Francoforte sul fiume Meno ('am mein' in tedesco) è uno dei poli opulenti del manierismo politico dell'Europa plutocratica nel cuore del continente. Città metà smodatamente borghese e metà capitalisticamente industriale.

Il cordone ombelicale che congiunge Italia e Germania, seppur chiasmicamente con retroterra culturali e catarsi umanistiche diverse, annoda Napoli e Francoforte con il genio letterario di Goethe, che sul Meno nacque ma desiderò impadronirsi di cromosomi partenopei e morire perdutamente tra le propaggini artistiche di Napoli.

Eintracht nella traslitterazione del coevo 'eindracht', letteralmente associazione/unione, è un termine che in Germania si utilizza prevalentemente se non esclusivamente per i club sportivi e soltanto limitatamente ad alcune corporazioni assicurative; citato come 'concordia', da cui prende le redini la Fanabtailungen - componenti di tifoseria - associata al club, con più di 90.000 iscritti a partecipazione 50% + 1 dove quell'uno sono proprio i tifosi-azionisti.

L'Eintracht Frankfurt è il riferimento polisportivo dei coaguli urbani di estrazione metropolitana attorno al Meno da non confondere con l'omonima ex area rurale regionale Frankfurt Rhineland-Main dall'altra parte del fiume che compendia anche l'Hesse e l'altissima Baviera.

Club strutturato che persegue lo stereotipo della modernità; fatturato monstre di 270 milioni per le proporzioni della società che avendo lo stadio di proprietà in 10 anni ha investito moltissimo nella patrimonializzazione di altri asset immobiliari e campi di calcio, 5 di cui uno in sintetico, un capannone industriale adibito a location tecnica per le palestre e il recupero post gara, inaugurando anche l'area media, una video room in hdr con avvenieristica strumentazione tecnologica, ed una sky lounge all'ultimo piano del palazzo di vetro, sede legale del club per cerimonie ed eventi, oltre che per dare sfoggio alla bacheca che va componendosi di nuova argenteria.

La Squadra di calcio surfa da almeno 5 anni la cresta dell'onda, rinvigorendo lustri d'almanacco. La bacheca delle Adler ('Le Aquile', da cui lo stemma) si è impreziosita di una DFB Pokal nel 2019 e dell'Europa League nella scorsa stagione, inagurando celebrazioni di grido per un club che prima di Kovac al comando, arrivava da annate adespote. Dal giugno 2021 è l'algido Olivier Glasner, rampollo del fußball austriaco che non perde l'aplomb neanche quando urla, il deus ex machinae del plotone d'assalto teutonico, per configurazione e attitudine a trazione anteriore, seppur con un'età media non di primo vagito (25.8).

Lo starting eleven per Glasner non è un dogma, varia tra casa e trasferta e pochi sono gli uomini scolpiti nel modulo 3-4-2-1 a cui non poter rinunciare.

Tra i piloni della rete il poliglotta Kevin Trapp, calciatore, imprenditore, modello, culturista, campione affermato, uomo dalle note forti nei guantoni che respingono il pallone. Gran chiacchierone, eccellente nel gioco aereo, discreto nelle uscite plastiche - raramente va giù a corpo morto - parabolico nelle prese a mezz'altezza. Il 32 enne portiere guida il pacchetto arretrato in un bugiardino tattico generalmente a tre uomini sempre vicini tra di loro, legge capestramente le traiettorie con il linguaggio del corpo ed ha un'ottima visione del rilancio lungo. Di sovente i suoi rinvii si commutano in palle goal per gli attaccanti. Non è un pararigori rinomato, ma in carriera ha stoppato per 20 volte dagl'undici metri. L'ultima volta ha ipnotizzato Harry Kane in Champions League, che ha calciato alto. È lui ad indossare la fascia di capitano quando lo stakanovista Seba Rode non parte dal primo minuto.

In un assemblaggio di nazionalità antipodiche, Tuta (Brasile), N'Dicka (Camerun) ed Hasebe (Giappone) amalgamano il reparto difensivo, scrigno spesso non scassinabile per mezzo dell'arcignità dei tre, che si completano vicendevolmente, non spiccando per doti altisonanti. Specie per il nipponico, l'esperienza ultradecennale in Germania e il senso di posizionamento rappresentano il cavallo di rappresaglia nei momenti topici dei match. Difficilmente s'impanica o lascia intentato il suo dovere nel pieno cliché asiatico. A rinsaldare lo spirito sanguigno della difesa ci sono anche gl'intercambiabili centro destra Croati, Jàkic e Smolcic. Due che ricalcano le orme di Gvardiol e sono spesso la soluzione di comodità per Glasner contro offendenti veloci o brevilinei.

