Oggi è il tempo della Comunicazione. Finito il calciomercato, che ha portato tante incertezze e forti dubbi nella tifoseria, gli occhi e le orecchie sono adesso concentrati altrove. E quale miglior assist se non un comunicato della società rivolto ad uno dei calciatori più amati?

Sono partite le teorie più disparate. Smentite il giorno dopo proprio dal padre del georgiano. Così come per le candidature al Pallone d'Oro 2023. C'era già chi era sicuro che i mancati complimenti della società fossero il preludio al non rinnovo di Kvaratskhelia e Osimhen. O, volendo essere ottimisti, l'inizio di un braccio di ferro. Invece la mattina dopo il Napoli su tutti i canali ha postato ciò che tutti volevano che postasse. Calma, quella sconosciuta.

Ormai sono quasi 20 anni che si va avanti in questo modo. A breve, purtroppo, non si dirà più, parlando tra amici, o in un bar, o ad una cena aziendale "sono tifoso del Napoli". Tra non molto si dirà "sono filosocietario" oppure "sono contro De Laurentiis". Manca poco. Una spaccatura tra "proaureliani" e "antiaureliani" che le lotte tra Biden e Trump sembrano cartoni animati. Non esiste la via di mezzo, se c'è, non fa rumore.

Napoli è l'unica metropoli d'Europa ad avere una sola squadra di calcio

Dovrebbe essere la forza per antonomasia di questo club e di questa tifoseria, che potrebbero viaggiare spediti sullo stesso treno nella identica direzione. Invece no. Complice il reiterato e storico autolesionismo di questa città, il nemico si trova sempre. E non servono più le vittorie tanto desiderate, tanto sognate. Non sono più importanti le parole, i sacrifici, o le scuse per previsioni sballate. Il credito finisce talmente presto che sembra quasi non essere mai esistito. Come se ci fosse sempre qualcuno ad attendere al varco. Eppure sembrava che qualcosa fosse cambiato, da Udine. Ma era una illusione.

Per amor di cronaca è verissimo che anche in altre città e tifoserie ci sono divisioni. È evidente. Sono tanti i casi dove anche in altri contesti più abituati alle vittorie ci sono state contestazioni ai primi anni sbagliati. Ma se a Napoli ci piace tanto parlare di "napoletanità", "diversità", di "unicità", di "rarità", di "esportarla nel mondo" e mille altre frasi e termini ad effetto, dovremmo fare i conti con la realtà.
E la realtà dice che siamo invece uguali agli altri. Criticano altrove, criticano a Napoli. Non cambia nulla. Niente di diverso. Non esiste "diversità", ma semplicemente "analogia". Affinità.

La tifoseria del Napoli è analoga alle altre, nulla di diverso

Se invece crede di esserlo, lo dimostrasse seriamente e imparasse a navigare nella stessa direzione. Cominciasse ad unirsi cestinando le polemiche spicciole che ogni giorno nascono come funghi. Iniziasse ad aiutare questo club (l'unico in città), senza mai farlo sentire solo. Perché nelle stanze (non tanto) segrete molti fanno il possibile per rendere questa società, agli occhi dei tifosi, "bancarella del torrone". Se così fosse, naturalmente non si dominava un campionato in lungo e in largo.

Questa città, infine, evitasse di farsi penetrare come burro ad ogni "cazzata" che viene propinata.

Ma se anche dopo il 4 maggio non ci è riuscita, la vediamo molto, molto dura.


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