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Nel 2018, il tragico evento della morte del tifoso interista Davide Belardinelli, vittima di scontri fuori dallo stadio di San Siro, ha segnato un punto di svolta nella sicurezza delle manifestazioni sportive in Italia. Questo episodio ha sottolineato la necessità di una strategia più rigorosa per proteggere i tifosi e garantire l’ordine pubblico, specie in partite caratterizzate da forte rivalità tra le tifoserie, come quella tra Inter e Napoli. O quantomeno così ce la raccontano.

Veto per i tifosi azzurri

In vista del prossimo incontro, il Prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, in accordo con le direttive del Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, ha adottato un provvedimento che pone importanti restrizioni per la vendita dei biglietti ai tifosi residenti in Campania. Il provvedimento vieta la vendita di biglietti ai residenti in Campania, anche se possessori della tessera di fidelizzazione della SSC Napoli, con la sola eccezione di coloro che possiedono la fidelity card dell’Inter. Inoltre, l’accesso al settore ospiti sarà consentito solo ai tifosi della SSC Napoli in possesso di fidelity card sottoscritta prima del 28 ottobre 2024, e non residenti in Campania.

tifosi azzurri

Una misura necessaria?

Da una parte la decisione è motivata da ragioni di sicurezza e ordine pubblico. Gli episodi di violenza tra tifoserie, ormai all’ordine del giorno, spingono le autorità a prendere misure drastiche per evitare il ripetersi di tragedie come quella di Belardinelli. Queste limitazioni sono state pensate per ridurre la possibilità di incidenti, eliminando le situazioni potenzialmente pericolose che nascono dal contatto tra tifosi rivali, ma il punto, probabilmente è un altro.

Un Prefetto dalle “dispari” opportunità 

Appena 3 giorni fa lo stesso prefetto ha consentito ai tifosi del Napoli di assistere al match Milan Napoli nello stesso stadio in cui sarà posto il veto il 10 novembre. Il motivo non può basarsi sulla sola incidenza di mancati precedenti tra le due tifoserie, anche perché sappiamo, istituzioni comprese, che le peggiori faide si organizzano soprattutto quando non ci sono in programma partite ufficiali. Lo dimostrano gli eventi di gennaio 2023 a Badia al Pino che ha coinvolse 350 tifosi del Napoli, diretti a Genova su decine di minivan per il match con la Sampdoria, e circa 200 romanisti che dovevano recarsi a Milano per l’incontro con i rossoneri al Meazza. Lo dimostra Firenze, Scontri tra ultras in autostrada avvenuti domenica 21 gennaio, nell’area di servizio Bisenzio Ovest sulla A1. Protagonisti dei tafferugli circa 30 tifosi della Spal che erano diretti a Perugia per la partita di oggi e circa 200 sostenitori del Monza diretti invece a Empoli. La città degli ipotetici scontri resta sempre Milano, nulla avrebbe vietato - qualora ne avessero avuto realmente intenzioni - alle due tifoserie di dare vita a rappresaglie in occasione del match di martedì scorso.

Ci sarebbe invece da dibattere sulle omertose mancanza di tutela delle istituzioni per i casi di Gabriele Sandri e Ciro Esposito, le cui condanne ai responsabili lasciano spazio a un senso di giustizia incompleto. Ma questo, purtroppo - e tendo a sottolinearlo - è un discorso che andrebbe affrontato nelle sedi opportune.

E allora, come la mettiamo?

Semplice, continueremo a dividerci tra chi preferisce prevenire gli accaduti per non piangere lacrime di coccodrillo e chi contesta che le stesse siano ancora oggi un pretesto per dare alibi alle ingiustizie. C’è ancora chi aspetta che le avanzate tecnologie odierne siano sfruttate a dovere per punire i colpevoli di tali nefandezze con appropriate sentenze. Perché se il timore dell'insicurezza deve risultare sovrano restiamocene tutti a casa ed evitiamo discussioni inutili, aboliamo le trasferte così evitiamo pericoli. E ancor di più, evitiamo anche di viaggiare e visitare località esotiche che minacciano improvvisi Tsunami, evitiamo paesi a maggiore incidenza sismica, come India e Giappone, così eviteremo di essere vittime di terremoti e cataclismi vari. Evitiamo tutto a questo punto, perché ne va della nostra incolumità, facciamo pianta stabile nella nostra campana di vetro e vediamo che succede.Rendiamocela facile, perché complicarsi la vita. No?

Un equilibrio difficile da trovare

La questione rimane complessa: come garantire la sicurezza senza sacrificare il diritto dei tifosi a seguire la propria squadra? Le misure adottate appaiono una risposta immediata ad una situazione che richiede interventi di lungo termine, come una migliore organizzazione delle forze dell’ordine, l’educazione alla cultura sportiva, e la promozione di campagne contro la violenza negli stadi.

Se l’intento del Prefetto è chiaro e volto alla protezione dell’incolumità pubblica, resta comunque il dubbio su quanto queste restrizioni possano contribuire realmente a migliorare la sicurezza degli eventi sportivi senza cadere in una discriminazione che rischia di esacerbare ulteriormente le tensioni.


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