Cutolo: Ottaviano dice no alle riprese al Palazzo Mediceo
“Riteniamo che la narrazione proposta non sia in linea con l'immagine di rinascita e progresso che oggi rappresenta Ottaviano"

“Riteniamo che la narrazione proposta non sia in linea con l'immagine di rinascita e progresso che oggi rappresenta Ottaviano."
Motiva così il sindaco di Ottaviano, Biagio Simonetti, la scelta di negare alla casa di produzione “Stand by me” l'autorizzazione a girare scene di una serie televisiva nel Palazzo Mediceo e lungo alcune strade di Ottaviano: corso Umberto e via delle Rose, la zona dove vive la famiglia del defunto boss Raffaele Cutolo.
Il post
E' una scelta che fa discutere, che il sindaco ha deciso di rendere nota con un post sui social.
Un post che ha subito scatenato moltissimi commenti e ha finito con l'alimentare l'antico dibattito sul marchio che Ottaviano si porta dietro: quello di città di camorra, nonostante le tante azioni a favore della legalità e del rispetto delle regole portate avanti da decenni a questa parte.
Appena pochi giorni fa, per fare un esempio all'ombra del Vesuvio è intervenuto Paolo Siani.
E a fine febbraio è stato ricordato Giuseppe Salvia, vicedirettore del carcere di Poggioreale, assassinato il 14 aprile 1981 su ordine di Cutolo.
C'erano il figlio Giuseppe, Claudio Salvia, don Maurizio Patriciello e il prefetto Michele Di Bari.
Ma la cultura della legalità si scontra spesso, quando si parla di Ottaviano, con la mitizzazione del male.
Il Palazzo Mediceo
Si pensi al Palazzo Mediceo, monumento di grande valore storico, abitato solo per pochi mesi da Cutolo ma passato alla storia come il castello del boss, il luogo dove si decidevano crimini e delitti.
L'ultima polemica nasce da una richiesta avanzata dalla “Stand by me", una casa di produzione che starebbe realizzando una serie tv scritta, tra gli altri, anche da Roberto Saviano, almeno così racconta il sindaco.
I rappresentanti della “Stand by me” hanno chiesto di poter fare qualche ripresa a Palazzo Mediceo, al corso Umberto e a via delle Rose.
Il sindaco ha preso tempo, li ha messi in contatto con storici del territorio e ha chiesto ulteriori spiegazioni.

La casa di produzione ha spiegato di voler raccontare la storia del vicequestore Antonio Ammaturo, ucciso nel 1982 per mano del Br ma con il beneplacito di Raffaele Cutolo, al quale il poliziotto aveva arrestato il figlio.
Lunghe interlocuzioni, ma Simonetti non si è convinto: “Mi è sembrato che non avessero contezza esatta del fatto storico, hanno detto che l'omicidio Ammaturo era maturato proprio a Palazzo Mediceo, dove però Cutolo praticamente non ha mai vissuto”.
Fatto sta che ha deciso di negare le riprese: “E' volontà di questa amministrazione ricordare gli elementi negativi del passato e l'impatto devstante che la camorra ha avuto sulla nostra comunità senza esaltare figure che hanno contribuito a costruire un'immagine negativa della città di Ottaviano”, ha scritto Simonetti nella sua risposta alla “Stand by me”.
Insomma, il sindaco vuole evitare che il territorio ottavianese diventi teatro di narrazione dell'epopea della camorra.
E poco importa che stavolta c'entri Roberto Saviano e che venga raccontata la figura di un servitore dello Stato come Ammaturo.
In passato, il Palazzo Mediceo è stato più volte messo a disposizione per riprese di film, documentari o serie tv.
Anche alcune scene di Gomorra sono state girate qui, per tacere del proliefare di reel e storie su Facebook e Instagram (con tanto di musichetta presa dal film di Tornatore) di gente comune che ancora associa lo storico maniero agli anni bui della camorra.
“La nostra visione è quella di promuovere un'immagine positiva del territorio, valorizzando il percorso di rinascita e legalità che la comunità ha intrapreso e consolidato negli ultimi decenni”, chiarisce il sindaco.
Va detto, infatti che da moltissimi anni gli amministratori ottavianesi si sforzano di spiegare al mondo intero che la città si è ormai scrollata di dosso la nomea di terra di camorra: “La nostra generazione ha vinto perchè ha scelto la legalità”, tuonava negli anni novanta l'allora sindaco Mario Iervolino, mentre nel 2017 Luca Capasso, all'inaugurazione del Palazzo Mediceo restaurato, chiese con forza: “Non chiamatelo più palazzo di Cutolo”.
Ora tocca a Simonetti prendere posizione: sui social in tanti gli danno ragione ma ci sono anche quelli che gridano alla censura e ritengono che la decisione del sindaco sia stata antidemocratica.
Un dibattito eterno, su un'ombra che fa fatica ad andare via.