Può un tatuaggio, dedicato alla conquista dello scudetto azzurro, diventare la miccia che innesca polemiche mai del tutto sopite? La risposta è sì, se a tatuarsi è Luciano Spalletti.

Diciamolo chiaramente, quella del mister, sorridente mentre mostra orgoglioso il tattoo raffigurante lo stemma del Napoli e il tricolore, è un’immagine che ha spiazzato un po' tutti. Dopo giorni di dichiarazioni ambigue e aver lasciato chiaramente intendere che l’avventura sulla panchina azzurra si sarebbe conclusa al termine di questa stagione, più di uno avrà creduto ad uno scherzo, un fake elaborato da un’amante di photoshop. E invece è tutto vero.

Un improvvido tempismo quello del tecnico di Certaldo che, mentre un’intera città si interroga su quale sarà l’allenatore chiamato da De Laurentiis a difendere nella prossima stagione lo scudetto appena conquistato, marchia in maniera indelebile la sua pelle, col ricordo di questi ultimi due anni alle pendici del Vesuvio. Ma perché improvvido? Perché ora, c’è da scommetterci, si scatenerà l’ira di quella parte di tifoseria pronta a schierarsi col mister, accusando la società di non averlo trattenuto, regalandoci se così si può dire, giorni e giorni di sterili polemiche. Un’indicazione per questo probabile scenario è rappresentato dagli hashtag che sui social già impazzano e che chiedono #AurelioeLucianoInsiemeperNapoli. Un desiderio riacceso che da illusione passerà in un lampo a delusione.

Come se non si riuscisse a discernere i fatti, offuscati da un odio recondito verso la dirigenza, avvezzi ad un malfidato retropensiero e incapaci di capire che una scelta professionale non significa rinnegare il passato. Per Spalletti quella azzurra non può essere considerata una tappa banale della propria carriera ed è per questo che sarà sempre legato ai suoi giocatori, alla città e anche a quella società che gli ha permesso, a 64 anni, di vincere il suo primo Campionato di Serie A. Ma tutte le cose hanno un principio e una fine e sarebbe ingeneroso credere che una storia così avvincente possa essere spazzata via da una PEC o da normali dissidi all’ordine del giorno in un ambiente lavorativo.

Ma ora ci teniamo, dopo aver ringraziato il Mister per questo gesto che non fatichiamo a definire sentito, a chiedere che venga fatta chiarezza e che dica senza troppi giri di parole se non sarà più l’allenatore del Napoli e quali sono, eventualmente, le ragioni che hanno portato a questa scelta. Crediamo che più che i tatuaggi celebrativi, il popolo azzurro meriti di conoscere la verità e non di passare giornate a fantasticare sulle cause che potrebbero portarlo lontano dal golfo.

Nessuno si sente in diritto di giudicare la sua scelta, ma crediamo che, come ultimo atto d’amore verso questa città, potrebbe con poche parole chiudere definitivamente il dibattito e rasserenare l’intero ambiente.

Perché una cosa è vera caro Luciano, ci hai depistati e oggi, quando anche i più restii stavano per rassegnarsi, sei riuscito ad aprire una breccia nei cuori e nelle menti di chi ti vorrebbe ancora ben saldo alla guida di Di Lorenzo e compagni. Facciamoci un favore e facciamo luce su ciò che rischia di trasformarsi nel più classico dei segreti di Pulcinella. Perché è meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine. Ce lo meritiamo Mister, come e più di quel tricolore che ci hai regalato dopo 33 anni.