Grandissima notizia per Diego Armando Maradona e la sua famiglia che arriva dal “Palazzaccio”. Il Pibe De Oro ha vinto definitivamente una delle sue battaglie legali con il fisco italiano.

La Corte di Cassazione ha infatti accolto il ricorso presentato nell’interesse di Maradona. La storia è nota ed ha inizio negli anni ‘80 quando i compensi di Maradona raggiunsero cifre molto alte. Si ipotizzó che alcuni diritti d’immagini versati a società estere fossero un modo per celare stipendi al fine di sottrarli all’Agenzia delle Entrate. L’accusa non coinvolse solamente Maradona, ma anche Alemao, Careca ed il Calcio Napoli. Per queste tre parti in causa la questione si risolse con il condono e l’estinzione del debito, mentre per Maradona no. Oggi la Cassazione ha dato ragione a Maradona e la questione tornerà così alla Commissione Tributaria Regionale, che dovrà esprimersi nuovamente sulla vicenda. In caso di giudizio negativo il debito ricadrebbe sugli eredi.

“Accoglie il ricorso principale e rinvia alla corte di giustizia tributaria di secondo grado della Campania, cui demanda di provvedere anche sulle spese di giudizio”. Con queste parole la sezione tributaria del Palazzaccio ha accolto il ricorso presentato da Massimo Garzilli, legale della famiglia Maradona. La decisione rimette in discussione la diatriba giudiziaria stabilendo un nuovo processo d’appello per definire la causa tra l’Agenzia delle Entrate e Maradona.

Alla base della pronuncia ci sono i ricorsi presentati dal team legale di Maradona contro il rigetto delle istanze di autotutela avanzate dal calciatore argentino il 27 aprile ed il 3 luglio 2015 in relazione all’avviso di mora che gli fu notificato nell’ottobre 2013 e che aveva ad oggetto una pretesa creditoria da milioni di euro per Irpef più sanzioni ed interessi riferiti agli anni di imposte tra il 1985 ed il 1990. Maradona invocava l’autotutela, chiedendo che fosse esteso anche a lui il condono che era stato concesso ai suoi compagni. Le commissioni tributarie invece rigettarono il ricorso ed è per questo che si è giunti a Roma.

La nuova decisione della Suprema Corte s’interseca con la decisione del 2021 con cui si stabilì che l’argentino avrebbe potuto beneficiare del condono e che i giudici di merito avrebbero dovuto valutare la sua posizione tributaria solo per il debito eventualmente residuo nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. “Accogliendo il ricorso- spiega l’avvocato Garzilli- la Cassazione ha sancito la violazione di legge che l’amministrazione, nel denegare l’autotutela a Maradona, ebbe a commettere nel non ravvisare l’esistenza di un interesse, di rilevanza generale, alla rimozione degli atti impositivi oggetto d’impugnazione. In sintesi, il principio di diritto che si ricava è che se adempie il sostituto, come accaduto nel caso di specie attraverso l’adesione al condono da parte del Calcio Napoli, il pagamento viene effettuato “per conto” del sostituto, la cui obbligazione si trova ad essere estinta limitatamente alla parte pagata o per la quale v’è l’applicazione del condono. Ne consegue che in mancanza di un accertamento di merito attestante l’effettiva somma ancora dovuta da Maradona, si verificherebbe l’effetto della doppia imposizione denunciato nel ricorso in commento proprio quale ragione dell’esercizio dell’autotutela“.

L’Agenzia delle Entrate contestò a Maradona un debito di circa 37 milioni di euro, più della metà dei quali in interessi di mora. Ebbe inizio la lunga battaglia a suon di ricordi e di sequestri passati alla Storia, come il Rolex che la Guardia di Finanza sequestró non appena Maradona giunse in Italia nel 2006. La storia non si conclude oggi, ma sicuramente la famiglia Maradona incassa un’importante vittoria.