Se continui a dire che le cose vanno male, hai buone probabilità di diventare un profeta.

Isaac Singer

Si parte da questa citazione dello scrittore Isaac Singer per descrivere un comportamento sociologico molto diffuso, in particolare a Napoli.

La versione breve nel parlato di tale citazione è una, fin troppo semplicistica ma calzante, “te l’avevo detto”.

Nel mondo dei social, soprattutto quelli del tifo, forse in particolar modo quelli del tifo napoletano, si può incontrare un “te l’avevo detto”, alias profezia tendente al pessimismo, ad ogni piè sospinto.

Si va da quelle proprio semplici: “te l’avevo detto che non avremmo vinto lo scudetto “– onestamente però non è granché complicato prevedere l’avverarsi di un evento che si è verificato in passato già 94 volte su 96 nella storia del Napoli – a quelle ancor più lapalissiane: “te l’avevo detto che avremmo perso” – beh, certo, prima o poi succede a tutti – oppure, ogni riferimento a fatti e portieri è puramente casuale, “te l’avevo detto che non ci si può fidare di costui”, pronunciato al primo errore dopo una serie di buone partite.

Se però questo genere di (false) profezie possiamo catalogarle nella classe delle ovvietà, ce n’è un’altra, più esoterica, quasi mistica, che colpisce quasi ogni tifoso napoletano (anche il sottoscritto eh, non si pensi mai di esserne scevri) ovvero il famigerato “te l’avevo detto che al sorteggio avremmo beccato…” da riempire con il nome della squadra più forte del lotto.

I "te l'avevo detto" ai sorteggi del passato

C’è da dire che elementi a sostegno di quest’ipotesi non sono mancati in passato: andando a ritroso nel tempo, l’anno scorso, al turno di spareggio di Europa League, al quale il Napoli partecipò (anche ma non solo) per un rigore sbagliato dal Legia Varsavia a tempo scaduto, tra uno Sheriff Tiraspol ed uno Zenit St Pietroburgo, ci capitò il Barcellona.

Tornando indietro alla Champions del 2016-17, l'unica prima di quest’anno in cui ci qualificammo come prima del girone, il destino ci riservò il Real Madrid, nel mezzo del suo triennio di totale dominio europeo. Se volessimo tornare ancora più indietro nel tempo, come dimenticare la prima partecipazione alla massima competizione continentale.

Era la vecchia Coppa dei Campioni, partecipavano solo le vincenti dei titoli nazionali ed i turni erano ad eliminazione diretta sin dall'inizio. Tutti, o quasi, ricordano che, anche in quel caso, ai sedicesimi di finale, Il Napoli si ritrovò di fronte il Real Madrid.

Pochi possono ricordare i nomi di alcune (ed erano tante) delle compagini dai nomi esotici che invece avremmo potuto beccare con un sorteggio benevolo: si andava dai finlandesi del Lathi agli ungheresi del MTK Vörös Meteor, passando per i maltesi dell’ Ħamrun Spartans – gli Spartani di Ħamrun – fino ad arrivare ai lussemburghesi de la Jeunesse d’Esch.

Invece no, il Real Madrid.

E sicuramente ci sarà stato qualche tifoso che, non su un social, ma al bar sotto casa, avrà esclamato “te l’avevo detto che prendevamo il Real! Altro che gli Spartani!”

I napoletani e le profezie autoavveranti

Insomma, abbiamo più volte esplorato nuovi confini della profezia autoavverante. Anche perché quest’ultima è chiamata in tal modo perché sono proprio i nostri comportamenti che determinano il suo adempimento.

Senza scomodare i miti greci, un esempio in tal senso è contenuto in una delle saghe più conosciute al mondo: quella di Harry Potter, dove il malvagio Voldemort, apprendendo da una profezia che un bambino nato da poco lo avrebbe sconfitto, tenta di ucciderlo quand’è ancora in fasce,  scatenando una serie di eventi che porterà quel  bambino, Harry, a sconfiggerlo effettivamente in futuro.

Dunque: è forse il nostro comportamento che induce il fato ad attirare su di noi l’esito più nefasto possibile? Sono forse i nostri pensieri pessimistici che guidano la mano della vecchia gloria di turno proprio su quella, no ti prego no, non proprio quella, pallina maledetta?

Qui si entrerebbe nel campo della parapsicologia, o telecinesi, insomma sfere che attengono più ad un romanzo di Stephen King che ad un articolo di calcio, quindi non le affronteremo.

Il bicchiere mezzo pieno

Quel che si può fare però, è controbattere il “te l’avevo detto” con un altrettanto sempiterno modo di dire, ovvero: “guardare il bicchiere mezzo pieno”. Eh sì, perché se è vero che da primi beccammo il Real, era anche vero che il girone che ci capitò in precedenza non era irresistibile (Benfica, Dinamo Kiev e Besiktas). E poteva esserlo, poteva andare molto peggio.

E se è vero che l’anno scorso arrivò il Barcellona agli spareggi, è anche vero che un po’ ce lo meritammo per non aver passato come primi un girone ampiamente alla portata. Insomma, è il nostro sguardo che decide il taglio da dare al futuro che ci aspetta o al passato che ci ha condotto ad esso.

Quindi, se davvero beccheremo il PSG di Messi Mbappè e Neymar, coglieremo il lato positivo del confronto che può essere il piacere di misurarsi con i giocatori più forti del mondo e – perché no – batterli (del resto è già successo quest'anno contro il Liverpool), oppure, nella peggiore delle ipotesi, potremmo vedere l’uscire anzitempo dalla Coppa come un segno inequivocabile che il nostro destino glorioso avrà modo di compiersi entro i confini nazionali.

 Comunque vada il sorteggio di lunedì prossimo, insomma, dovrà essere un successo.

Giusto?

Eh. Però…

Che però?

Beh, quel però.

Quale?

Però se nell’87 beccavamo gli Spartans era meglio.

E pure avete ragione.