Conte fa bene a nascondere il Napoli, ma nessuno gli crede
Conte, in pubblico, fa bene a partecipare al nascondino delle strisciate. Ma sul campo mostri più arroganza. Allena un club a cui non è concesso "gestire" il risultato. Dominare l'avversario, per il Napoli è un'esigenza, non un vizio.
La Champions inizia a diventare un fattore. Milan e Juventus inciampano, l’Inter balla dietro ma vince.
Conte, in pubblico e solo in pubblico, fa bene a partecipare al nascondino organizzato dalle strisciate. Ma nessuno gli crede: il suo Napoli ha forza e margini per giocarsi le chance scudetto che questa stagione concederà e, in parte, sta già concedendo. Sul campo, però, mostri più arroganza. Allena un club a cui non è dato "gestire troppo" il risultato. Dominare l'avversario per il Napoli è un'esigenza, non un vizio.
Sarebbe troppo chiedere a uno come Antonio di essere sfrontato in conferenza e sarebbe anche un rischio inutile. Quello che però queste prime sette partite hanno evidenziato è la predisposizione del suo Napoli a diventare incudine con troppa fretta durante alcune fasi del match in cui sembra esserci margine per continuare a essere martello.
La gestione del risultato in questo momento storico sembra essere la regola d’ingaggio principale degli azzurri. Una sorta di riabilitazione emotiva e un esercizio di disciplina a cui il tecnico non vuole rinunciare. Ci sta, per carità. A patto che nei progetti futuri ci sia anche l’ambizione di speculare sempre meno, fino ad assumersi il rischio della giocata o della pressione alta a oltranza.
L’augurio nasce non solo da un feticismo personale di chi scrive nei confronti del gioco offensivo, così, fine a sé stesso. Avere l'ambizione di dominare il campo per tutto il tempo - possibile si intende - è un’esigenza vitale per chi può vantare un parco d’attacco come quello azzurro.
Allontanare troppo Kvaratskhelia e Politano dall’area avversaria vuol dire perdere imprevedibilità nella porzione di campo che più determina i risultati. E l'umore del georgiano sopratutto. Inoltre, si corre il rischio di rendere la “giocata su Lukaku” la via di fuga, una scusa buona, per ogni difficoltà. Abituarsi troppo al ripiegamento e al sacrificio può modificare geneticamente una squadra alla quale, per valore politico, non è concesso speculare troppo sui risultati.
Alle altre competitor basta un vantaggio striminzito per gestire il resto del match grazie anche a direzioni di gara che per lo più addormentano i ritmi o assecondano interventi al limite del regolamento. L'intermittenza del VAR nelle ultime giornate è un segnale chiaro. Volendo fare i nomi: un calciatore come Gatti, nel Napoli, a parità di caratteristiche, farebbe danni enormi che alla Juventus invece non fa. Anzi ne diviene capitano.
Accorciare il campo in avanti sarebbe un booster decisivo anche in vista del ritorno in Europa il prossimo anno: obiettivo minimo di questa stagione. La flessibilità che Conte sta dando al suo Napoli in questa prima fase è, però, una notiziona.
Solo nella partita con il Como sono stati utilizzati almeno quattro moduli ed eseguiti tutti con cognizione di causa. Ago della bilancia negli switch, Scott McTominay. Che ha preso il Napoli per mano dalla terrazza del Grand Hotel Parker's.
Riuscire a padroneggiare più disposizioni, mantenendo come principi cardine baricentro alto e riconquista palla asfissiante, vorrebbe dire proiettare il Napoli verso dimensioni che nessun tifoso ha mai potuto immaginare finché gli azzurri sono rimasti legati a un solo spartito.
Dopo la sosta, il Napoli avrà gli abbaglianti del primo posto negli occhi
Dopo la sosta si fa sul serio. Il Napoli affronterà un ciclo di partite che diranno tanto sul resto della stagione. Lo farà con gli abbaglianti negli occhi. Sarà intrigante capire quanto Antonio in conferenza stampa stia bluffando o se davvero crede alla storiella del decimo posto come reale punto di partenza del club.
L'ultima stagione, che anche per merito suo sembra già un lontanissimo ricordo, può essere un benchmark credibile solo per chi gli ultimi 15 anni li ha trascorsi a guardare il progetto Napoli con le orecchie da somaro da dietro la lavagna. Ma il club che lui allena (l'unico che poteva permetterselo) è terzo nella classifica perpetua della Serie A da quando ci è risalito.
Conte ha tutto, ma proprio tutto - la società alle spalle pure - per portare il Napoli più in alto di quanto il Napoli non sia già stato senza di lui. È certo che la sua ambizione sia quella di dominare e non quella di gestire. Troppo furbo per non coglierne l'esigenza.
Come è certo che sia tra i pochi allenatori capaci, dopo sole sette giornate post anno orribile, a concedere il lusso di spostare il focus solo sul campo e tornare a parlare serenamente di ambizioni magari facendo anche i fighetti sulla qualità del gioco.
La colpa è sua: è più bravo dei luoghi comuni che lo precedono (di quelli che ti fanno urlare al trappolone). Ti viene voglia di chiedergli sempre di più. Tipo vincere il prima possibile, perché vederlo vivere la panchina in quel modo è uno spettacolo nello spettacolo.