Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente Aurelio De Laurentiis durante l'ultima conferenza stampa, avvenuta questa mattina alla presenza di Sindaco e Prefetto, sulle costanti irregolarità che nel corso degli anni hanno penalizzato il suo club, impedendogli a suo dire di cucirsi sul petto qualche altro tricolore, non sono state evidentemente digerite da tutti. Chi non condivide la sua stessa fede calcistica, sentitosi preso in causa, si è affrettato a rispondergli via social, tirando in ballo l’affaire Osimhen con un perentorio chi si fregia di un successo attraverso pseudocessioni non può dare lezioni di regolarità”.

Ma perché un trasferimento, già vivisezionato e ritenuto valido dagli inquirenti, continua ad essere riproposto e preso come esempio da chi parla di disparità di giudizio nei confronti di una certa squadra?

Perché se ad uno spettatore poco avvezzo, l’operazione che ha coinvolto il nigeriano, parrebbe simile ad una delle oltre 60 sotto la lente d’ingrandimento della Covisoc e della Procura federale, per chi fa informazione o comunque esercita il ruolo di opinionista la differenza dovrebbe risultare più che evidente.

Impatto Osimhen sul bilancio del Napoli

Ma cosa dicono i libri contabili in merito? Il Napoli acquista Victor Osimhen dal Lille nell’estate del 2020, mettendolo a bilancio per una cifra di circa 71 milioni di euro. Secondo il piano ammortamenti praticato dalla società il costo del cartellino peserà il primo anno per circa 29 milioni (il 40% del totale), con i restanti 42 spalmati nei successivi 4 esercizi. Contestualmente il club di De Laurentiis gira ai francesi tre ragazzi della primavera, per un valore complessivo vicino ai 15 milioni, generando di fatto un’importante plusvalenza.

La differenza però tra questa operazione e quelle ritenute fittizie sta nel fatto che da un punto di vista contabile il Napoli non ha avuto nessun vantaggio concreto a Bilancio, o meglio nel raggiungimento di determinati parametri. Senza le plusvalenze il Napoli avrebbe corrisposto al Lille esclusivamente la cifra in contanti di 51 milioni, con un ammortamento di 20 milioni contro i 29 messi a bilancio.

Il Napoli nell’esercizio preso in questione ha ottenuto quindi un beneficio di 6 milioni di euro che considerando ai tempi l’elevata liquidità del club, la posizione finanziaria netta positiva per 96 milioni e il patrimonio netto positivo per 140, non incideva minimamente per il raggiungimento di quei requisiti ritenuti necessari per l’iscrizione del club al campionato o per rientrare nei parametri UEFA del Fair Play Finanziario.

Ecco perché la procura federale e la magistratura ordinaria, che ha richiesto anche un supplemento di indagini di 6 mesi, si limiteranno a chiudere il caso. Perché non sussistono elementi per poter incriminare il club partenopeo di qualsivoglia violazione contabile, a differenza di quei club che delle plusvalenze hanno fatto uno strumento necessario per la sopravvivenza.

Purtroppo, siamo sicuri che il “non” caso Osimhen verrà continuamente riproposto da chi proverà a difendere, in maniera maldestra, quelle squadre che hanno agito secondo interessi di dubbia etica economica e sportiva, provando a delegittimare il club di De Laurentiis di uno scudetto vinto per manifesta superiorità tecnica e attraverso un pluridecennale virtuosismo gestionale.

È forse questo il prezzo che bisogna pagare per aver agito sempre nella legalità, senza cercare scorciatoie e soprattutto denunciando apertamente chi operava attraverso principi economici poco chiari, portando l’intero movimento italiano sull’orlo di una crisi economica senza precedenti. Un prezzo che solo chi ha contezza del proprio operato può sopportare e trarne linfa per plasmare i successi futuri.

https://youtu.be/FvB3Hk-YRAo?si=uxWbkFek6KNrktDs
Iscriviti al nostro canale Youtube