Antonio Conte rompe ancora il silenzio. Il tecnico salentino ha affidato al quotidiano britannico The Telegraph l'esordio internazionale della sua personalissima campagna elettorale, iniziata già da qualche mese, votata alla ricerca di una poltrona sulla quale sedere il prossimo anno. Dando una breve scrollata al suo manifesto programmatico, balzano all'occhio parole chiave come ambizione, fame, rivincita.

Ne scrivevamo già alla tornata delle primarie partenopee del post Napoli Fiorentina, quando voci di corridoio raccontavano di un approccio del Napoli per l'ex Juventus nel tentativo di sostituire l'oramai esonerato terminale Rudi Garcia: "Speriamo che De Laurentiis non caschi nel trappolone Conte", dicevamo.

Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio

Dall'articolo del 10/10/2023: "Insomma, ci sono tutti i presupposti per far scattare il trappolone. Conte, oltre che un discreto vincente, si è dimostrato soprattutto una bomba a orologeria. Un ordigno pronto a farsi brillare alla prima difficoltà. Lo ha fatto alla Juventus, all’Inter e al Tottenham. Società che, a differenza del Napoli, hanno spalle politicamente forti da resistere ai suoi veri e propri attentati mediatici. Se partendo dallo status di inadeguato, Sarri è riuscito a gettare le basi della dottrina asedicista, Conte ha il potenziale per fondare un vero e proprio partito di governo. Non gli serve altro che reimpastare il programma lasciato in eredità dall’ex comandante e sciorinare massime con voce rauca in conferenza stampa. Un paio di bombette ben assestate e il giocattolo Napoli rischia di fare una brutta fine".

Se ne ha maggiore convinzione dopo aver letto l'intervista di due giorni fa. Il tecnico ancora non ha una squadra ma già sembra in polemica con la prossima proprietà: “Mi piacerebbe vincere la Champions League, ma devi essere nel club giusto, un club pronto a fare l’ultimo passo per vincerla”. In pratica, ha già preparato il terreno: se non dovesse riuscirci la colpa sarà del suo prossimo club, reo di non aver fatto i passi necessari.

Il tono autocelebrativo dell'intervista cela in realtà un'insicurezza di fondo. Al momento, non reputa alla sua altezza i club con i quali ha dialogato - tra cui anche il Napoli - e la paura di dover rientrare dalla porta laterale del calcio è tanta da indurlo a costruirsi anche nemici immaginari contro cui iniziare a piangere: "La verità è che gli altri stanno aspettando di celebrare il mio fallimento". Ma gli altri chi? Queste sono vibrazioni da Special One del salento.

Il Napoli non è un club per Conte

Il Napoli non è club per Conte. Aurelio De Laurentiis cancelli il suo numero dalla rubrica perché entusiasmo, noia o rabbia, certe sere, tirano brutti scherzi.

Neanche Conte è allenatore da Napoli, una società che nonostante venti anni da sogno resta outsider economica e politica, in Serie A come in Europa. Il tecnico è sempre stato dall'altro lato della barricata, protetto dal potente di turno. A Napoli si riscoprirebbe solo e vulnerabile.

Il club azzurro, invece, ha costruito la sua identità lontano da certe dinamiche di compromesso e ha messo nel conto l'idea di poter fallire.

Una fallibilità sostenibile che si è rivelata causa principale di incomprensioni con parte di quella tifoseria che non si è rassegnata all'idea di essere una realtà che opera in un contesto di concorrenza sleale e che continua a paragonarsi a chi è concesso praticamente tutto.

L'intervista del tecnico trasuda immediatezza e scarsa predisposizione ad assumersi le responsabilità di un mancato successo. Non si dubita che, con il club giusto, Conte possa raggiungere i traguardi che sogna, ma, semplicemente, che il club giusto non sia il Napoli. E che lui sia troppo scaltro per non capirlo.

Vota Antonio, vota Antonio, fino ad un certo punto.

https://youtu.be/FvB3Hk-YRAo?si=4rEODR0CCpYakMqt
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