Per qualcuno ieri si giocava un ottavo di finale Champions. Sono stati venduti i biglietti, a centrocampo i ragazzini sventolavano il drappo, c’era perfino la musichetta. Sul sito della UEFA si parlava addirittura dei possibili intrecci legati al Mondiale per club. Eppure ieri allo stadio di Montjuïc non c’è stata nessuna partita. Ieri si è giocata la partita che non c’è.

A Nyon, nella sede UEFA, la tensione era palpabile. Volti tesi come corde di violino. Ma anche a Barcellona i delegati non se la passavano bene. Nemmeno la promenade mattutina lungo la Rambla, fino alla playa di Barceloneta, aveva dissipato la latente inquietudine. Man mano che ci si avvicinava al calcio d’inizio i dubbi aumentavano. Si malediceva la sorte per i tanti infortuni. Qualcuno voleva addirittura entrare negli spogliatoi per caricare i ragazzi di Xavi.

Tutto sembrava risolto in meno di 20 minuti. Nella tranquilla Svizzera qualcuno ha parlato di un doppio boato di gioia. Scene che nemmeno a Houston il giorno in cui l’Apollo13 ritornò sulla terra sano e salvo. Poi? Poi il buio. Un brivido. Un fendente gelido che attraversa la schiena. Politano va sul fondo, palla sulla seconda linea e Rrahmani trova l’angolo alla destra di TerStegen con un chirurgico mancino di prima.

Sguardi attoniti. Qualcuno stava per ricorrere alle cure mediche. Tutti erano nel panico. Eppure davanti alla TV c’era chi continuava a fissare lo schermo con un ghigno compiaciuto. Il sorriso di chi conosce in anticipo quello che da lì a poco sarebbe stato rivelato.

Il Napoli dopo il gol sembra un’altra squadra. Gioca con coraggio. Costringe il Barcellona a lanciare lungo, avvicinandosi sempre di più alla porta blaugrana. Ed eccolo il momento: minuto 49. Politano scavalca la linea difensiva pescando Osimhen appena dentro l’area di rigore. Il nigeriano controlla, si gira e poi il dramma. Il giovane Cubarsi interviene non trovando il pallone. Pestone. Step on foot. Chiamatelo nella lingua che preferite, tanto per quella internazionale del calcio il termine è lo stesso: fallo. Calcio di rigore.

A Nyon qualcuno ha un mancamento mentre le immagini mostrano al rallenty l’intervento. Si aspetta solo di vedere in basso a sinistra la dicitura che certifica il check in corso. E a quel punto che il ghigno si trasforma in una fragorosa risata. Niente. Non succede niente. L’impomatato Makkelie fa segno di proseguire, mentre dalla sala VAR arriva un’assordante silenzio. Tutto quello che accade dopo è il nulla. Una distorsione del tempo. Qualcosa che non esiste. Qualcosa che non c’è.

In un universo parallelo qualcuno però decide di indagare. Arrivando a una scomoda verità. Mentre davanti all’opinione pubblica Ceferin bacchetta il Barcellona, reo con Real e Juventus di aver ordito un golpe ai danni del massimo organismo calcistico europeo. Nelle stanze oscure del governo calcistico, con la compiacenza della FIFA, si accorda con i presidenti dissidenti per spingerli ad abbandonare l’idea della SuperLeague.

“Creeremo una nuova competizione mondiale dai premi miliardari e aumenteremo partite e incassi in Champions. Così potrete rimettere in ordine i vostri disastrati conti. Però dobbiamo dare l’idea che la partecipazione sia meritocratica”.

Una volta lette le regole di ammissione qualcuno avrebbe sbottato: “Ma in questo modo noi non abbiamo la certezza di partecipare!”

Ed ecco di nuovo quel ghigno. Quel maledetto ghigno. “Tranquilli signori. A quello ci penso io”.

Sia chiaro, questo è quanto successo nel mondo parallelo. Non si tratta nemmeno di congetture. Diciamo qualcosa più vicina a un oscuro Multiverso. Roba da guardare la sera, dopo cena, sdraiati in pantofole sul divano. Perché si sa che il calcio è pulito. Gli errori dell’arbitro fanno parte del gioco. E poi lo sanno tutti che alla fine si compensano.

Il VAR ci sta dando una grossa mano, ma alla fine sono pur sempre esseri umani. Qualcosa può sfuggire. Bisogna smetterla con la cultura del sospetto. Bisogna essere sportivi e accettare la sconfitta. Oppure la mia preferita: ma se pensate che sia tutto già scritto perché continuate a seguire il calcio?
Già me lo chiedo sempre. Perché?


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