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Antonio Conte
Antonio Conte

La Gazzetta dello Sport analizza il Napoli di Antonio Conte sulle sue colonne.

Conte ed il disappunto per Neres e Kvaratskhelia: il motivo 

Se è vero, come dicono alcuni e sembra probabile, che il disappunto - diciamo così - di Conte sia scaturito venerdì scorso dallo stop di Neres, non è difficile immaginare ora il suo stato d’animo. Dopo che gli esami strumentali hanno dato il responso più amaro: lesione distrattiva del soleo della gamba sinistra. Uno degli infortuni più velenosi per un calciatore che punta moltissimo sui cambi di direzione e sulle accelerazioni. Si tratta infatti di un malanno che impedisce corsa e stabilità, oltre a inibire la naturale flessione della caviglia. E anche se non sono specificati i tempi di recupero, di sicuro se ne andrà qualche settimana, forse un mese. Proprio a ridosso dello sprint per lo scudetto.

Roba, per un perfezionista come Conte, durissima da accettare, tanto più se l’assenza va a colpire proprio nel ruolo lasciato scoperto dalla cessione di Kvara. Che ha portato settanta milioni nelle casse del club - e comunque sarebbe stato impossibile trattenere un calciatore con la valigia già fatta - ma ha anche incrinato certi rapporti. Perché giocarsela senza il georgiano era già difficilissimo, ma farlo senza il suo naturale sostituto diventa ancora più problematico.

Antonio Conte
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Conte e la fantasia tattica: la differenza con Ì colleghi

 Un rebus, per la verità, che Antonio Conte ha la possibilità di sciogliere e risolvere, facendo ricorso a tutte le sue conoscenze, a tutte le sue intuizioni e a una flessibilità che, gli va riconosciuto, è sempre più rara tra i suoi colleghi.

Già, perché a differenza di tanti allenatori, definiamoli così, integralisti e mai disponibili a anteporre le necessità contingenti alle proprie idee, il tecnico azzurro ha dato quest’anno un’autentica lezione di prontezza e adattabilità alle situazioni che si sono via via presentate. Lui, tra gli assertori più convinti della difesa a 3, non ha avuto esitazioni alla vigilia della partita con la Juventus a cambiare faccia alla propria squadra, mettendosi improvvisamente a quattro. Che non è semplicemente un esercizio aritmetico, ma un sistema difensivo completamente diverso. Perché nel primo caso uno dei centrali può uscire quasi senza problemi sull’attaccante, andando a fare una sorta di cacciatore, nel secondo non può mai mettersi a rischio di aprire una voragine sull’ultima linea. Ci è voluta perciò pazienza e ci è voluto tanto lavoro. Esattamente come è successo nella recente inversione, quando - esattamente come ora - si è ritrovato senza esterni d’attacco. Costretto a passare dal 4-3-3 al probabile 4-4-2 più “armonico”, con cui affronterà queste ultime gare. Con Raspadori al fianco o nei pressi di Lukaku e McTominay più largo, in un centrocampo rivoluzionato. Di sicuro, cambiando le caratteristiche degli interpreti, bisognerà anche stravolgere - e Conte è bravissimo a farlo - funzioni e posizioni.

E da qui riparte il Napoli - con i problemi contingenti e la garanzia di un grande allenatore - per queste cinque partite che possono determinare il futuro, almeno a giudicare dal termometro delle ultime dichiarazioni. Anche se ora - con l’orgoglio di essere arrivato fino alla fine nel testa a testa con l’Inter e il peso di un ruolo da favorito che in molti, calendario alla mano, tendono ad accreditargli - Conte sa bene che è importante solo il presente. Poi ci sarà modo per chiarirsi, per ridisegnare magari il mercato e colorare i propri umori. In questo momento bisogna soltanto giocarsi al meglio le carte a disposizione. E Conte ha già dimostrato di saper sempre pescare l’asso nel mazzo”.


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