Il Comune di Napoli è disposto a vendere Galleria Principe, ma non il Maradona a De Laurentiis
Cosa accadrebbe se un domani Aurelio De Laurentiis manifestasse la volontà di acquistare Galleria Principe, Palazzo Calvalcati, il Garrittone? Consiglieri comunali e semplici cittadini insorgerebbero al solo pensiero. Ma come si può anche solo pensare di cedere a un privato il patrimonio culturale della città? E se vi dicessimo che è quello che sta succedendo? Solo che De Laurentiis qui non c’entra nulla.
Nel 2022 il Comune di Napoli e il Governo centrale hanno infatti firmato il “Patto per Napoli”. Con questo accordo Palazzo S.Giacomo si proponeva di aggiustare il disastrato bilancio attraverso la privatizzazione di decine di monumenti patrimonio artistico della città. Un accordo raggiunto attraverso il placido benestare delle istituzioni e un assordante silenzio popolare. Senza che nessuno si scomodasse di buon mattino per rispondere a mezzo social con video propagandistici.
Perché in questa città tutto è in vendita. Anche la storia e la dignità stessa di un popolo, ma guai a toccare il tempio del calcio. Oddio tempio. E sì perché oggi il Maradona è un impianto ai limiti della fatiscenza. Un ammasso di cemento e ferro vecchio a cui è stata concessa una “lavata di faccia” per le Universiadi. Poca roba per un impianto che a stento rientra nei parametri UEFA, figuriamoci ospitare una finale continentale.
Napoli rischia di perdere l’ennesima opportunità della sua storia, quella di essere una delle sedi dei campionati Europei del 2032. Saranno 5 gli stadi italiani e considerando che 3 posti saranno assegnati a Milano, Roma e Torino, il cerchio diventa sempre più stretto. Perché a Firenze o Bologna statene certi non si lasceranno pregare. La questione stadio a Napoli ha sinceramente stufato.
Siamo stufi di sentir parlare di “gioiello” o di hub che ospita un centinaio di podisti. Oggi il Maradona è il vessillo di chi fa politica e prova a creare consenso sulla pelle dei napoletani. Il Maradona è un cespite insostenibile per le casse cittadine. Uno spreco di denaro pubblico. Cederlo alla società di De Laurentiis è più di un dovere. Cederlo é un obbligo.
Napoli ha bisogno di un impianto all’altezza della sua straordinaria ricchezza culturale e di una squadra che si contrappone ai migliori club europei. Il Presidente De Laurentiis da parte sua deve impegnarsi a presentare un progetto. C’è bisogno di unità d’intenti. Basta frecciatine. Ma le istituzioni facciano la propria parte.
Perché se le dichiarazioni del patron azzurro sono state inopportune, appartengono pur sempre al “personaggio” De Laurentiis. Un imprenditore privato. Riteniamo gravi quelle di alcuni consiglieri che con fare intimidatorio, chiudono la questione come se del Maradona fossero i proprietari e non gli amministratori.
Il Maradona sarà la casa degli azzurri almeno fino al 2028. Anno in cui scadrà la convenzione tra comune e club. Convenzione che frutterà al comune meno di 5 milioni in 5 anni. Una miseria. Una cifra comunque congrua considerate le condizioni dell’impianto. Una cifra che ne permette a malapena la manutenzione ordinaria.
Nel 2026 la città di Napoli sarà capitale europea dello sport. Perché quindi non utilizzare questi fondi per creare nuovi impianti per l’atletica e permettere, attraverso iniziative private, di trasformare il Maradona ad uso esclusivo del calcio?