Volata scudetto, ora il Napoli ci crede per davvero: il punto

La Gazzetta dello Sport analizza la volata scudetto dal punto di vista del Napoli che avrà cinque gare per cercare di aggiudicarsi il titolo.
Napoli: la tensione si fa sentire
“Più che stanchezza, le gambe sembrano “imballate” dalla tensione. Normale sia così, quando la posta in palio è alta. Ma a cinque gare dalla fine, partendo dal primo posto, il fisico deve rispondere presente. Sempre. Non esiste stanchezza, non esistono cali di tensione. Anche perché il Napoli di Conte è una squadra da battaglia, di furore e qualità. Di lotta e sudore. È venuto il tempo di raccogliere i frutti di mesi e mesi di allenamenti intensi, di una preparazione atletica che dovrebbe fare la differenza proprio ora che le energie stanno arrivando in riserva per tutti. E guai a limitarsi a contare solo il numero di partite: Inter e Napoli hanno rose molto distanti l’una dall’altra, ma Conte ha utilizzato un numero ridotto di giocatori per un minutaggio rilevante, il che porta più o meno tutto in equilibrio. Però questo è un Napoli di maratoneti: da McTominay a Gilmour, da Anguissa a Lobotka, fino a Di Lorenzo, Politano e Olivera. Una squadra tosta, che non è in calo come dicono i secondi tempi da febbraio, ma ha un problema di gestione. Il Napoli non smette di correre da un momento all’altro, semplicemente corre male. E quindi rincorre. E quindi si chiude e rischia. Contro l’Empoli ha martellato anche oltre il 90’: le gambe ci sono, serve la serenità per farle andare come devono.

Napoli: adesso l’entusiasmo va placato
Se a inizio stagione serviva una scossa per risollevare un ambiente e una squadra moralmente distrutti dalla disastrosa annata post scudetto, oggi a Napoli servono i pompieri per tenere a bada l’entusiasmo di una città che si è accesa nuovamente. Prima grazie ai risultati del Napoli, domenica sera per la sconfitta dell’Inter. Già, perché al gol di Orsolini per le vie del centro città e in periferia, è stato un continuo strombazzare di clacson. Non è cambiato nulla, ma in fondo è cambiato tutto: la squadra crede nel sogno ormai da tempo, lo ha ammesso più volte lo stesso Conte. Ma trovarsi ora a pari punti, a cinque giornate dalla fine, con il destino nelle proprie mani, beh, fa tutta la differenza del mondo. Il Napoli ci crede, perché con un filotto di vittorie mal che vada gli azzurri si conquisterebbero un posto allo spareggio scudetto. Tutto incredibile, pensando al punto di partenza. La vittoria soffertissima di Monza, poi, servirà anche da lezione: nessuno regalerà nulla, tutto è da conquistare come sempre sul campo. Sabato le gambe hanno tremato, indubbiamente. Ma il Napoli deve giocare con la testa libera: la Champions è ormai centrata, missione compiuta. Per continuare a sognare serve un po’ di lucida follia.
Napoli, servono tutti a disposizione: il punto sull’infermeria
L’ultimo sfogo di Conte prima di Monza è stato un chiaro segno di sofferenza anche contro la sfortuna. Perdere Neres a 24 ore da una partita chiave ha fatto saltare di colpo una settimana di lavoro e riportato il Napoli ancora allo stato di emergenza. Vero che poi nelle difficoltà Conte e la sua squadra hanno sempre saputo esaltarsi, ma perdere il giocatore di maggior talento o comunque l’unico capace di creare una scintilla dal nulla, pesa. E peserà qualora i risultati degli esami che verranno effettuati costringeranno il brasiliano a uno stop lungo. Conte ha parlato di “problema al soleo” dopo Monza, infortunio già accusato in altre sei circostanze in stagione da diversi giocatori. E quasi sempre si è trattato di almeno 20 giorni di stop. Senza Neres, Conte perde una variabile preziosissima in attacco. E allora spera di recuperare già per domani Alessandro Buongiorno, uno degli elementi cardine della miglior difesa d’Europa. Buongiorno ha avuto un impatto straordinario sulla squadra e ha anche rivitalizzato Juan Jesus, esemplare ogni volta che è stato chiamato in causa. JJ però ha finito la stagione: Buongiorno è il macchinario salvavita, per tenere alto il muro e non rimanere contati dietro.
Tre elementi non possono mancare per credere nell’impresa scudetto. Il primo, imprescindibile, è la tenuta difensiva. Il Napoli è tornato a non subire gol con una certa regolarità e si è confermato dopo Monza come miglior difesa d’Europa. Ecco, ragionando con questa solidità, si può davvero pensare in grande. A patto poi che le due stelle continuino a illuminare il cammino. Romelu Lukaku e Scott McTominay sono gli insostituibili per eccellenza, gli uomini attorno a cui ruota tutta la fase offensiva del Napoli. Lukaku è il punto di riferimento, una specie di playmaker offensivo che gioca spalle alla porta e con movimenti e sponde riesce a mandare in rete i compagni: è già in doppia doppia (12 reti e 10 assist), unico in Europa dopo Salah. E ha la leadership per trascinare i compagni verso il grande obiettivo. Ma il Napoli di Conte è soprattutto McTominay-dipendente. E lo sarebbe qualsiasi squadra vedendo il rendimento straordinario dello scozzese: 9 reti in campionato, sei delle quali utili per sbloccare la partita. Scott corre, lotta, raddoppia, assalta. E tira da fuori, cosa che il Napoli fa troppe poche volte quando non trova sbocchi alla manovra. Rom e Scott sono i fari: un’amicizia nata a Manchester, che può diventare vincente, anni dopo, a Napoli”.