Aboliamo il dibattito inutile sul turnover
Puntuale, come un orologio svizzero, torna l'impellenza di discutere la necessità o, d’altra parte, l’inutilità del turnover, in prossimità dell’arrivo dei match infrasettimanali. Dibattito che, oggi, nel 2023, è provinciale, sbagliato nelle premesse e nel merito.
È da folli, in generale, dare al turnover una accezione negativa: specie nell’era dei cinque cambi, che consentono di settimana in settimana un’ampia turnazione e l’impiego costante di tanti uomini dalla panchina.
L'utilizzo della panchina
L’utilizzo dei ricambi è la vera chiave di volta del calcio moderno: la svolta che consente praticamente di migliorare il livello qualitativo e quantitativo delle rose. Che infatti finiscono per comprendere una ventina di calciatori più o meno dello stesso livello, capaci cioè di scendere in campo senza abbassare di tanto il livello della squadra.
Spalletti in questo è stato un abile maestro. Ha governato il subconscio dei suoi ragazzi, mettendo titolari e subentrati sullo stesso piano di incidenza: lo ha fatto, retoricamente, attraverso la locuzione ‘titolari dei primi 60 minuti e degli ultimi 30’. Ma anche nei fatti, giostrando i propri cambi in maniera sapiente, nella prima fase di stagione caratterizzata dal calendario perennemente ingolfato.
Il lavoro settimanale, poi, è stato messo al centro delle scelte; lo abbiamo sentito in occasione del post Napoli-Roma, quando, dopo la doppia mossa Kvara-Osimhen out e Raspadori-Simeone in, con la quale ha vinto la partita, ha sentito il dovere di sottolineare che è sulla base di quanto si fa a Castelvolturno che si scelgono i calciatori da mandare in campo la domenica.
Sassuolo, Francoforte ed Empoli
Sulla scorta di queste premesse, mi sento di stare tranquillo: in primis, perché tre gare, per quanto importanti, non sono proibitive come dispendio energetico. E, in seconda battuta, perché abbiamo avuto riprova che l’alternanza di 4-5 elementi dall’11 iniziale ha tutto fuorchè compromesso equilibrio e risultati in una fase in cui i punti in campionato pesavano di più, trovandoci in autunno in un testa a testa con il Milan e le altre, e le avversarie di Champions parevano sostanzialmente almeno dello stesso livello dei tedeschi prossimi avversari.
Meret, Di Lorenzo, Kim, Rrahmani, Mario Rui o Olivera, Lobotka, Anguissa, Zielinski o Elmas, Kvara, Osimhen, Lozano o Politano. Questi 14 saranno partiranno dall’inizio, come nei fatti già accade da tempo.
Sicuramente, rientreranno nelle rotazioni Ndombele e Simeone. E, forse anche Juan Jesus. Senza considerare il povero Raspadori, che aveva già segnato sul calendario questa settimana e che, a causa di una noia muscolare, starà fermo per un mesetto.
Insomma, nell’arco di queste tre partite, a saldo fisico invariato, non prevedo sconvolgimenti rispetto alla gestione che già nei fatti è stata impostata dall’allenatore.
Di certo, non si correrà il rischio, nemmeno tendenziale, di sottovalutare gli avversari; sia in campionato, in vista di un trittico alle porte contro Lazio, Atalanta e Milan.
Né, soprattutto, in Champions, dove il Napoli, che già col passaggio del turno segnerebbe il proprio record europeo di piazzamento, corre il rischio di poter davvero scrivere la storia.