Il terzetto dietro è un anello forte della squadra che preferisce tergiversare basso ed in senso lato non 'abboccare' alla marcatura, vettorializzando l'estensione per il pressing alla palla verso il portatore, con sincronica scalata a riempire il lato di scompenso degl'esterni di centrocampo e d'attacco, come una filarmonica che si contrare senza suoni rintronanti. Da risaltare la bravura sulle palle ferme a staccare dei difensori che annotano di tanto in tanto goal da situazioni inattive di gioco.

L'Eintracht difende a tre in area con gli esterni a chiudere le linee di cross laterali

I quattro che compongono il drappello di centrocampo sono un sodalizio di mestieranti del ruolo senza controindicazioni. A destra il talento sgasante di Aurelio Buta, portoghese, un Leao in miniatura. Abile a dribblare, capacitivo ad adattarsi ai momenti della partita senza disdegnare il contrasto. Offre spunti offensivi che hanno sfuriato già due volte in goal. Bravo a fare il braccetto di ripiego al reparto difensivo e d'aggiunta a quello offensivo mediante accorci lungitudinali e accentramenti tempistici. A fare turn over su quell'out Knauff, giovane promessa del calcio tedesco, oppure Maximilian Phillip, altro mancino naturale che usa l'arto come un uncino ed ha doti anaerobiche importanti.

Al centro il leader tecnico Kamada, un pivot bifase che attacca e difende in osmosi con il ritmo partita. Legatissimo all'Eintracht, tanto da tornarci dopo un primo approdo burrascoso anni fa, Kamada oltre a cucire l'azione trova con continuità la via del goal, facendo la spola tra le nevralgie del gioco. Calciatore imprescindibile in questo momento.

Al suo fianco, il senegalese naturalizzato svizzero Djibril Sow che giace in mediana specie quando il capitano Rode presta il fianco per via dell'età crepuscolare. Non è un giocatore appariscente ma di dovizia ed efficacia, colui che garantisce il giusto bilanciamento tra i compartimenti della squadra, vestendosi da uomo d'ordine in caso di bisogno.

La trequarti è il tournier del fendente offensivo. Götze e Lindstrøm agiscono in assiduità al supporto della punta, con il loro perpetuo caldeggiamento tra i reparti sfiancano gl'adepti della marcatura. La loro caratteristica principale è la pregiatezza tecnica che si traduce nell'affinità a giocare a due tocchi per disbrigare pratiche tignose con dirimpettai scomodi o aggressivi. Molte realizzazioni dell'Eintracht si convertono mediante l'alterno arretramento per infiltrare palla verso lo spazio che si crea in avanti, oppure con fraseggio corto nel breve per agevolare il tiro sulla prima linea. L'eroe insospettabile del mondiale 2014, sta vivendo una secondo giovinezza a Francoforte, dopo aver superato malanni metabolici e psicofisici che lo avevano estromesso dal calcio giocato per 23 mesi.

L'attaccante titolare è il francese Kolo Muani. Kolo è un'antilope mansueta, se lo solleciti s'inferocisce e diventa troppo forte ad attaccare sul breve con un fulmineo killer instinct in area che non ha niente da invidiare ai migliori attaccanti del pianeta. Le sue capacità da goleador non si esautorano nella spietatezza sotto porta, perché è un ottimo manovratore in grado di fare da boa centrale e spondare per le incursioni dei giocatori a rimorchio. A completare il quadro della magnificenza, l'elevazione notevole e la torsione sul gioco aereo, mezzo aerobico con cui spesso segna reti belle ed importanti. Sa essere ultimo terminale ed attorno alla sua presenza l'Eintracht imbastisce spesso i contropiedi catapulta. In questa stagione è decisamente 'on fire' per mutuare un linguaggio cronistico dell'NBA e rappresenta lo spauracchio per tutte le avversarie. Da non trascurare i rincalzi di lusso, l'argentino Alario con uno scoring niente male in Bundes e il colombiano Borre che ha deciso con un penalty la finale di EL contro i Rangers.

Kolo Muani segna al Bayern Monaco in contropiede

L'Eintracht svolge un calcio modulare, non semplice da irretire, perchè l'orizzontalità non è ricercata con ostinazione ma piuttosto la verticalità è la soluzione atomica per variare l'assetto in 3-4-3 o 4-3-3 e alzare l'asticella del baricentro verso le aree calde del gioco con calciatori votati ad inserirsi. Mentre in ripiego sotto palla è spesso distinguibile il 5-4-1 con tutti gli effettivi. Risorsa cardine, specie lontano dalla Kommerz Bank Arena, è chiaramente il contrattacco.

Ripiegamento difensivo del blocco squadra

Destinazione Francoforte: 50°06′38″N 8°40′56″E le coordinate di un nuovo orizzonte per il Napoli, i quarti di finale di Champions League.


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