Spoiler: questo pezzo potrebbe urtare la vostra sensibilità. Scegliete voi se proseguire.

In questi giorni si è parlato molto di numeri. Statistiche appese in aria. La regina di queste ore è la media punti storica di Rudi Garcia. Sulla sua reale utilità stendiamo un velo pietoso. Ma cogliamo lo spunto per portarne un'altra. Ora, se sei una vedova di Spalletti e un odiatore seriale del francese, fermati qui. Ne va della tua salute mentale. Quello che leggerai nelle prossime righe potrebbe recarti disturbi irreversibili.

Ok. Lo hai voluto tu. Se sei arrivato fin qui è perché vuoi soffire. Ti accontento subito: il Napoli di Rudi Garcia è in linea con l'ultimo Napoli di Luciano Spalletti. Lo dicono i numeri. Poi dopo affrontiamo il tema delle motivazioni. Che non rappresentano un tema o un alibi. Nelle ultime undici partite della scorsa stagione, gli azzurri hanno raccolto 19 punti. Nelle prime dieci della nuova era, 18. Con un punto a Salerno, Garcia manterrebbe la stessa media punti del suo predecessore nel periodo indicato. Vincendo la migliorerebbe. Se Osimhen avesse segnato il rigore a Bologna, lo avrebbe già fatto con una giornata d'anticipo.

Ah, le motivazioni...

Le motivazioni, dicevi? Non si discute il fatto che quel Napoli avesse tirato i remi in barca dopo una cavalcata strepitosa. Ma anche una squadra organizzata e allenata come quella di Spalletti ha avuto difficoltà a riattaccare la spina quando si è presentata la necessità di farlo. Non tireremo in ballo la doppia sfida di Champions, perché dopata dalla mancanza di un attaccante di ruolo (ma anche sul secondo tempo di ritorno al Maradona ci sarebbe da ridire).

Ci concentreremo su Napoli-Salernitana. Quel giorno gli azzurri non riuscirono a battere la squadra di Sousa. Tirando per le lunghe un vantaggio striminzito, davanti a oltre cinquatamila presenti e i maxi schermi già pronti per la festa in città - poi non più installati per motivi di ordine pubblico - regalando ai granata la soddisfazione enorme di non essere costretti ad assistere alla festa dei cugini. E qui il discorso sulle motivazioni crolla clamorosamente. Raccogliamo i cocci e li riponiamo nel secco.

Quel giorno il Napoli, come a Udine la settimana successiva, non è riuscito a vincere. Non ci è riuscito perché riattaccare la spina a comando, nel calcio, non funziona mai. Ma non solo. Non è riuscito a vincere anche perché l'effetto sorpresa di Kvaratskhelia e soci, dopo il 19 marzo 2023, si è esaurito. Ed esistono anche gli avversari che studiano i tuoi punti deboli. Si tratta sempre di una questione tattica, ricordate questa massima?

L'eredità di Spalletti per Garcia

Garcia non ha ereditato il Napoli del 5-1 alla Juventus, o quello di Amsterdam. Il francese ha ereditato una squadra sazia. Il cui margine di miglioramento aveva già conosciuto la sua curva discendente. A questa verità storica ci si può anche ribellare. Ma è impossibile non accettarla. Non fosse altro perché la continuità temporale è inequivocabile.

A rendere ancora più difficile il compito di Garcia è lo stato d'animo dei calciatori. Abbandonati dal loro condottiero. Sfiduciati da chi per primo li ha convinti di poter essere dei vincenti. Un lutto non ancora elaborato. Al quale solo il tempo porrà rimedio. Il tempo e il lavoro. Il primo tornerebbe utile per guarire le pene d'amore. Il secondo per trovare le contromosse utili per rendere inefficaci gli antidoti avversari.

Sul quadernino di Spalletti c'erano anche altre idee tattiche. Se avesse avuto voglia di continuare a Napoli le ultime undici le avrebbe potute usare per sperimentare. In realtà il richiamo della Nazionale era già forte e da tempo. Così, ha stoppato il progetto di evoluzione tattica necessario per affrontare il futuro. In uno slancio di riconoscenza nei confronti di club e spogliatoio avrebbe potuto metterci mano ugualmente, ma nessuno fa niente per senza niente.

Lo ha detto anche Giovanni Di Lorenzo: "Ora gli avversari ci conoscono". Sempre lucido il capitano. La missione di Rudi Garcia è stata dal primo minuto questa. Trovare alternative. L'idea di partenza era anche nobile. I fatti dicono che l'applicazione resta discutibile. Ma un'analisi che ha l'obiettivo di essere realista, qui si ferma. Perché se non si conoscono gli equilibri all'interno dello spogliatoio. Se non se ne tastano gli umori, ogni opinione perentoria si trasforma immediatamente in inciucio.

Come usciranno Rudi Garcia e il Napoli da questa storia ce lo dirà il tempo. Di chi saranno state colpe o meriti lo dirà la nostra capacità di cogliere le sfumature. Ma una cosa è certa: chi sarà più lucido e meno incline alla superficialità avrà più possibilità di avvicinarsi alla realtà.

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