Scalvini, un frutto ancora acerbo
In attesa dell’ufficialità del passaggio di Kim al Bayern, si attende solo l’esito delle visite mediche, il Napoli ragiona su quale sia il sostituto ideale da affidare al tecnico Garcia. Tra i tanti nomi fatti, stuzzica la fantasia dei tifosi azzurri quello del neroazzurro bergamasco Giorgio Scalvini.
Classe 2003, un metro e novantaquattro centimetri per ottanta chilogrammi, Scalvini in questa stagione si è proposto al calcio italiano come uno dei talenti più puri del panorama nazionale, esordendo anche con la nazionale maggiore e totalizzando 4 gettoni sotto la guida del CT Mancini. Alla sua seconda stagione in A, la prima da titolare, è riuscito a ritagliarsi un posto fisso nel terzetto difensivo di Gasperini, collezionando 32 presenze impreziosite da 2 reti, una bellissima all’Olimpico che valse i 3 punti alla Dea contro la Roma di Mourinho.
Partendo da queste premesse sembrerebbe il prototipo ideale del calciatore a cui il Napoli punta: giovane, prospettico e dall’ingaggio contenuto. Ma allora cosa lo rende un elemento, probabilmente, da depennare dalla lista dei papabili azzurri? Sicuramente la valutazione, il club di Percassi infatti, ha fatto sapere che non intende privarsi del suo gioiello per una cifra inferiore ai 50 milioni, convinto di avere tra le mani un baby prodigio che da qui a poco sarà ambito dai principali top club europei. Un prezzo importante, sicuramente sproporzionato rispetto ai parametri del calcio italiano, ma in linea con il mercato globale.
Altro aspetto non trascurabile è l’esperienza. Parliamo infatti di un ragazzo con appena 50 presenze tra i professionisti e che non si è mai destreggiato in una difesa a quattro, sarebbe quindi un azzardo affidargli una pesantissima eredità non solo per chi dovrà far rimpiangere, ma soprattutto considerando che passerebbe da una realtà provinciale, abituata a coccolare i suoi giovani, ad una piazza che dopo essersi cucita in petto lo scudetto diventa ogni giorno più ambiziosa.
Scalvini per età e qualità potrebbe sicuramente essere un rimpianto per tutte quelle squadre che non riusciranno a prenderlo, ma il Napoli ha la possibilità di affrontare un tale investimento che presumibilmente darà i suoi frutti solo tra qualche anno, quando il processo di maturazione del calciatore lo avrà portato ad un livello superiore? Anche perché rispetto ad altri ruoli, quello del difensore necessita di maggior tempo, di acquisire esperienza e di limare quelle esuberanze che mal si sposano con i movimenti sincronizzati di un intero reparto. Perché, se a un giocatore avanzato viene concessa la possibilità di abbandonarsi ogni tanto al proprio estro, un centrale difensivo vive di meccanismi consolidati ai quali bisogna obbedire. Ecco perché i nomi accostati al Napoli hanno un’età media vicina ai 26 anni, perché solitamente questi interpreti raggiungono il proprio apice alla soglia dei 30 e il club di ADL ambisce, per questo ruolo, a calciatori pronti ad esplodere, ma già tecnicamente e tatticamente plasmati.
L’ideale sarebbe bloccarlo, per poi lasciarlo a Bergamo almeno un altro anno dandogli la possibilità di affrontare con serenità un'altra stagione, ma purtroppo sono discorsi che lasciano il tempo che trovano, andandosi a scontrare con una realtà che impone di seguire la strada del virtuosismo finanziario e che non concede ad un club come il nostro, ma sarebbe giusto dire italiano, la possibilità di investire certe cifre per raccoglierne solo in futuro i frutti.
Ovviamente quanto scritto non deve suonare come una bocciatura, se non il timore di veder raccolto un frutto ancora acerbo. Tutte impressioni che saranno state sicuramente già valutate dallo scouting azzurro, che in più occasioni ha dimostrato di meritare la massima fiducia e che se dovesse spingere il presidente ad un investimento tanto oneroso, lo farebbe con piena consapevolezza di ciò che Scalvini potrà dare a questa squadre nel presente e nel futuro.