Chi trova un nemico trova un tesoro
Avatar. Avengers: EndGame. Titanic. Star Wars.
Ma anche: La Bibbia, Harry Potter, il Signore degli Anelli.
I titoli appena citati non sono stati scelti a caso ma fanno parte di due classifiche, che si possono trovare in rete, rispettivamente dei film più visti e dei libri più letti della storia. Non prendetele per oro colato perché non conosciamo con esattezza gli strumenti statistici con i quali sono state realizzate, ma possiamo ritenerle abbastanza verosimili. Anzi, ognuno di voi potrebbe stilarne una personale, basandosi sul proprio insindacabile giudizio e gradimento. Magari c’è chi adora Il Padrino di F. Ford Coppola o i GoodFellas di Scorsese, oppure chi non riesce a non considerare Delitto e Castigo di Dostojevskij come il libro migliore mai letto.
Una cosa però è pressoché certa: qualunque sia la classifica, fra i primissimi posti delle vostre storie preferite ne troverete almeno un con un personaggio preciso al suo interno: il Cattivo.
Che sia rappresentato da un uomo “normale”, un serial killer, un mafioso, un’entità soprannaturale (Satana del resto altro non è che il villain delle Sacre Scritture) o addirittura un… iceberg, il cattivo rende la storia più avvincente, anzi, spesso ne esce addirittura come il personaggio più affascinante fra tutti.
Insomma, sebbene la figura dell’eroe buono dovrebbe tendere a dare allo spettatore/lettore maggiore empatia e immedesimazione, è quella del cattivo a decidere se un racconto funziona davvero o no.
Tuttavia, dopo tante sperimentazioni, bisogna ammettere che le figure del buono e del cattivo sono andate sempre più mescolandosi, riducendo sempre più questa dicotomia classica. Non è un caso che molti autori abbiano infatti iniziato a trasformare ciò che era l’antagonista – il nemico dell’eroe di turno – sempre più nel vero e proprio protagonista assoluto. Basti pensare ad Hannibal Lecter o al più recente Joker.
Esiste però un porto franco dove questa dicotomia resta pressoché inalterata ed è, naturalmente, il Calcio.
Eh sì, perché, vista con gli occhi del tifoso, nel Calcio la divisione tra “Buono” e “Cattivo” è scritta con caratteri chiari ed indelebili: i buoni indossano tutti la maglia della squadra per cui tifiamo, i cattivi sono invece sempre e comunque i nostri avversari. I nemici. El Dibu Martinez è un eroe per chi ha ammirato le sue parate dalla propria cameretta di Buenos Aires, mentre è un maledetto incubo per chi ha seguito la finale Mondiale seduto ad un tavolino di un bistrot di Parigi.
Più in generale, avere un nemico non è sbagliato, anzi, spesso è un male necessario. Addirittura Umberto Eco ci scrisse un saggio sull’importanza di averlo. Diceva Eco:
Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo.
Chi trova un nemico trova un tesoro, sintetizzava quindi Eco.
Ecco, se questo pensiero è vero, possiamo affermare con certezza che noi tifosi napoletani, specie coloro che hanno vissuto l’ascesa del Napoli di De Laurentiis, il nemico – o il tesoro – ce lo siamo costruiti proprio per benino, ed ha uno e un solo nome. Massimiliano. Max per gli amici, ma anche per i nemici. Insomma: Allegri.
Allegri è l’allenatore della squadra più odiata e più arrogante d’Italia, la stessa che ha impedito ad uno dei Napoli più forti della storia di arrivare al tanto agognato scudetto, più di una volta. Dei sei scudetti vinti da Allegri, uno con il Milan e cinque con la Juventus, ben cinque hanno avuto il Napoli come rivale, con Roma ed Inter che si alternavano come terze incomode. Unica eccezione fu il secondo Napoli di Benitez, che però ebbe modo di misurarsi – battendolo – con il conte Max nella famosa finale di Super Coppa a Doha.
Sul campo, Allegri è fiero ed orgoglioso alfiere di un gioco speculativo – ogni anno che passa lo è sempre di più – che si propone come antitesi a quello, più votato all’attacco e allo spettacolo, del quale gli Azzurri, per necessità o virtù, sono diventati manifesto almeno in Italia. Al di là dell’Atalanta di Gasperini, non vi è dubbio che la squadra che ha rappresentato il “bel gioco” in Serie A nell’ultimo decennio sia stata il Napoli.
Anche fuori dal campo, diversi episodi, come il famoso diverbio con i vigili urbani, definiti da lui “falliti” per la sola colpa di averlo multato per un’infrazione, sembrano evidenziare come il buon Max da Livorno abbia le stigmate dell’antieroe e che, sotto sotto, ci goda pure un po’ nell’essere descritto in questo modo. Addirittura nel ramo del gossip, pare che Acciughina – un soprannome che difficilmente vedremmo affibbiato a un supercattivo dei film – abbia seminato non pochi rancori ove è passato.
The bad guy
Con il Joker di Batman condivide il mefistofelico sorriso, che esibisce in ogni sua conferenza stampa. Forse ha meno cultura del professor Hannibal Lecter e meno piacere nel divorare fegati umani, ma si diverte spesso e volentieri a rovinare con il suo modo apparentemente casuale di portare la sua squadra alla vittoria quelli altrui.
I suoi ultimi tre anni consistono in due di inattività (il primo pagato profumatamente perché esonerato dalla Juventus) ed uno in cui ha clamorosamente fallito i suoi obiettivi stagionali, fallimento che – ad oggi – sta clamorosamente bissando (anzi, in Champions è già stato un disastro). Eppure, nonostante i suoi successi siano limitati ai confini nazionali, gode ancora oggi di una protezione clamorosa da parte della stampa asservita, aspetto che potrebbe farlo assomigliare al Frank Underwood di House of Cards o anche al Padrino, i cui accoliti, tra Politica e Sistema mafioso, difendevano da ogni minaccia più o meno velata. Ogni parallelismo tra la Juventus e Sistema Mafioso è puramente casuale, sia chiaro.
Dunque, quale villain migliore di Allegri per la nostra storia calcistica degli Azzurri di quest’anno?
Ammettiamolo: è vero che a noi napoletani interessa soprattutto vincere (in modo leale) ma vogliamo mettere il farlo alle spese di Pioli ed Inzaghi, dei quali tutto si può dire tranne che li vedremmo bene nei panni di un – che so – Jack Torrance di Shining, piuttosto che riuscirci a spese dell’uomo che più di tutti ha guastato i nostri sonni negli ultimi anni?
Che poi, se ci pensate, quanto sarebbe calzante se a spuntare da quella porta, dopo averla distrutta a colpi di ascia, fosse il sorriso sornione di Allegri anziché quello di Jack Nicholson?
“Sono il lupo cattivo” diceva Jack Torrance, ridotto alla follia dall’apprezzamento dei critici per il bel gioco. Più o meno.
Bene: il nostro personale lupo cattivo, infreddolito da un -7° che avvolge il suo Overlook (J) Hotel, sta arrivando. E lo farà di Venerdì 13, in estrema coerenza.
Vediamo se la luccicanza napoletana, questa volta, riuscirà a batterlo. In un modo o in un altro o, magari, con il suo preferito: di corto muso.