere ad approdare a Napoli è stato Jesper Lindstrom, il quale, anche se considerato una stella nascente del calcio moderno, è finito - con annessa benedizione del mister salentino - in prestito all'Everton, una squadra che, nonostante la sua storia, può ambire al massimo a una qualificazione in Europa League.
Napoli tra Palco e Realtà
Ovviamente la vera sfida per il Napoli non è solo nelle amichevoli precampionato, ma nel confermare la qualità e la consistenza durante la stagione regolare. La buona squadra c'è sempre stata, ma ora, con un'organizzazione più strutturata e una guida come Conte, ci sono le premesse per tornare a competere ai massimi livelli. L'entusiasmo dei tifosi è comprensibile, ma è essenziale mantenere un sano realismo e ricordare che il successo non è mai solo frutto di un breve periodo di preparazione, ma di un lavoro continuo e coerente che la società - e la squadra - stanno progettando ed hanno tutte le intenzioni di portare a termine.