Dagli omaggi a Charlie Chaplin alle celebrazioni per gli indiani d’America e per il cinema fantascientifico di Robert Zemeckis

Sono solo alcuni dei momenti «insoliti» al centro dei concerti di Clementino, live martedì 13 agosto a Ercolano in piazza Pugliano, nell’ambito della seconda edizione della manifestazione socioculturale «Ercolano = Legalità + Turismo».

Veri e propri show, in cui il rapper più camaleontico della scena napoletana dà sfoggio non solo del proprio talento musicale ma anche di tutto il suo innato carisma.

Clementino è infatti un autentico animale da palcoscenico.

E i suoi concerti, oltre a essere puntualmente sold out, risultano anche tra i più virali sui social.

Maestro cerimoniere per antonomasia, nell’unica tappa campana del suo tour estivo, Clementino canterà i suoi tantissimi successi e sarà affiancato dal soul man Greg Rega alla seconda voce, dal bassista Luigi Ferrara, in arte Calmo, al basso, da dj Gionson alla console, e dal batterista Francesco Varchetta, il tastierista Silvestro Saccomanno e il chitarrista Raffaele Salapete.

Mentre in apertura si esibiranno quattro giovanissimi rapper che fanno parte della «Tritolo», la scuderia hip hop di Clementino.

Nei suoi concerti cita spesso il famoso monologo di Charlie Chaplin sulla vita. Da dove nasce questo suo omaggio al grande comico e regista britannico?

«Dal mio amore per il cinema e il teatro. Sono inoltre un fan del film “Il grande dittatore”, che reputo purtroppo ancora attuale. Per me Charlot è un punto di riferimento. E lo sono anche Karl Valentine, che è di fatto il Chaplin tedesco, o i cosiddetti Charlot napoletani, ossia Totò e Troisi. Cito le parole di Chaplin perché restituiscono un messaggio importante sulla necessità di vivere la vita intensamente. In un periodo pieno di guerre come questo e di atteggiamenti negativi, soprattutto sui social, credo poi sia doveroso far conoscere ai più giovani i messaggi positivi del passato».

Immagine tratta dal sito di Area Napoli https://www.areanapoli.it

Perché sul palco indossa il tipico copricapo dei pellerossa?

«Sono legatissimo alle tribù dei Sioux e degli Apache, perché portano avanti il concetto di “essenza”, ossia togliere sempre quello che non serve. Nei miei tanti viaggi, come ad esempio quello in Costa Rica, ho capito inoltre di essere molto vicino a tutti i popoli che sono stati oppressi e poi soppressi».

Come mai lo abbina alle maglie dei campioni di football americano?

«Perché amo la world music, quindi la mescolanza. E le penne del copricapo indiano abbinate all’abbigliamento rap o a quello della Nfl sono perfette per dare un senso estetico a questa stravagante fusione».

Lei è anche un fan di «Ritorno al futuro», la pellicola cult di Robert Zemeckis. Ebbene, se tornasse indietro nel tempo come il protagonista del film, cosa direbbe al piccolo Clementino?

«Non amo pensare al passato. Però gli direi sicuramente di non drogarsi da grande, perché la droga fa schifo e fa solo male».

Ai suoi concerti non mancano i bambini, che lei invita spesso sul palco. Si è mai chiesto perché piace così tanto anche ai più piccoli?

«Me lo chiedo da molti anni. Credo sia dovuto al mio passato di animatore turistico. Ma c’entra molto anche la partecipazione al talent per ragazzi “The Voice Kids”».

Quando uscirà il suo nuovo album?

«Vorrei tanto saperlo anche io... In realtà, non lo so ancora. Ma posso svelare che ho in cantiere più di un album da parte. Ho bozze di dischi cantautorali, reggae, hip hop vecchia maniere e molto altro ancora. Ho scritto più di centocinquanta canzoni negli ultimi tempi. E da dicembre in poi uscirà senza dubbio nuova musica.


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